- Marco Vighini - vocals
- Fabio Cavallaro - guitar, backing vocals
- Giovanni "Yngwie" Scardoni - guitar
- Giovanni Raddi - bass, backing Vocals
- Fabio Perini - drums
1. Intro 01:00
2. Pray & Die 05:23
3. Lost 04:51 4. Breath 00:47
5. Final Solution 04:01
6. For What? 03:53
7. Wasted 05:54
8. Days in Rage 05:05
9. Leave Me Alone 05:01
10. Outro 01:07
Dragged
A distanza di ben quattro anni dal precedente album, Insanity, i Ground Control da Verona ritornano con questo nuovo lavoro dal titolo Dragged. Come già si sapeva con l’uscita precedente, il five-piece si destreggia tra influenze thrash Bay- Area e power metal, anch’esse di chiaro stampo Statunitense. Alcuni cambi di line-up introducono anche una nuova figura dietro al microfono: Marco Vighini. Questo degno sostituto del dotato Alessio Garavello svolge un buon lavoro su di un disco che muta parecchio man mano che si procede all’ascolto. Diciamo che non ci troviamo al cospetto di un album che martella dall’inizio alla fine perché le melodie e il groove sono anch’essi elementi essenziali per rendere la proposta convincente, seppur penalizzata da una produzione troppo ovattata che a volte non dona giusta potenza al sound degli strumenti.
Si inizia con una coinvolgente Pray & Day, non proprio velocissima ma già pregna dei vari stili che creano il sound dei Ground Control. Sferzate di doppia cassa cadono in partiture groove e sinfoniche per proseguire con gli up tempo della successiva Lost, anch’essi ben amalgamati in un contesto tutto particolare e anche abbastanza intricato. Influenze dei primi Annihilator si miscelano ai Megadeth per aggiungerci una spruzzatina di power per quanto riguarda alcune linee vocali più pulite ma mai prolungate e tediose. A tal proposito, impossibile non citare Final Solution e le sue chiare influenze melodiche per ciò che riguarda il contesto vocale, supportato, strumentalmente parlando, principalmente da tempi medi non proprio elettrizzanti. Più grintosa e dal chiaro retaggio hard-rock la successiva For What? anche se in questi ultimi minuti le canzoni hanno già perso gran parte della loro vena intricata e thrashy per lasciarsi andare a tempi medi ripetitivi o a facili melodie.
Il groove incredibilmente debitore ai Pantera (tanto da sfiorare il plagio) entra con Wasted ed echi degli Extrema degli anni 90 sono ben in evidenza. Finalmente un po’ di grinta arriva con la thrashettona Days in Rage, concentrato di rabbia appunto, a donare dinamismo attraverso up-tempo violenti e veloci passaggi di doppia cassa. Anche le linee vocali si fanno più decise, mutando molto bene, facendo notare la notevole versatilità di un cantante che potrebbe dare tanto, se solo supportato da composizioni migliori. Ci si avvicina alla chiusura del disco con l’insipida, scontata e banale Leave me Alone ed un outro di chitarra e basso a tracciare linee cupe e desolate.
La mia idea riguardo a questo lavoro rimane la stessa: si sarebbe potuto fare molto di più. I musicisti hanno una tecnica sopraffina che viene bene allo scoperto durante le fasi soliste, mentre il cantante è versatile e potente ma non ce ne facciamo nulla di queste doti se non vengono messe in campo per creare composizioni che viaggino tutte sui livelli delle prime due poste in apertura. Sinceramente questo disco mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca ma spero di cambiare idea in futuro, ascoltando nuovo materiale da parte loro.