G. Helvete F. - Vocals & Bass
A. Zarathos B. - Guitars
Mark Peso – Drums
1. The Exorcist 04:33
2. Curse of Valle Christi 04:01
3. The Return Of The Ghost 04:13
4. Perkele666 01:03
5. Victim of Necromancy 04:03
6. Ride for Your Life 03:47
7. Doomed To Serve the Devil 04:56
8. Black Archangel 04:41
9. Hell Is the Place I’m Gonna Die 03:41
10. Deep in Blood 05:51
11. Power From Hell (Onslaught Cover) 03:22
The Return of the Ghost
Il Ritorno del Fantasma: l’album che i Ghostrider non ebbero mai la possibilità di registrare.
Genova, 1984. Quattro ragazzi amanti di Sodom, Slayer, Venom ed Exciter decisero di creare una band che potesse mettere insieme le influenze dei gruppi succitati al fine di suonare musica oscura, maligna. Nacquero così i Ghostrider, gruppo formato da Ingo Veleno (voce), Fuckin' Clod (chitarra), Peter Volcano (basso) e Mark Peso (batteria). Ma, per chi non conoscesse molto bene la scena estrema Italiana di allora, concentratevi sui nomi dei musicisti coinvolti in questo progetto misterioso. Cosa vi riportano alla mente? Ma ai Necrodeath ovviamente! I Ghostrider non furono altro che la prima incarnazione di quello che tutt’ora è considerato insieme ai Bulldozer il gruppo thrash/black per eccellenza.
In attività per circa un anno (dal 1984 al 1985), i Ghostrider riuscirono solo nella pubblicazione di tre demotapes, ora rarissimi da trovare: Reharsal ’84, The Exorcist e Mayhemic Destruction, quest’ultimo registrato nel 1985 e poco precedente a quel The Shining Pentagram che aprì le porte ai Necrodeath.
Nel 1984 la band di Ingo e soci cominciava a strisciar nell’underground e le potenzialità erano ben note a tutti ormai, tanto che il nome Ghostrider iniziava a spargersi un po’ ovunque grazie anche al suo alone macabro ed occulto (solo i Mortuary Drape avrebbero fatto di più a partire dal 1986, se non si contano i Maestri Death SS). La scena di allora era in pieno fermento e ci si stava progressivamente distaccando dalla corrente NWOBHM per creare qualcosa di maggiormente personale, legato in qualche modo all’occultismo che solo il Paese che ospitava sede mondiale della Chiesa poteva possedere.
I succitati Bulldozer e i Mortuary Drape, gli Excidium e gli Angel Death tra i gruppi underground e non che rappresentavano al meglio quella nascente scena estrema insieme ai Ghostrider/Necrodeath.
A distanza di ben 26 anni, la nuova formazione dei Ghostrider vede come solo membro originario Peso dietro alle pelli, mentre il posto vacante alla voce viene preso dal bravo G. Helvete F, anche bassista. Alle chitarra troviamo A. Zarathos B. per una formazione a tre che rimanda a molti acts storici, precursori del thrash/black. Le canzoni qui proposte non sono altro che versioni “restaurate” e risuonate dei vecchi classici del gruppo. Quest’attesa opera si apre con The Exorcist, introdotta da alcuni dialoghi tratti dal celebre film al fine di creare subito un’atmosfera agghiacciante, prontamente ripresa dai primi riffs. Perfetta la profondità musicale delle chitarre e l’atmosfera macabra che rimanda immediatamente a quella del demo di provenienza, Reharsal ’84. Bordate speed/thrash si miscelano ad una voce ruvida, chiaramente ispirata a Cronos ma con un timbro più tendente a quella utilizzata solitamente per il black metal occulto. Si prosegue con un’altra composizione proveniente dal suddetto demo, Curse of the Valle Christi ad anche qui le coordinate rimangono immutate per una canzone coinvolgente, con Peso che martella a dovere attraverso grandi switch up-tempo/doppio pedale.
L’inedita Title-Track deve molto ai Necrodeath di Mater of All Evil per l’introduzione arpeggiata ed alcuni riffs oscuri, nonostante il refrain sia più “orecchiabile” e per certi versi veramente vintage con quel tocco rock ‘n’ roll Venomiano. Perkele666, altro inedito, si pone come una traccia hardcore velocissima e qui sono inevitabili i rimandi ai Mondocane, se vogliamo rimanere in territorio nostrano. Più completa e maligna la storica Victim of Necromancy, tratta da Mayhemic Destruction, la quale si destreggia tra breaks agghiaccianti, ,momenti doom e ripartenze speed/black. Direttamente dal primo demo del 1984 troviamo Ride for Your Life, fortemente ancorata alle prime concezioni di speed metal classico, successivo all’esplosione della NWOBHM. Ad ogni modo, è giusto notare come i riffs fossero già intaccati di quella malignità che non era nel DNA del genere d’origine. Doomed to Serve the Devil è una canzone risalente al 1985 ed è dotata di alcune peculiarità appartenenti doom più macabro, come il riffing veramente oscuro anche se abbinato sovente a tempi medio-veloci o l’uso di alcune clean vocals sicuramente ottime per il mood.
The Black Archangel essendo una canzone dei primi anni 80 risente notevolmente dall’influenza dell’heavy metal tradizionale anche se alcuni riffs avrebbero poi fatto la differenza in termini di oscurità e pesantezza; stesso discorso che si è fatto in precedenza per Ride for Your Life, proveniente dallo stesso demo. Il disco volge alla fine con due inediti fortemente ispirati ai Necrodeath, seppur con un tocco “heavy” che riprende in maniera egregia il vecchio stile dei Ghostrider: Hell Is The Place I’m Gonna Die e la più lenta Deep in Blood. Il sigillo al disco viene fissato con una cover d’eccezione: Power from Hell degli Onslaught, grande gruppo che proprio nel 1985 esordì con l’omonimo album (da ricordare il retro dell’LP di allora dove capeggiava la scritta “Death Metal”).
Giunti alle ultime considerazioni, The Return of the Ghost si distingue per essere un’ottima operazione vintage, nonché occasione per molti di ascoltare alcuni pezzi di storia del metal estremo italiano anni 80. Ottima operazione quella della nostrana F.O.A.D. Records, la quale si sta occupando intensamente anche in alcune ristampe sempre riguardanti opere “minori” della scena Italiana dei tempi andati.