Voto: 
8.1 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Zardoz Music
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Martin LeMar - voce
- Erik Adam H. Grösch - chitarra
- Benedikt Zimniak - chitarra
- Ralph Hubert [Björn Eklund] - basso
- Alex Landenburg - batteria


Tracklist: 


1. Intro - Concert Guitar 02:18 
2. Ouverture 02:50 
3. "A certain fool" (Le Fou) // Movement 1 03:37
4. Interlude 1 - Group 00:52 
5. "The 5th element" (Le Bateleur) // Movement 2 06:32
6. Interlude 2 - Group 00:34 
7. "The Apocalypt - World in shards" (La Maison Dieu // Movement 3 05:43
8. Interlude 3 - Concert Guitar 02:03 
9. "King with broken crown" (Le Diable) // Movement 4 05:41
10. Intermezzo (instrumental) // Movement 5 05:23 
11. Interlude 4 - Group 02:11 
12. "Affection" (L'Amoureux) // Movement 6 02:53
13. Interlude 5 - Group 00:51 
14. "Mistaken truth" (Le Hérétique) // Movement 7 05:10
15. Finale 02:56   

Mekong Delta

Wanderer on the Edge of Time

I Mekong Delta forse rappresentano la proposta più particolare e complessa che il thrash metal teutonico abbia mai posseduto. Destruction, Kreator e Sodom hanno sempre rappresentato la frangia più estrema del genere per ciò che riguarda la Germania, mentre molte altre realtà minori esordivano o consolidavano il proprio status attraverso una versione thrash più cervellotica e intricata. Assolutamente da citare i Living Death e i Deathrow dell’ultimo periodo, oltre ovviamente ai nostri Mekong Delta. Già attraverso l’omonimo esordio del 1987, la band stupì per la vena tecnica del suo sound, la quale contribuì anche a creare la cosiddetta corrente del Technical thrash di fine anni 80.

Ritornata nel 2007 dopo ben dieci anni di semi silenzio con il buon Lurking Fear, la nuovissima formazione ormai include solo più Ralph Hubert (soprannome che sta per Björn Eklund) tra i veternai del gruppo. Il nuovo album, Wanderer on the Edge of Time, si pone come vera e propria opera di stampo classico, alternando interludi a vere e proprie canzoni (movimenti). In apertura troviamo passaggi chitarristici acustici oscuri e profondi da opporre ad improvvise accelerazioni basate su fraseggi delle chitarre in distorsione. Arrivati in occasione di  "A certain fool" (Le Fou) // Movement 1, la voce appare per la prima volta e lo fa attraverso un timbro molto riflessivo in un crescendo di pathos che accompagna il medesimo andamento strumentale. Il nuovo arrivato dietro al microfono, Martin Lemar, svolge un ottimo lavoro su una base che continua a mantenersi acustica e per niente metal, anche in occasione della successiva Interlude 1 – Group. Arpeggi su tonalità pulita, linee soliste appena accennate ed una batteria su tempi medi creano un’atmosfera raggelante che sfocia, finalmente, nelle ripartenze di una leggermente più dinamica e metallica The 5th Element (Le Bateleur) / Movement 2. Gli stacchi sinfonici sono sempre ben presenti e di thrash finora ce n’è ben poco anche se la complessità e le buone idee fanno sì che l’ascoltatore non si possa annoiare.

I riffs di chitarra richiamano sempre in qualche modo melodie barocche e classicheggianti, complice anche una produzione scarna per quanto riguarda il loro sound, quasi completamente epurato da ruvidità prettamente thrash metal. I volumi non sono mai eccessivi e sembra che il gruppo abbia persino paura di pestare duro. Sicuramente uno dei riffs più pesanti lo troviamo in occasione della complessa ma tirata The Apocalypt - World in shards" (La Maison Dieu) // Movement 3; in questa occasione abbiamo degli up tempo decisi e numerosissimi cambi di tempo ad accompagnare una voce dal timbro sempre melodico. Melodie arabeggianti e gusto psichedelic rock vegono sapientemente miscelati nella ritualistica e solenne "King with broken crown" (Le Diable) // Movement 4 mentre con la lunga Intermezzo (Instrumental) / Movement 5 sfociamo nel più intricato e raffinato progressive metal, sostenuto da arrangiamenti barocchi e numerosi cambi di tempo. La velocità dei fraseggi di Interlude 4 cozza con lo stile introverso di una Affection (L' Amoureux) / Movement 6, completamente basata su voci pulite e riffs di chitarra acustica. Ci si avvicina alla fine del disco con i riffs leggermente più thrash-oriented di una comunque sperimentale e mai troppo veloce "Mistaken truth" (Le Hérétique) // Movement 7 per poi terminare con la dinamica Finale, song pregna del riffing progressivo che caratterizzava anche le uscite precedenti del gruppo.

Wanderer on the Edge of Time
rappresenta sicuramente una delle uscite più originali degli ultimi anni ed anche la più originale del combo tedesco. È un lavoro pregno di raffinatezza strumentale, di un songwriting sopraffino che non mancherà di far felici tutti gli appassionati di queste sonorità. Non abbiate paura, poiché nonostante la durata sia elevata, la maestria sta anche nel rendere questo album comunque accessibile a tutti. Il classico disco che mette d’accordo fans del thrash e fans del prog rock/metal.   

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