- Chris Reifert – batteria, voce
- Danny Coralles – chitarra
- Eric Cutler – chitarra
- Joe Trevisano – basso
1. The Tomb Within 03:44
2. My Corpse Shall Rise 04:18
3. Seven Skulls 03:05
4. Human Genocide 03:04
5. Mutant Village 05:50
The Tomb Within
La reunion del 2009 aveva scatenato la felicità dei loro fan, in attesa di ritrovarsi ancora una volta al cospetto di produzioni che potessero evocare il passato attraverso una dose ulteriore di death malsano ed ecco che gli Autopsy non delusero le aspettative. Lo stesso anno della reunion, i folli massacratori di San Francisco esordirono con un EP composto da due tracce indite, fortemente legate al passato migliore del gruppo. Il 2010 li rivede in piena attività con una nuova produzione sotto forma di EP, The Tomb Within, composta da cinque tracce nuove per una durata complessiva di venti minuti.
Se già l’anno precedente ce li aveva ripresentati immutati nel loro modo di fare death metal, anche questa ultima produzione lascia poco spazio all’immaginazione. Il loro death metal primordiale infarcito da velocizzazione alla Hellhammer e rallentamenti doom è un sempreverde e grazie ad un lavoro eccelso ad opera della Peaceville Records in fase di registrazione, i suoni risultano potenti e abbastanza impastati, come nella loro migliore tradizione.
Nessuna concessione per la melodia ma solo un massacro continuo, come ben testimoniato dalle chitarre a zanzarone della title-track posta in apertura: il mix di doom sections e ripartenze in uptempo crea sfaceli, per poi non parlare delle ugole al vetriolo di un’accoppiata marcissima come quella creata da Chris Reifert ed Eric Cutler. Le introduzioni di My Corpse Shall Rise e Seven Skulls sono infarcite da un ottimo intreccio di linee soliste da parte delle sei corde, prontamente ripreso anche in alcune sezioni tra le varie partiture veloci a creare un buon contrasto che possa mettere in risalto la dote tecnica dei musicisti, cresciuti anche da questo punto di vista e non solo da quello anagrafico.
L’atmosfera che gli Autopsy riescono a riproporre nei loro album è tipica della migliori formazioni gore death, ovvero con tematiche crude e perfette, se vogliamo, per alcuni film horror-splatter dove regna l’assoluta oscurità in una stanza che odora di sangue marcio. Più diretta e scarna la tagliente Human Genocide, la quale si scontra coi rallentamenti doom della finale Mutant Village in un continuo catacombale fatto di lunghe note soliste e riffs sporchi di un groove putrido e tipicamente “early 90s” che sfocia in velocizzazione in chiusura a suggello di un’altra ottima uscita di questi pazzi, incalliti metallari estremi. Sicuramente la reunion migliore nel campo insieme a quella degli Olandesi Asphyx.