Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Antonio Panchetti
Genere: 
Etichetta: 
Label of Love
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Tim Keegan - tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. Where the Flowers Grow
2. On a Good Day
3. Sweet Sweet Smile
4. You Make Me Sad
5. When Darkness Falls
6. Morning Missed
7. Kitten Killa
8. Diggin for Gold
9. La Vie Normalle
10. Old Man Tears

Tim Keegan

Foreign Domestic

Leggendo il nome di Tim Keegan è probabile che a molti di voi, in particolare a chi è entrato negli "anta", venga in mente un certo (King) Kevin Keegan, già nazionale inglese di calcio nonché pallone d'oro nel 1978 e 1979. In realtà Tim Keegan, autore di questo esordio in proprio nel giugno 2007 intitolato Foreign Domestic, è già in giro da qualche anno.

Ex chitarrista part-time di Robyn Hitchcock e autore di una manciata di album, invero piuttosto sconosciuti, a nome Departure Lounge, dichiara fin dalla dedica a Grant McLennan (il 50% dei Go-Betweens, prematuramente scomparso ad appena 48 anni) le proprie fonti ed ispirazioni musicali.

Registrato fra Nashville, Parigi e Londra, la matrice di quest'album rimanda ad un certo folk piuttosto edulcorato senza tralasciare una piccola venatura in stile country, tutto condito da un leggero appeal melodico. Una specie di Harry Nilsson dei giorni nostri. "Cantautore con la chitarra", direbbe ironicamente qualcuno.

Il singolo scelto come apripista On a Good Day abbinato a Sweet Sweet Smile e ancor più a Where the Flowers Grow ricorda la calma olimpica con cui certi produttori di whiskey del Tennessee, cullati dalle loro comode sedie a dondolo, aspettano che la distilleria dispensi il prelibato malto. Con calma, senza fretta. Il magico incanto prosegue con When Darkness Falls dove il Nostro ci consegna la dolce malinconia di uno Springsteen in vena di minimalismi, tutto cuore, chitarra e armonica. Di ben altro impatto You Make Me Sad, uno dei brani più belli e intensi dell'album che riesce a compendiare in appena tre minuti le grandi cavalcate elettro-folk alle quali ci avevano abituato gli ormai defilati Scott 4. Non poteva mancare l'omaggio transalpino al poliedrico e grande trasformista Serge Gainsbourg, dove La Vie Normale sembra una Je t'aime ma non plus post-orgasmo.

Le tre anime del disco, le tre città madri, si fondono piuttosto uniformemente: il country-folk di Nashville, la piovosa malinconia parigina e il conforto melodico di sentirsi finalmente a casa all'ombra del Big Ben. Da segnalare la comparsata di Sébastien Schuller al moog conclusivo di On a Good Day.

Non è un album che cambierà la vita a nessuno, ma di certo questi trentotto minuti la renderanno più piacevole.

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