- Simon Bonney – voce
- Mick Harvey – chitarra, tastiere
- Rowland S. Howard – chitarra
- Harry Howard – basso
- Epic Soundtracks – batteria
1. Right Man, Wrong Man
2. No Money, No Honey
3. Hey Sinkiller
4. Six Bells Chime
5. Adventure
6. Untouchable
7. The Brother Song
8. Her Room of Lights (For Lisa)
Room of Lights
Le vicende dei Crime and the City Solution hanno inizio a Sydney nel 1977, per mano dell'appena diciassettenne cantante Simon Bonney. Nei primi anni della sua esistenza, la band —nata senza particolari pretese artistiche sull'onda del fenomeno punk in auge in quel periodo— vede alternarsi al suo interno un gran numero di musicisti, senza però dare alla luce alcun prodotto discografico; unico punto fisso, l'onnipresente fondatore che ne terrà sempre le redini. La svolta avviene nel 1985, quando la line-up è arricchita dall'entrata alla chitarra degli ex Birthday Party, Rowland Howard e Mick Harvey, e del bassista Harry Howard, fratello di Rowland. Data la presenza di queste nuove personalità piuttosto istrioniche al suo fianco, Bonney si dimostra in grado di mettere in atto nel lasso di poco tempo molte originali idee, le quali faranno dei Crime and the City Solution una delle realtà più significative all'interno dell'ambito new wave gothic oriented, nonché uno dei complessi di punta del rock australiano in grado di reggere il confronto persino con i connazionali Bad Seeds —se non per lo spessore artistico, quantomeno per il carisma. Nell'arco di un anno vedono la luce così un EP ed un mini LP, intitolati rispettivamente The Dangling Man e Just South of Heaven. Il primo rappresenta l'esempio di un rock-blues oscuro e funereo; il secondo, invece, un'amplificazione dal carattere apocalittico delle composizioni ancora legate ad un blues ipnotico, questa volta però dilaniato da dissonanze e riverberi. Su esse si erge il sempre più particolare stile di canto di Bonney, che trova in un allucinato crooning il suo equilibrio e l'energico drumming del batterista ex Swell Maps Epic Soundtracks, che si era intanto unito al gruppo aumentandone la caratura tecnica, e le possibili soluzioni in sede compositiva. Il primo vero album viene dato alle stampe solamente nel 1986, anno nel quale —dopo l'ennesimo EP preparatorio, The Kentucky Click/Adventure— la band esordisce ufficialmente con Room of Lights.
L'album, frutto del lavoro di una formazione ormai collaudata ed affiatata, è non solo figlio di una naturale evoluzione del sound mostrato precedentemente, ma anche della fusione delle esperienze artistiche di ogni singolo componente che contribuiscono a darne peculiarità, e di influenze esterne rintracciabili principalmente negli esordi di Nick Cave and the Bad Seeds e dei Doors di Jim Morrison, dal quale Bonney eredita soprattutto i toni tragici. La radice blues che permeava i primi lavori è ormai ridotta all'osso, avvolta da un alone spettrale carico di tensione, ed ogni singolo pezzo nel suo evolversi sfiora lo psicodramma; il suono metallico della chitarra di Rowland talvolta diventa uno stridore cacofonico agghiacciante, che si combina al cupo basso del fratello e agli allucinati fraseggi vocali, che assomigliano più ai lamenti di un condannato a morte. A fare da contraltare vi sono però i vivi ritmi tribali e le progressioni della tastiera del poliedrico Mick Harvey, che vanno da un lato ad arricchire gli arrangiamenti e dall'altro a languire —se non a spezzare— un pathos altrimenti insostenibile.
Right Man, Wrong Man mostra immediatamente quanto i Doors siano stati influenti sul lavoro di Bonney e soci; è infatti impossibile non individuare alcune similitudini con la celeberrima The End: Digressioni chitarristiche a tratti free-form, l'accompagnamento da parte di un organo e ovviamente un cantato enfatico e lacrimevole che muove in questo caso, dal sussurro a toni più risoluti, conciliandosi con le evoluzioni degli strumentisti che non appaiono di certo a corto di idee tirando fuori uno stile deciso e lontano dall’essere semplice emulazione. Con No Money, No Honey se ne ha conferma: Ricompare l'animo blues, con le parvenze di un boogie triste e suonato a rallentatore. Bonney infatti, più che cantare, recita su un sottofondo ora più vivace e ricco, ora più scarno e funereo dominato solamente dal basso e la chitarra. Di tutt'altra pasta è invece Hey Sinkiller, che su ritmi decisamente più sostenuti —assimilabili a quelli di una danza ancestrale— mette in evidenza un basso frenetico e pulsante ed una chitarra dissonante, portando alla mente in un certo qual modo il mood di Run Run Run senza però la forte componente blues. La successiva Six Bells Chime è uno dei brani più personali del lotto, nonché uno dei più celebri della combo australiano —basti ricordare la sua presenza nella colonna sonora del capolavoro cinematografico di Wim Wenders "Der Himmel über Berlin", nel quale addirittura l'intera band compare in una sequenza suonandolo dal vivo. Il pezzo, oltre che essere caratterizzato dal solito clima cupo, è arricchito da sfumature psichedeliche; a far da protagonista è di certo la chitarra di Rowland che, ripetendo incessantemente i medesimi due semplici accordi metallici e con un riverbero fumoso, sostiene l'interpretazione di Bonney, ancora una volta più vicina al monologo che alla canzone, ed in bilico tra la disperazione e la lussuria. Adventure si basa su un climax che vede dapprima la presenza del solo basso molto distorto e dagli echi sabbathiani e via via l’inserirsi del resto dei musicisti che lavorano quasi indipendentemente, introducendoci così a Untouchable che per incedere potrebbe benissimo far da colonna sonora ad un film western; il brano, inizialmente abbastanza lineare, è apparentemente privo di qualsivoglia struttura predefinita: La linea vocale segue i suoi passi mentre al di sotto di esso si odono screech contorti e stop-and-go ritmici dando più l’impressione che si tratti di una jam. The Brother Song non è altro che una ballad pianistica dal ritmo cadenzato che mette in risalto più che mai la voce del cantante, preludio alla ben più articolata Her Room of Lights (For Lisa). Il brano conclusivo rimanda alla stessa carica selvaggia di Hey Sinkiller, ma con un muro sonoro più compatto fatto di chitarre distorte alla Velvet Underground e di un convulso piano jazz. Bonney abbandona il cantato morrisoniano per avvicinarsi maggiormente allo stile di Nick Cave, ricadendo addirittura in vocalizzi beefheartiani; si tratta di certo di uno dei brani più riusciti a conclusione di un album ricco, quanto meno, di una fortissima carica emotiva.
Con Room of Lights, il gruppo dei Crime and the City Solution dà vita ad un interessante esperimento che seppure richiami inevitabilmente a lavori del passato —recente o più remoto— denota comunque una forte personalità da parte di ogni singolo musicista e che fa conoscere al grande pubblico una delle più interessanti e particolari voci della seconda metà degli anni '80. Dopo quest'album la formazione verrà stravolta ed il timone andrà nuovamente nelle mani del solo Bonney, che nonostante ciò riuscirà a ripetersi su livelli prossimi a questo.