- Lisa Gerrard - voce
- Brendan Perry - chitarra, voce, tastiere, sintetizzatori
1. Carnival of Light
2. In Power We Entrust the Love Advocated
3. Flowers of the Sea
4. The Arcane
Garden of the Arcane Delights
L'EP Garden of the Arcane Delights viene rilasciato dai Dead Can Dance non molto tempo dopo la pubblicazione del loro omonimo esordio.
Fin dalla copertina emerge l'influenza letteraria nella musica del duo, che Perry già descrive in un'intervista: "La figura bendata nuda rappresenta un uomo primitivo deprivato della percezione e si trova in un giardino (il mondo) contenente una fontana ed alberi carichi di frutta. Il suo braccio destro è proteso, avido di conoscenza, verso un albero da frutti dal tronco circondato da un serpente. Sul muro del giardino, il muro tra libertà e confino, ci sono due ingressi: la nozione dualistica di scelta. E' un universo alla Blake nel quale l'umanità si può solo riscattare, può solo liberarsi dalla cecità, attraverso l'interpretazione corretta di segni ed eventi che permeano le maglie delle leggi di natura."
Musicalmente il mini segue la scia del lato più esotico e personale del debutto, proponendo quindi un goth rock denso ed etereo, influenzato dalla musica etnica ed in parte dai primi vagiti del dream pop.
Originariamente una pubblicazione in vinile, i due lati contenevano ciascuno un pezzo più "etnico" ed uno più legato al goth rock e alla dark-wave, alternativamente affidati alla voce di Lisa Gerrard (intensa e passionale, adattissima per determinate tonalità) e di Brendan Perry (più legato al post-punk).
L'iniziale Carnival of Light è intensa ed esotica, con frenetici arpeggi arabeschi e percussioni intense ad accompagnare la voce suadente della Gerrard. Un primo assaggio delle future evoluzioni, in cui spiccano proprio le linee vocali che stupiscono per la loro passionalità.
Il secondo brano è la famosa In Power We Entrust the Love Advocated, che abbandona i tratti più esotici in favore di sonorità decisamente più lente e soffuse, un goth etereo dove bassi penetranti, chitarre delicate e atmosfere malinconiche costruiscono una via di mezzo fra Cure, Joy Division e Cocteau Twins, abbinandovi anche il canto di Perry che ricorda certi Doors.
Si ritorna in paesi lontani con le escursioni tribali/folkloristiche di Flowers of the Sea, sovrapponibile alla prima canzone, di cui a conti fatti propone la stessa formula, ma in maniera più netta, non c'è infatti nessun elemento goth rock mentre il lato etnico è invece più acceso (anche se le percussioni, pur maggiormente spedite, sono meno intense) ed evocante paesaggi lontani.
Infine abbiamo il più canonico goth rock di The Arcane, che non aggiunge In Power We Entrust the Love Advocated, rispetto alla quale suona anche meno emozionale e leggermente più ripetitiva.
La prima metà dell'EP, cioè il lato A del vinile, è quindi la parte più intrigante e affascinante, mentre il resto (le "b-sides") suona più sottotono e ne rimane un po' offuscato. Il voto finale quindi è una media fra le due metà.
Il tutto sarebbe comunque poi confluito nelle ristampe del disco di debutto come bonus tracks.