Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Antonio Panchetti
Etichetta: 
Columbia Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- James Allan - vocals, rythm guitar
- Rab Allan - lead guitar, backing vocals
- Paul Donoghue - bass guitar, backing vocals
- Caroline McKay - drums, percussions

Tracklist: 


1. Flowers and Football Tops
2. Geraldine
3. It's My Own Cheating Heart That Makes Me Cry
4. Lonesome Swan
5. Go Square Go
6. Polmont on My Mind
7. Daddy's Gone
8. Stabbed
9. SAD Light
10. Ice Cream Van

Glasvegas

Glasvegas

In una grande, immensa, immaginaria rete da pesca accade molto spesso che i pesci piccoli riescono a filtrare tra le pur fitte maglie dello strascico e di prede grosse o di media taglia non ve ne resti traccia. Quanti dischi e quanti gruppi a fine anno se ne vanno senza lasciare il segno: tanti, troppi, un'infinità.
Capita a volte, sempre più raramente in verità, che qualcosa riusciamo a tirare a galla, non dico squali, ma ogni tanto qualche pesce di media taglia rimane impigliato nella rete.

I Glasvegas, provenienti da Glasgow, hanno esordito negli ultimi mesi del 2008 con quest'omonimo dischetto (la cui copertina è ispirata ad un famoso quadro di Van Gogh) e tanto per cambiare nell'italica penisola non tutti se ne sono accorti. Ad essere sinceri pure loro non hanno avuto vita facile nel pubblicare questo lavoro essendo stati costretti ad auto prodursi e solo successivamente, visto il buon riscontro commerciale di alcuni singoli, trovare ospitalità presso la Columbia.
Nella prima settimana di smercio del cd, in terra d'Albione, sono stati capaci di tener testa a Death Magnetic dei Metallica, il ché la dice lunga sulla bontà dell'opera. Non che si discostino più di tanto dalla miriade di gruppi e gruppetti che ci vengono serviti sempre più spesso come ennesima next big thing dai tabloid inglesi. Il legame però è sottile e formale, talvolta sostanziale: ma sta proprio nella sostanza la differenza. Ho ragione di ritenere che non ci troviamo di fronte alla solita meteora strombazzata e pronta a impallidire non appena il futuro presenterà il conto.

Farciti di un gusto per la melodia tutto scozzese e accompagnati da un pizzico di quello che fu il cosiddetto movimento shoegaze, i Glasvegas si ritrovano in mano un pugno di canzoni che band coetanee non riescono a scrivere in un'intera carriera. Il visionario genio lirico del loro leader James Allan, si sposa a sottili trame oscure sensibilmente affogate sotto un magma chitarristico invero mai invadente. Si scorgono scie pervase di un candore pop con influenze sixties (su tutti: Beach Boys, Phil Spector, Ronettes) che vanno dalla matrice rock al gusto per la ricerca melodica, figlio di terre tipicamente nebbiose, umide e piovose passando per morbidi e quasi impercettibili afflati onirici.
Ascoltare la trascinante Flowers and Football Tops oppure Geraldine per farsi un'idea del gruppo è quantomeno essenziale: i Suede periodo Dog Man Star che incontrano gli Housemartins, previa autorizzazione sonora dei Jesus And Mary Chain, con l'intonazione di Allan molto vicina a quella di Brett Anderson e che strizza anche l'occhio agli Editors, aggiungendoci magari anche un po' del gusto melodico degli Smiths. Un'inevitabile velatura di shoegaze a condire il tutto: senza scomodare i My Bloody Valentine, diciamo Slowdive e Ride, e il piatto è bello che pronto. Per contro l'introduzione di Stabbed è un più classico tributo alla "Sonata al chiaro di Luna" di Beethoven.

Insomma capite bene che la compagnia di viaggio è piuttosto importante e, perché no, impegnativa. I Glasvegas Tengono il campo con classe e dignità e nella speranza di vederli disincagliati dalla rete, attendiamo fiduciosi la loro uscita allo scoperto beneficiando di quella visibilità che dimostrano di meritare.

Nel giro di pochi mesi questo disco è uscito in tre versioni e precisamente: versione CD classica; versione CD con allegato DVD video; versione CD limited edition natalizia con accluso EP di ulteriori sei brani. A parte il fatto che personalmente chi scrive è contrario a questo genere di operazioni, ma pure concretamente non è probabile che questa sia la strada giusta da seguire per risollevare le sorti dell'agonizzante industria discografica.

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