Max Cavalera - vocals, guitar
Andreas Kisser - lead guitar
Paulo Jr. - bass
Igor Cavalera – drums
1. Intro - 00:33
2. From the Past Comes the Storms - 04:57
3. To the Wall - 05:39
4. Escape to the Void - 04:41
5. Inquisition Symphony - 07:16
6. Screams Behind the Shadows - 04:51
7. Septic Schizo - 04:34
8. The Abyss - 01:03
9. R.I.P. (Rest in Pain) - 04:39
1990 Roadrunner/Roadracer bonus track:
10. Troops of Doom - 3:19
1997 Roadrunner remaster bonus tracks:
11. The Past Reborns the Storms (demo)
12. Septic Schizo (rough mix)
13. To the Wall (rough mix)
Schizophrenia
Schizophrenia: l’album della svolta per i Sepultura. Tre anni ormai erano passati dalla fondazione del primo nucleo e due album erano stati dati alle stampe senza che il gruppo mostrasse un minimo cambiamento in stile o arricchimento del proprio bagaglio tecnico. Bestial Devastation (1985) e Morbid Visions (1986) immortalavano un gruppo fortemente ispirato alla scena thrash teutonica d’allora (Kreator e Sodom su tutti) ed alla corrente thrash più estrema a livello mondiale (famose le interviste in cui il giovanissimo combo dichiarava di prendere ispirazione dai primi Slayer e dai Celtic Frost al fine di creare qualcosa che suonasse il più estremo possibile in termini di pesantezza e velocità).
Gli anni passavano e sebbene i due album succitati attiravano l’attenzione dei fan più folli del genere, i critici cominciavano a storcere il naso e perdere interesse verso un gruppo che sì aveva fatto conoscere il Brasile al mondo del metal estremo, ma che d’altro canto sembrava non voler cambiare un minimo una proposta che rischiava di diventare stantia.
La svolta avvenne poco dopo le registrazioni di Morbid Visions quando il poco talentuoso chitarrista solista Jairo T. lasciò il gruppo per divergenze musicali. Alcune audizioni pr un nuovo axe-man vennero fatte ed al setaccio passò persino un certo Magoo, allora chitarrista degli oggigiorno dimenticati Mutilator. Tuttavia, solo con l’arrivo di un certo Andreas Kisser le cose si fecero interessanti. Proveniente da una piccola band in stallo, i Pestilence (sempre Brasiliani, da non confondersi con gli omonimi Olandesi, decisamente più famosi), il nuovo chitarrista portò nuova linfa al gruppo: le influenze ora guardavano anche ( e forse maggiormente) al classico thrash metal e meno al death. Exciter e Metallica erano gli ascolti preferiti da Kisser ed inevitabilmente essi si ripercossero sullo stile chitarristico di Schizophrenia.
La Cogumelo Records, dal canto suo, diede fiducia completa ad un gruppo ormai sulla retta via e come “premio”, la casa discografica stampò l’album con una novità: un gatefold con una foto all’interno. Prima operazione del genere in Brasile per un gruppo metal. I ragazzi della giungla poterono così incominciare le registrazioni per l’album e partire per una tournée che li portò sino a nord del Paese, vendendo oltre 10.000 copie in poco tempo. Le recensioni di Kerrang! e Metal Forces furono positive a coronazione di una maturità artistica in ascesa per il gruppo.
Se si incomincia ad analizzare il disco dalla copertina possiamo dedurre dei cambiamenti anche a livello lirico: se non ancora chiaro dopo aver letto il titolo del nuovo lavoro, Schizophrenia tratta della follia umana, delle paranoie della mente e non più di temi quali Satanismo o distruzione. Un ulteriore segno di maturità e volontà di rinnovamento per una band che stava per affacciarsi al suo periodo migliore.
Prendiamo il caso dell’introduzione al disco: un tappeto di violini Hitchcockiani accompagnati da synth sfociano in un growl profondo ad introdurre il riffing ruvido e maggiormente thrash-oriented di un piccolo classico del gruppo: From the Past Comes the Storm. Qui risiede già il primo segno tangibile di una maturità stilistica del gruppo. Seppur accompagnato da una produzione veramente low-budget che a volte penalizza leggermente il basso di Paulo Jr. e “miscela” il sound degli strumenti, il viramento compositivo ha dell’esaltante. Il drumming di Igor si fa complesso, vario ed i mid-tempo delle chitarre s’impregnano di fraseggi intricati, oscuri, i quali vengono ben miscelati con bordate di thrash veramente crudo e veloce. Il riffing portante di tale canzone rimarrà nella storia del genere assieme alla successiva To the Wall, grande composizione che si districa ottimamente tra esaltanti cambi di tempo per sostenete liriche drammatiche a proposito di un’esecuzione capitale.
La voce di Max raramente in futuro avrà la stessa carica distruttiva con quel timbro roco e graffiante mentre è da notare come la fase solista del nuovo arrivato Andreas alla chitarra sia notevolmente più affinata, tecnica e varia di quella del suo predecessore. Essa non solo contribuisce all’impatto della proposta ma accompagna anche la sezione ritmica nel ricreare un’atmosfera in alcuni punti del disco, veramente raggelante.
Si continua con la veloce Escape to the Void e i suoi breaks ottimi a ricreare musicalmente i demoni che risiedono all’interno del cervello umano. I cambi di tempo si susseguono con una velocità impressionante e le chitarre debordano letteralmente, mentre con la lunga, strumentale, Inquisition Symphony si raggiunge l’apice del disco. Questa canzone da sola basterebbe come simbolo della maturità del gruppo. Trovatemi qualcuno che nel 1986 potesse anche solo immaginare che l’anno successivo i Sepultura sarebbero stati in grado di comporre una tale traccia, tra arpeggi, riffs galoppanti e ricadute in tempi medi dalla profondità tale da riuscire a trascinarci e farci perdere in questo turbinio oscuro.
Screams Behind the Shadows forse annovera il riffing meno memorabile del disco, tuttavia le ragioni sono da trovarsi anche nella sua posizione infelice: tra Inquisition Symphony e la successiva Septic Schizo, song devastante e dal facilmente memorizzabile ritornello, con un Max in stato di grazia. Per l’ennesima volta la fase solista del grande Kisser aggiunge veramente tanto alla varietà musicale, mentre la sezione ritmica non dà un attimo di respiro, viaggiando come un treno senza freni.
Ci si avvicina alla fine del disco con un attimo di pace grazie agli arpeggi profondi, quasi rilassanti di The Abyss prima che arrivi l’esplosione finale grazie alla ferale R.I.P. (Rest in Pain), un concentrato di velocità e potenza come solo i Sepultura di allora erano in grado di proporci. Igor suda dietro la batteria e trascina tutti grazie ad un massacro costante, preciso e senza troppi fronzoli sino all’arrivo di un finale a sorpresa dove il chaos regna supremo, ponendo il sigillo finale ad un album da ricordare affinché si capisca come i Sepultura siano successivamente stati capaci di dare alla stampe album veramente immortali quali Beneath the Remains e Arise.
Ultima nota: la versione Roadrunner/Roadracer dell’album, targata 1990, include anche la ri-registrata, storica Troops of Doom (originariamente inclusa nell’album Morbid Visions), mentre il remaster del 1997 ci regala alcune chicche come la versione su demo di From the Past Comes the Storms (allora dal titolo The Past Reborns the Storms), Septic Schizo e To The Wall.