Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Stefano Pentassuglia
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Luca - voce e chitarra
- Luigi - batteria voce
- Giggo - chitarra e cori

Tracklist: 

1. I Sogni a naufragare
2. Parlami
3. Il mondo illuso
4. Vite rinchiuse
5. Volti
6. Lacrime amare
7. Fino a che Punto
8. Gelo
9. Assente

Hobophobic

I sogni a naufragare

L'hardcore italiano passa anche (e soprattutto) dagli Hobophobic. Il gruppo di Taranto si è rivelato negli anni l'incarnazione del modo più puro ed intransigente di esprimersi attraverso l'hardcore, di usarlo come uno strumento per esprimere il proprio urlo ad uno Stato, ad una società che flagella tutti con un senso di disagio incolmabile ed insanabile. Non è disagio giovanile, è esistenzialismo umano, dell'uomo moderno, e trova una sua perfetta espressione nel loro secondo full-lenght, I sogni a naufragare.

Vite rinchiuse rende esplicito ciò che tutti vorrebbero dimenticare, l'idea di marcire in una gabbia che è la vita stessa, nascosta all'ombra del "quieto vivere" ma costruita di "giorni sempre uguali". L'indifferenza, l'ipocrisia. Uno Stato, un'economia, un conformismo, un intero sistema che rende schiavi del consumismo e della vita fasulla. I testi degli Hobophobic sono sempre stati politicamente impegnati, impregnati di rabbia e disagio, diretti ed espliciti. E la musica non è da meno: un hardcore velocissimo che si districa tra stacchi e cambi di tempo che sembrano essersi creati da soli, tanta è l'armonia che si viene a creare tra le loro note e i loro testi. E poi tanta melodia, ma soprattutto tanto pathos.
Mi trattengo dal commentare le questioni che hanno portato alla composizione dell'album, legata a dei centri di permanenza temporanea a Lecce. Semplicemente perché non ho intenzione di fare politica, ognuno si cerca le informazioni che desidera, qui si desidera parlare di ben altro, del puro talento artistico del combo tarantino, slegato da ogni altra implicazione. Le canzoni degli Hobophobic hanno l'innata capacità di far venire i brividi lungo la pelle per la genuinità e la forza espressiva di cui sono costruite, dove testi, melodia e violenza è un tutt'uno per sfondare l'emotività dell'ascoltatore.

Tutto ciò vale ancor più in quest'album, il secondo della band, dove viene dato il massimo risalto alla parte prettamente musicale. "noi non ne possiamo più di questi grandi sfruttatori, grandi aguzzini e di tutti i loro servi.." e la title-track viaggia rabbiosa e sanguigna come un fiume in piena "basta, basta, basta, ora basta!" fino all'urlo disperato "... i sogni a naufragare!" e la distruzione emotiva è compiuta. Riff che potrebbero far scuola negli Usa tanto acclamati mentre provengono dal Mar Ionio, passione e melodia che sgorga, ed il delirio diventa sublime quando ogni parola riesce a colpire al cuore "remare contro tutti, il tempo che corre come un treno impazzito... e non c'è da fermarsi!".
Impossibile star dietro a tanta classe ed eleganza, tanta quanta la rabbia e la voglia di cambiare le cose, tutte caratteristiche peculiari del gruppo. La tristezza di brani come I sogni a naufragare, Fino a che punto, Lacrime amare, Volti non sono facili da descrivere a parole. Tutto quello che deve essere un disco hardcore passa da qui. Rabbia, rancore, tristezza, dolore, violenza, emotività, genuinità, disagio, passione... poesia.

I sogni a naufragare è probabilmente uno di quei dischi imprescindibili (o perlomeno, davvero degni di considerazione) per la scena hardcore italiana. Gli Hobophobic rimangono un gruppo da supportare aldilà di ogni ideologia, credo politico e direi anche gusto musicale, semplicemente perché amano davvero quello che fanno, a costo di rimetterci (fondi per CD e live non sono andati nelle loro tasche, ma usati per per la solidarietà dei "compagni leccesi"), amano la gente per cui lo fanno e soprattutto lo fanno dannatamente bene.

"... e non c'è da fermarsi!"

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