Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Spikefarm
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Henri Sorvali - chitarra, tastiere, voce
- Ville Sorvali - basso, voce
- Marko Tarvonen - batteria, cori,
- Mitja Harvilahti - chitarra, cori
- Markus Eurén - tastiere, cori
Ospiti:
- Olli Vänskä – violino, cori  
- Janne Perttilä, Jakke Viitala, Vreth, Knut Sorvali – cori, voci aggiuntive

Tracklist: 


1) Tähdetön (12:44)
2) Hävitetty (1:34)
3) Muinaiset (11:43)
4) Nälkä, väsymys ja epätoivo (1:12)
5) Huuto (15:56)
6) Kuolleille (1:35)
7) Kuolleiden maa (16:23)

Moonsorrow

Varjoina kuljemme kuolleiden maassa

“Varjoina kuljemme kuolleiden maassa” ('come ombre, camminiamo nella terra dei morti') è il nuovo disco dei finnici Moonsorrow, passati nell'ultimo decennio dallo status di assoluti sconosciuti a quello di nome di punta del Black Metal epico e pagano.
Il loro ultimo full-length, “V: Hävitetty” (2008), aveva portato all'estremo la ricerca musicale del quintetto, essendo costituito di due soli brani, ma di lunghezza spropositata: praticamente due mastodontiche suite, come si usava ai tempi del Progressive, possibili colonne sonore per un cortometraggio sulla fine del mondo (il tema dell'album).

In “Varjoina...” i Moonsorrow riprendono il discorso abbandonato alla fine di “Hävitetty” e scelgono di raccontare ciò che potrebbe succedere dopo la fine del mondo: è quindi molto adatta la copertina, che rappresenta i cinque membri del gruppo come malridotti viandanti solitari in un mondo post-apocalittico che riporta alla mente gli spogli e pericolosi paesaggi evocati ad esempio in “The Road” di McCarthy.
Sette le sezioni che compongono questo nuovo disco: le tracce con numerazione dispari sono i “veri” pezzi, con durate tra i dieci e i quindici minuti, mentre quelle con indice pari sono brevissimi, silenziosi intermezzi che fungono da transizione tra un momento della storia e l'altro.

La successione dei capitoli principali è così composta: “Tähdetön” descrive l'abbandono dei superstiti della loro città natale, oramai devastata; “Muinaiset”si concentra invece sui tentativi di ricostruzione di un nucleo abitativo, questa volta nella foresta; “Huuto” narra del fallimento del progetto, tra carestia, morti, malattie ed abbandoni; infine “Kuolleiden maa” accompagna l'ultimo rimasto tra i “sopravvissuti” fino agli ultimi attimi della sua vita.

La musica di “Varjoina...” è principalmente figlia di quella di “Hävitetty”: brani lunghi, articolati, di Pagan Metal monumentale ed epico, particolarmente sofferto. La musica è però modellata sui temi del disco: e laddove “Hävitetty” descriveva con grandiosità un evento di spaventosa importanza, concedendosi quindi una varietà musicale straordinaria, qui il suono è più spoglio e deserto, meno eclettico e più atmosferico. Le influenze Folk sono ridotte ad un lumicino, i toni sono più secchi e disperati, e sono pochissimi i momenti di 'quiete' in versione acustica, sovrastati dalla potenza e dall'asprezza dell'elettricità Metal.
Queste caratteristiche sono particolarmente evidenti man mano che si avanza nel corso del disco: se la prima “Tähdetön” (invero non particolarmente ispirata e probabilmente il punto debole dell'album) e specialmente la seconda “Muinaiset” ammettono ancora qualche spiraglio di speranza e luce (riflessi, ovviamente, nella musica, sempre molto “cinematografica”), da “Huuto” in poi la caduta in abissi tetri e angoscianti, senza via d'uscita, è inarrestabile.

Si tratta di un'opera che, per come è concepita, dà il meglio di sé sulla lunga distanza, concedendo relativamente poco ad un primo ascolto in cui ci si aspetta di essere sorpresi con grandi trovate e crescendo invece con gli ascolti successivi in cui si presta più attenzione ai dettagli e alla costruzione della storia; gli ultimi due pezzi in particolare (“Huuto” e “Kuolleiden Maa”) sapranno affascinare anche i cuori più duri.

Come giudizio generale, ad ogni modo, “Varjoina kuljemme kuolleiden maassa” non pare in grado di superare le vette raggiunte da dischi diventati negli ultimi anni dei “classici” del Metal estremo-a-tinte-epiche quali “Kivenkantaja”, “Verisäkeet” e “Hävitetty”; ciononostante si difende bene e non demerita in maniera particolare, soffrendo forse solo il fatto di avere antenati così “nobili”. Rimane quindi un disco di grande livello e di primissimo piano per il suo ambito, che non dovrà essere trascurato per nessun motivo dagli appassionati del genere.


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