- Maniac - voce, chitarra, elettronica
- Andrew Liles - chitarra, FX, tastiere
- Vivian Slaughter - basso, sassofono, FX, voce, cori
- Ingvar - chitarra
1. Sult
2. Cunt Queen
3. South Of Cincinnati
4. Wüste
5. Tarn Of Guilt
6. Good Morning, Great Moloch
7. Stadt Der Engel Der Vernichtung
8. Tokyo Daymare
9. Hanging In English Garden
10. Ten
Wüste
Dall’unione delle menti del front man dei Mayhem, Maniac, e della bassista/cantante delle giapponesi Gallhammer, Vivian Slaughter, prende forma il progetto Sehnsucht, che giunge nel 2010 alla prima pubblicazione sotto la inglese Cold Spring con il full-length Wüste.
Nelle dieci tracce che compongono l’album regna la cacofonia più malata e nauseante, che fonde divagazioni Darkwave e Ambient a vagiti Noise e Industrial tipici del sottobosco più underground. Si deve da subito sottolineare che Wuste rappresenta un episodio di studio totalmente dedicato alla ricerca del suono esclusivamente per dipingere i tratti della follia in termini timbrici; le pochissime melodie sono scarnissime e circondate da un’aura oscura, in un tripudio di rumori che raccolgono la tradizione dell’Industrial originario per arrivare a sfiorare i monologhi di Lustmord.
Maniac e Vivian Slaughter sono stati affiancati per l’occasione dal chitarrista Ingvar Magnusson, già attivo con Maniac nel progetto Noise/Doom Skitliv e dal musicista Andrew Liles dei Nurse With Wound. Le uniche melodie che affiorano durante l’esperimento sonoro di Wüste sono contenute nelle tracce Sounds Of Cincinnati, scandita da un tema decadente di chitarra acustica, e Hanging In The English Garden, lungo e inquietante soliloquio di campionamenti recitati in cui alla fine si erge il motivo di This Carnival Is Dead And Gone dei Current 93.
La dimensione di Sehnsucht conserva un’aura digitale, in cui prevalgono beat opprimenti e soffocanti, lontani però dal filone marziale dell’Industrial e più votati a divagazioni Noise ricche di contaminazioni elettroniche. Risulta sottointeso che un’uscita discografica come Wüste non possa rivestire un ruolo cardine nella definizione del genere estremo, perché troppe formazioni sono ormai impegnate a percorrere lidi di pura insanità strumentale; tuttavia, la peculiarità di alcune soluzioni trovate da Maniac nell’accostamento di loop angoscianti consente a Wüste di affiorare all’interno di un genere apparentemente statico e privo di evoluzioni future.
La testimonianza più emblematica è costituita da Tarn Of Guilt, pezzo incentrato su accordi di pianoforte cupi e glaciali, su cui emergono lamenti scream che affondano le proprie radici in una sorta di influenza Black Metal a cui Maniac non ha mai rinunciato.
La chitarra è invece eseguita con effetti distorti in grado di eliminare qualsiasi suono gradevole, permettendo di generare un vortice che corre parallelamente ai meandri Crust percorsi dal progetto Gallhammer.
Un’ultima considerazione deve essere spesa riguardo agli artwork scelti dai Sehnsucht per arricchire il digipack di Wuste, poiché essi ritraggono diverse specie di fiori, tra cui spicca l’orchidea della copertina frontale: il contesto plasmato dall’ambito grafico si pone quindi diametralmente opposto al contenuto effettivo del disco, tenebroso e incisivo.
Concludendo, si desidera sottolineare come la Cold Spring riesca sempre a focalizzarsi su realtà promettenti nonostante la scarsa accessibilità di generi come Noise, DarkWave, Industrial e Neo Folk: in tal modo, ad un album come Wüste, registrato a cavallo tra Oslo, Tokyo e Heptonstall, viene almeno garantita una buona promozione, cercando così di estendere il pubblico appassionato dei registri stilistici meno convenzionali e più estremi.