- Kristoffer Rygg - vocals, programming
- Tore Ylwizaker - programming, keyboards
- Jorn H. Svaeren - programming, keyboards
1. Little Blue Bird
2. Doom Sticks
3. Vowels
4. Eitttlane
A Quick Fix of Melancholy
« Before birds bring back beauty. »
Dopo la colonna sonora Lyckantropen Themes e la raccolta di remix 1993–2003: 1st Decade in the Machines, gli Ulver pubblicano il loro ennesimo EP, intitolato a A Quick Fix of Melancholy (titolo come al solito più che azzeccato), in cui cambiano ancora volto, abbandonando i minimalismi ambient-glitch in favore di un'elettronica più variegata ed anche orchestrata dove i riferimenti sono i Mortiis come i Coil, ma passando anche per un approccio compositivo che si riallaccia relativamente parlando ai Godspeed You Black Emperor.
A far da collante per tutto questo è la forte carica atmosferica ed emotiva che gli Ulver, in particolare l'uomo-gruppo Rygg tornato a cantare con una prova vocale molto espressiva, riescono a riprodurre, realizzando il connubio perfetto fra la particolare sensibilità scandinava (con la sua inquietudine tutta nordica ed una carica psicologica interiorizzata) e l'ansia, la tensione e il disagio che caratterizzano la società post-industriale e urbana del nuovo millennio.
Si comincia quindi con Little Blue Bird, drammatica, inquieta, spettrale. L'eco della profonda voce di Garm incupisce l'atmosfera già raggelante per via dei tocchi secchi e decisi di strings che modulano un ambient gotico molto suggestivo. Spruzzi di rumori sintetici in sottofondo amplificano l'aura da "decadentismo urbano", e anche se leggermente ripetitivo il risultato è comunque uno dei più espressivi di Kristoffer Rygg.
La successiva Doom Sticks ininzia in maniere tenue con le sue bollicine elettroniche quasi giocose, a cui però seguono dei sintetizzatori più epici accompagnati dalle percussioni drum & bass e da dei choirs di tastiera spettrali in sottofondo. Passato questo climax i giochi di note elettroniche si fanno delicate come una ninna nanna, ma le strings e gli archi campionati ben presto sopraggiungono per far diventare tutto dolce-amaro con i loro colpi duri.
Vowels è ispirata ad una composizione del poeta d'avanguardia canadese Christian Bök, dal quale riprendono il medesimo testo. Prosegue sulla scia del precedente brano, quindi con delicate ma frenetiche note elettroniche dal retrogusto onirico, mentre sullo sfondo i campionamenti d'archi fanno da contrasto; questa volta sono però molto più rarefatti e cadenzati, lasciando che l'atmosfera tragica, velatamente terrificante, venga sostenuta dalle linee vocali solenni e un po' dolenti di Garm, il che non occulta il susseguirsi di synths giocosi, riempimenti dark ambient, distensioni cupe e picchi sonori finali dall'intensità più epica.
Infine abbiamo Eitttlane, un remix di Nattleite (di cui il titolo è l'anagramma) da Kveldssanger. La nuova versione è un sofferto e drammatico crocevia fra elettronica minimale, folk malinconico, spunti orchestrati e sentiti climax di drum-machine, che traghetta alla perfezione gli umori cupi e dolenti del brano originale nell'epoca digitale mantenendone inanterata l'essenza emotiva più intima - solo in una veste più adatta ai moderni Ulver e al contesto che cercano di rappresentare.
In definitiva quindi A Quick Fix of Melancholy è l'ennesima significativa uscita della formazione norvegese, che ormai si è ritagliata un mondo musicale a sè stante in cui naviga sperimentando le tendenze più disparate, sempre seguendo quel particolare umore cupo e riflessivo.