- Freddie Mercury - voce, tastiere
- Brian May - chitarra
- John Deacon - basso
- Roger Taylor - batteria
CD1
1. One vision
2. Tie your mother down
3. In the lap of the gods
4. Seven seas of Rhye
5. Tear it up
6. A kind of magic
7. Under pressure
8. Another one bites the dust
9. Who wants to live forever?
10. I want to break free
11. Impromptu
12. Brighton rock solo
13. Now I’m here
CD2
1. Love of my life
2. Is this the world we created?
3. (you're so square) baby I don't care
4. Hello Mary Lou (goodbye heart)
5. Tutti frutti
6. Gimme some lovin’
7. Bohemian rhapsody
8. Hammer to fall
9. Crazy little thing called love
10. Big spender
11. Radio ga ga
12. We will rock you
13. Friends will be friends
14. We are the champions
15. God save the Queen
Live at Wembley '86
Il leggendario concerto dei Queen tenutosi nello spettacolare stadio di Wembley a Londra, nel 1986, è senza risparmio di termini uno dei live più belli mai registrati, oltre che l’apice della discografia della Regina. Una cosa che non tutti possono vantare di aver tentato, solo pochi gruppi storici (come i Genesis) a quei tempi avevano l’onore e l’onere di esibirsi in un posto di tanto onore. È davanti ad una cornice di migliaia di fan entusiasti, che non nascondono la loro passione per il gruppo e l’eccitazione per l’indimenticabile spettacolo, che Mercury, May, Deacon e Taylor danno il meglio di loro stessi sfoderando i loro ferri del mestiere: il risultato è rimasto nel cuore di tutti coloro che vi assistettero dal vivo e anche di chi lo vide in televisione. Album in realtà postumo, in quanto uscito un anno dopo la morte di Freddy Mercury, il Live at Wembley riesce là dove i precedenti dischi avevano suscitato le perplessità dei fan del quartetto inglese, cancellando i ricordi del periodo buio costellato di critiche di alcuni album precedenti e facendo balzare alle stelle il successo iniziato a maturare solo negli ultimi tempi, successo ancora intoccato all’epoca della colonna sonora di Flash Gordon e invece in vista per la chiamata dietro le quinte di Highlander.
Proprio con Wembley i Queen si consacrano ufficialmente come band culto in Europa ma non solo, anche in America latina e in Giappone. Ciò che gli impedisce di diventare una band mondiale è la popolarità al massimo discreta negli USA, un mercato dove i Queen non riuscirono mai a sfondare sul serio, a dispetto di un paio di singoli balzati in testa alle charts nel corso degli anni (addirittura Crazy Little Thing Called Love alla sua epoca ci riuscì senza neanche un album pronto). Due dischi per un totale di un’ora e cinquanta minuti, quasi due ore di pura musica Queen ininterrotta, in un’atmosfera live grandiosa e con una pulizia sonora impeccabile. Setlist che spazia attraverso l’intera storia dei Queen, accostando ai consueti classici dei Queen, come Now I’m Here o la onnipresente We Will Rock You, anche brani meno famosi come Big Spender o Tear it up. Le novità più gradite sono forse le inedite cover come Tutti frutti, un tributo al rock’n’roll anni ’50 che Mercury interpreta magistralmente. Merita un encomio anche la tenacia mostrata dal gruppo nel giungere a fine concerto ignorando la stanchezza che sul finire inizia a sentirsi, soprattutto nella voce di Mercury che ha dato tutto per ciascuno dei minuti del live. Forse se gli fosse stato possibile, non avrebbero esitato a concedere un ulteriore dose di altri 11 brani per tutti i fan. E forse se l’avessero fatto avremmo avuto fra le mani il più bel live di tutti i tempi... ma per questo sarebbe stata necessaria la presenza anche dei brani posteriori alla data di Wembley, cosa ovviamente impossibile. Davvero un peccato che i Queen non ebbero l’opportunità di ripetere la magia dello stadio inglese anche dopo Innuendo, in quanto Mercury si spense l’11 novembre 1991 per AIDS, togliendo alla musica uno dei più popolari frontman di tutti i tempi. Per onorarlo non c’è nulla di meglio allora che ripescare questo classico immortale di tutta la musica, e ascoltarlo minuto per minuto, traccia per traccia, fino alla finale, canonica esecuzione del conclusivo inno inglese, God save the Queen.
Non neghiamo i complimenti più caldi e sinceri per questo disco, e i ringraziamenti migliori per quel che hanno saputo darci a Wembley con questo concerto eccezionale.