Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Warp Records
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Jason Friedman - chitarra, basso, programming
- Eleanore Everdell - voce

Tracklist: 

1. Young Aren’t Young
2. Lovesick (Once Again)
3. Killing It
4. Pigeons
5. Commotion
6. This Day Is Made
7. Dead Ending
8. Gold Blood
9. Dressed In Dresden
10. Last City
11. The Beach

Hundred in the Hands, The

The Hundred in the Hands

Sbucati fuori dal nulla come felini affamati e subito inquadrati come ultima rivelazione del pop sintetico del nuovo millennio (pare che la Warp creda in maniera molto decisa sulle loro qualità), gli Hundred in the Hands sono un duo di Brooklyn composto da Jason Friedman - compositore un pò bizzarro un pò elegante, esteticamente e creativamente molto più europeo che americano - e da Eleanore Everdell, musa pop a cavallo tra sixties ed eighties, bellezza raffinata e voce sensuale, il volto perfetto da stampare sulla carta d'identità di un gruppo pop catchy del 2000.
Un'ascesa, la loro, che fino ad ora non ha incontrato alcun ostacolo nè avversità, visto l'insperato successo ottenuto dall'Ep This Desert (lanciato dalla Warp a Maggio), piccolo nido della creatività del duo newyorkese e primo visto per fare ingresso nel grande palcoscenico pop internazionale. Una favola a tutti gli effetti, un catapultarsi verso il successo immediato e solare, in primis grazie alla cieca fiducia data al gruppo dalla Warp, etichetta madre della grande elettronica degli anni '90 (sono passati da lì Autechre, Luke Vibert, Squarepusher, Boards of Canada, Drexcyia) ed ora sempre più affacciata verso il pop/rock alternativo e sperimentale sia americano che europeo (Gravenhurst, !!!, Battles, Home Video, Grizzly Bear); in secundis per l'abilità con cui Friedman e la Everdell hanno saputo cogliere e approfittare del trend del momento, aggiungendovi poco ma dandone comunque una piacevole interpretazione.

Il loro è un disco (omonimo) che rispetta tutti i canoni del prodotto di massa alternativo moderno: è fresco, ben suonato e, soprattutto, possiede una bella sfilza di hit colorate e tutte da ballare, a partire dal mood disco-patinato della pacchianissima opener Young Aren't Young, per finire con Pigeons e Commotion - vere e proprie caccie al tesoro tra riferimenti ottantiani e atmosfere da elegante dance club - senza contare brani come Dressed in Dresden, prodotto perfetto di quel connubio di elettronica retrò ed indie rock che va tanto di moda negli ultimi tempi, ambiente sonoro che gli Hundred in the Hands dimostrano di conoscere e di saper rielaborare anche con una certa efficacia, seppur senza presentare nulla di realmente innovativo. Il resto dei brani (Dead Ending, Killing It) rimane su più che discreti (ma di certo non ottimi) standard qualitativi, eccezion fatta per il sound più 'rock' di Gold Blood, per l'avvolgente danza onirica della conclusiva The Beach (che quasi spezza l'andamento dell'album, sciogliendolo in un'ipnotica distensione riverberata e sognante) e per la splendida Lovesick (Once Again), episodio in cui il songwriting del gruppo si libera delle più luminose costruzioni sintetiche per cullare e cullarsi in un'avvolgente dualismo chitarra/voce, dal quale emerge una delle migliori atmosfere e, di sicuro, il miglior tocco melodico dell'intero full-lenght.


Forse da un Ep d'esordio come quello del duo statunitense ci si aspettava un album un più incisivo, magari anche più peculiare, ricercato e meno figlio illegittimo degli anni '80 tutti synth, rossetti e balletti sensuali. Un lavoro sospeso tra sognanti discese new wave, calibrati colpi indie-pop e la l'eleganza french touch degli Air, il tutto amalgamato e confezionato per essere la nuova rivelazione pop del 2010. Al di là delle etichette, delle voci e dei presentimenti che, come al solito, nascondono in maniera eccessiva la realtà di un progetto all'esordio, The Hundred in the Hands è un disco da assaggiare lentamente, senza troppe pressioni nè aspettative; se non ci si approccia in questo modo è praticamente sicuro che la piacevolezza dell'album vada a farsi benedire in tempi record.


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