- M. Bochnig - drums, additional guitars & recording
- C.Holler - guitars
- J. Wulfheide - guitars
- L. Jahns - bass
1. Born 5:36
2. Wide 3:59
3. A Decision 4:49
4. Air 8:08
5. Out 3:11
6. Debris 6:55
7. Etienne 14:50
8. Particles 6:23
Journey... Two Years and a Fragment
Sarò breve. Il matrimonio tra lo shoegaze, il post rock e il black metal non è una realtà presente solo in Francia.
Allo stesso modo, in Germania non esistono solo i Lantlos. Stiamo parlando dei Líam.
Ingenuità, o forse genuina semplicità. Semplicità nei riff, nell'attitudine. Dritta all'obiettivo (il cuore), come una freccia di Cupido. Suoni che stridono tra loro. Rumore, forse confusione. Ma allo stesso tempo... quanta armonia. Quanta pace. Quasi tenera. Ondeggiante. Sinuosa. Morbida. Sognante. Il loro disco Journey... Two Years and a Fragment è come un post rock malinconico suonato dalle chitarre dei Darkthrone usando l'archetto, come Jonsi. È una strana commistione di suoni black metal che si nutrono di incanto shoegaze. Ed è tutto così semplice....
Non bisogna star lì ad esitare, a complicarsi la vita sulle note che si accavallano, ma basta chiuder gli occhi un solo attimo, sentirsi trasportare via, abbandonati nel nulla di un mare gelido.
E così Born, che parte da un piglio umile, procede martellando, picchiettando sul nostro cuore, e si dissolve, come un profumo ancestrale, nelle suggestioni di Wide. E pensiamo: saranno troppo naif? Troppo decadenti? Forse noiosi? Non è così. Perché A Decision necessita solo di pochi accordi per farci risvegliare dal torpore. Poche piccole note che sanno agire come poche altre. E finalmente ci rendiamo conto della nostra fragilità... basta così poco per strapparci il cuore! Chitarre zanzarose quanto eteree, una batteria che procede nel flusso delle emozioni e del basso che negli intervalli pulsa qua e là, mentre alle nostre spalle sorge l'arcobaleno.
Ma non poteva mancare anche qualche minuto di pace interiore; a questo funge Air. Che sembra sonnecchiare, ma poi si risveglia, come i fiori in primavera. Atmosferica come non mai. Il flusso della musica, il flusso dei pensieri, il flusso dentro noi stessi, inarrestabile.
Ma questo album è diviso in due. I due unici EP mai pubblicati dalla band riuniti in un solo disco. Così abbiamo My Journey to the Sky, puro post rock atmosferico. Ma poi subentra la seconda parte dell'opera, Two Years and a Fragment. Il sogno si affievolisce, subentra un'ombra di rabbia rassegnata. Subentra l'animo black metal di Debris, che lascia il segno come degli Shining addolciti. Meno cattivi e disperati, forse solo... rassegnati. Che con la bocca urlano, ma con gli occhi contemplano il cielo. E i cori di voci pulite li elevano sempre più in alto, verso la luna. Certo, piove. Ma cosa importa, "non può piovere per sempre". Una strana commistione di depressione e speranza chiude il disco, nelle chitarre sostenute di Etienne e nell'atmosfera totalizzante di Particles.
È finita. Certo, forse avrete ascoltato cose più "innovative". Ma questi qui ci sono riusciti, a far sognare. Ci sono riusciti con poco.
No, non esiste solo la Francia. E in Germania non esistono solo i Lantlos.
Sognate.