- Nicola Belvedere - voce, synth, pianoforte
- Luca Di Cataldo - chitarra
- Alessandro Valentino - basso
- Mattia Arnaù - batteria
Guests:
- Cristina Marano - voce in Sick
1. S&M
2. Peculiar
3. Runaway
4. Sick
5. Load
6. Into You
7. Gossip
8. Cycle
9. Raw
10. The Fail
Midst
Midst rappresenta l’album autoprodotto di debutto dei milanesi Enil La Fam, quartetto dedito ad un Alternative Rock che affonda le proprie radici nella tradizione americana, ma che riesce a trovare un proprio spazio vitale nella scena emergente nazionale.
Dapprima è necessario distinguere l’ambito vocale da quello strumentale quando si procede all’analisi di un’opera come Midst, poiché le linee di canto purtroppo rimangono spesso piatte, senza ben legarsi al contesto timbrico sottostante.
Inoltre nelle influenze della band lombarda si annoverano generi come Industrial, Grunge o Post-Rock, ma tali lidi non vengono esplorati in un platter come quello d’esordio, dedicato completamente a rivisitare con la sensibilità tipica della scena italiana canoniche strutture di Alternative Rock anni Novanta.
L’opener S&M appare come uno degli episodi più interessanti, poiché intriso di un’aura cupa e denso di effetti che evidenziano con chiarezza la sua alternanza di chiaroscuri; la voce adotta un registro abbastanza variegato, differente da quello che sarà esibito per la maggior parte del disco, e le sezioni ritmiche costruiscono strutture cadenzate abbastanza coinvolgenti seppur prive di patina sperimentale.
Anche la seconda Peculiar costituisce una discreta prova, che cerca di focalizzarsi sia su passaggi atmosferici di buon effetto, sia su un approccio più melodico e easy-listening; sebbene gli Enil La Fam arricchiscano alcune parti di Midst con campionamenti particolari, più volte però emerge un sound acerbo, che sottolinea la poca esperienza in possesso dell'act milanese: basti soffermarsi su tracce come Sick e Load per comprendere come le architetture costruite dal quartetto siano inscrivibili nell’usuale contesto alternativo ormai interpretato da decine e decine di realtà.
Interviene quindi Cycle a risollevare le sorti di un album che nel suo momento centrale è apparso in caduta libera: Cycle cerca di raffigurare l’episodio di respiro all’interno di Midst, con il suo tono sommesso e con il suo onirico ma cupo intreccio strumentale. Esso si può reputare come il capitolo più memorabile del platter, grazie anche ai vellutati temi di pianoforte che si inseriscono in chiusura per conferire una nuova sfaccettatura allo stile degli Enil La Fam.
Altrettanto degna di attenzione è la successiva Raw, dotata di strofe e bridge dal gusto dissonante e mesto, che rievoca uno spirito inglese assente in tutta la durata del full-length.
In conclusione, nonostante gli apprezzabili spunti che affiorano lungo Midst, risulta chiaro che gli Enil La Fam devono ancora crescere notevolmente sotto il profilo della composizione dei brani, rendendo maggiormente coeso il proprio sound ed eliminando i ritornelli troppo easy-listening. Pertanto ci si auspica che questo incipit discografico possa essere seguito in futuro da lavori più consapevoli e maturi, che valorizzino la sensibilità cupa appartenente alla band milanese.