- Joe Vescovi - tastiere, voce
- Arvid Andersen - basso, voce
- Furio Chirico - batteria
1. Atlantide
2. Evoluzione
3. Leader
4. Energia
5. Ora X
6. Analisi
7. Distruzion
8. Il Vuoto
Atlantide
Tempi duri per i Trip, nel 1972 erano rimasti solo in due i ragazzi: Arvid Andersen (basso e voce) e Joe Vescovi (tastiere e voce); Pino Sinnone (batteria) e William Gray (chitarra) se l'erano data a gambe, tutti e due a guadagnarsi la pagnotta in un'altra maniera. Un ragazzo nemmeno ventenne, Furio Chirico, entra nella band come batterista e tutti e tre si opta per continuare a suonare con una formazione a tre.
Andersen ci sa fare veramente con il basso e con la voce, Furio Chirico come dice il nome, è una furia, ma è anche molto raffinato ed intelligente come percussionista (i Trip gli serviranno come trampolino di lancio, diventerà uno dei batteristi italiani più apprezzati), Joe Vescovi è tutto il resto: tastierista formidabile e virtuoso (nel senso più nobile), compositore agile ed avanguardistico, spazia dalla musica classica al jazz rock con una fluidità impressionante; non è amante dei sintetizzatori (all'epoca erano ancora monofonici), suona un piano elettrico ed un hammond che filtra riuscendo a dare ai due strumenti una varietà di suoni che con un minimoog non si potevano ottenere, insomma Vescovi era (e spero lo sia ancora) un vero e proprio geniaccio.
E da questa situazione che nasce Atlantide, il disco più famoso dei Trip, quello per cui ce li si ricorda (ancor più di Caronte, dell'anno prima). Si tratta di un concept album basato sulla leggenda del continente scomparso nell'Atlantico con i consueti testi in inglese quasi tutti cantati da Andersen ed un suono totalmente rinnovato: via il blues e l' hard rock, largo al jazz rock ed alla sperimentazione.
Vescovi filtra il piano elettrico e l'organo riuscendo ad imitare ed addirittura a superare il suono dei Synth d'epoca (si, perché con un hammond puoi schiacciare contemporaneamente tutte le note che vuoi) creando delle atmosfere meditative e rarefatte adatte al tema trattato, con poche concessioni alle parti sinfoniche, come in Analisi dove un organo da chiesa offre spunto per una melodia solenne cantata molto intensamente da Andersen.
E cosa dire delle prime due tracce Atlantide ed Evoluzione dove le dita di Vescovi sembrano non avere freno e scorrono fluide sui tasti come una pisciata dopo un lungo viaggio in automobile, delineando situazioni immagini, volti, sensazioni... e gli onnipresenti Chirico ed Andersen a stargli dietro perfettamente. È incredibile come un sound così scarno possa dare origine a tante forme diverse.
E così ci si snoda tra ritmi sghembi oppure momenti di pura sperimentazione come in Energia ed Ora X, passando per la saltellante Leader sino ad arrivare all'apoteosi finale di Distruzione/Il Vuoto, la prima un lungo assolo di batteria di un infuocato Furio Chirico introdotto da rumori sinistri ed atmosferici il tutto a far da colonna sonora allo sprofondamento di Atlantide, la seconda invece, è il resoconto sinfonico di ciò che rimane dopo la catastrofe: dura solo 49 secondi, ma è uno dei momenti più suggestivi in assoluto del disco.
I Trip venivano etichettati come la copia slavata degli EL&P, ma se poi ci si sofferma ad ascoltare i loro album soprattutto questo ci si accorge dell'approccio minimale che avevano nei confronti delle loro composizioni, sempre agili e snelle e non certo monolitiche ed ingombranti come quelle del buon Keith Emerson. In conclusione, si tratta sicuramente di una piccola gemma nascosta nel panorama progressivo italiano, così fervido e variegato anche nei suoi anfratti nascosti.