- Michael Gira - voce, chitarra, effetti, musiche, produzione
- Christopher Hahn - chitarra, armonica a bocca
- Thor Harris - batteria, percussioni, tastiere, vibrafono
- Chris Pravdica - basso
- Phil Puleo - batteria, percussioni
- Norman Westberg - chitarra
Guests:
- Devendra Banhart - voce su "You Fucking People Make Me Sick"
- Brian Carpenter - tromba
- Grasshopper - mandolino
- Bill Rieflin - batteria, pianoforte, chitarra, synth, organo
1. No Words/No Thoughts
2. Reeling the Liars In
3. Jim
4. My Birth
5. You Fucking People Make Me Sick
6. Inside Madeline
7. Eden Prison
8. Little Mouth
My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky
Dopo quattordici anni di silenzio nessuno avrebbe mai potuto prevedere il ritorno sulle scene di Michael Gira e della sua creatura Swans. Un silenzio, quello del visionario musicista americano, riempito però da un'intensa attività in veste di produttore e mecenate con la sua ormai ventenne Young God Records.
Ad ogni modo saranno passati anche quattordici anni dalla sua ultima uscita (Sountracks for the Blind, 1996), fatto sta che pronunciare o vedere scritto di nuovo il nome Swans ancora provoca straniamento, alienazione, asfissiante disequilibrio. D'altronde stiamo parlando di un progetto, o meglio, di un compositore che in vent'anni ha rivoluzionato l'industrial, ha scavato nella musica gothic profondità inaccessibili, ha aperto il post-punk ad un lacerante misticismo: ha, più semplicemente, dipinto alcune tra le pagine più malate e visionarie del rock dell'ultimo ventennio.
Per questo inatteso ritorno, Gira si circonda di alcuni dei suoi pupilli (Devendra Banhart e Thor Harris e Phil Puleo degli Angels Of Light, creatura creata proprio da Gira nel 1998 dopo la chiusura del capitolo Swans) e tira su una formazione corposa, strumentalmente vasta e, soprattutto, in grado di ricreare quel calderone di esotismo, grigiore post-punk e aneliti mistici da sempre associati al nome Swans.
My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky (questo il titolo del nuovo album), raccoglie in parte frammenti, parole e ricordi originariamente creati per la creatura Swans pre-scioglimento e sparsi quà e là nella sua discografia. Senza contare poi che, eccezion fatta per You Fucking People Make Me Sick, tutti i brani del disco sono già stati presentati sotto forma di demo (il tutto progettato e registrato dal solo Gira) nella raccolta I Am Not Insane.
A livello stilistico e concettuale, il nuovo album di Gira non rivoluziona nulla e sostanzialmente non presenta niente di nuovo: a venire fuori è piuttosto una summa - a tratti un pò confusa - delle atmosfere, del concettualismo e delle nevrosi compositive del genio newyorkese che, senza nasconderlo troppo, finisce per costruire una sorta di collegamento musicale con i precedenti gioielli Soundtracks for the Blind e White Light from the Mouth of Infinity.
My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky si frammenta così tra martellanti cavalcate ritmiche (l'ipnotica marcia di Eden Prison, la cadenzata My Birth), deliri strumentali frutto di un'instancabile ricerca sul suono (le trombe ululanti e lo stridente background di No Words/No Thoughts, l'angosciante incubo finale della - peraltro stupenda - You Fucking People Make Me Sick) e continui richiami ad un immaginario gotico come non mai grottesco e quasi cabarettistico (un pò quello che ha fatto Sam Rosenthal con i Black Tape For A Blue Girl di 10 Neurotics), elemento stilistico che prima Jim (ulteriore testimonianza del rapporto dialettico tra Gira e Nick Cave) e poi Inside Madeline (specie nella sua seconda metà, tutta fatta di ritmi sommessi, mandolini e chitarre acustiche secchissime) riassemblano con non poco spirito creativo ma, ahimè, senza mai emozionare realmente.
Il problema del disco, in fin dei conti, va rintracciato proprio in questa mancanza di impatto e intensità: se il lavoro sul suono, sulla sperimentazione strumentale e sull'immaginario atmosferico rimane come al solito impeccabile, d'altra parte è vero che My Father Will Guide Me Up a Rope to the Sky è un lavoro molto freddo, distaccato, attentissimo al vestito da indossare ma poco concentrato sui veri contenuti da esprimere, anche perchè a mancare sono tanto gli incubi industriali degli anni '80 quanto le nevrosi new wave e le oasi mistiche del decennio successivo, ovvero tutta quella serie di elementi che per vent'anni hanno innalzato il nome Swans al di sopra del rock d'avanguardia moderno.
Aspettarsi da Gira un nuovo capolavoro, riflettendo anche su quanto da lui fatto di buono con gli Angels Of Light dal 1998 in poi, sarebbe stato davvero eccessivo. Noi, al di là dell'effettiva qualità dell'album, non possiamo far altro che accogliere a braccia aperte il ritorno di questo leggendario mostro sacro chiamato Swans.