- James Smith - voce
- Alice Spooner - synth, tastiere
- Daniel Rice - chitarra, synth
- Christopher Purcell - basso, synth
- Nick Rice - batteria, samples, programming
1. Rebirth
2. Turn the Lights Out
3. M.A.D.
4. Evil
5. House Is Falling Down
6. Mic Check
7. Ugly
8. Bombshock
9. Play the Night
10. Lost
11. Retaliate
Bonus Tracks:
12. Turn the Lights Out (Spor Remix)
13. Turn the Lights Out (JFB Remix)
For the Masses
Nome di punta di quel nuovo fenomeno sintetico definito new rave o, ancora meglio, grime, gli Hadouken! sono la classica band che, senza alcuna eccezione alla regola, segue felicemente il percorso di rapido e indolore deterioramento promulgato dalla musica di massa del nuovo millennio, ricevendo subdoli premi di facciata, mettendo nelle proprie tasche ingenti somme di denaro e svalutandosi autonomamente ogni secondo di più.
Prima di rovinarsi, in fondo, anche loro erano un gruppo abbastanza valido, divertente, ballabile; poi sono arrivati i contratti, le televisioni, i videoclip, gli awards, le collaborazioni ed ecco che la scenografia e, soprattutto, il senso del loro spettacolo cambia radicalmente. Perchè, nonostante la loro musica sia rimasta essenzialmente la stessa, gli Hadouken! sono mutati, si sono svuotati nel giro di un anno e in altrettanto tempo hanno buttato cenere su quel pò di buono che erano riusciti a tirare fuori dal proprio esordio Music for an Accelerated Culture del 2008.
Il suo successore, l'eloquentissimo For the Masses, è - vale la pena dirlo subito - il verificarsi simultaneo di tutte le fasi di degrado appena elencate; a rimanere indifferente a queste ultime sarà probabilmente il solo ascoltatore adolescente caduto in amore con qualsiasi cosa suoni simile ad un sintetizzatore, perchè non confido nemmeno nel più idiota dei musicofili alternativi nell'apprezzare un album del genere.
Album per di più prodotto da un altro progetto che proprio quest'anno ha splendidamente rimischiato le carte della musica elettronica, e non è un caso che ritrovare i Noisia nell'album degli Hadouken! faccia letteralmente storcere naso e bocca in una stramba smorfia di incomprensione. La morale della favola è quindi questa: i migliori producer IDM/d&b del 2000 che mettono a punto e producono una delle più penose creazioni sintetiche degli ultimi anni.
Come il buon predecessore ma in chiave maledettamente meno ispirata, For the Masses è un carnevale di cellule elettroniche impazzite, continuamente sospese tra possenti mura big beat, improvvise scariche drum&bass, costanti cavalcate electro house e chitarre in pieno stile Mindless Self Indulgence che appaiono qua e là ad amalgamare il tutto nella maniera più prevedibile e banale possibile. Sotto il profilo melodico gli Hadouken! dimostrano di aver perso tutto d'un botto l'ispirazione e la carica emotiva dell'esordio, e non è un caso che For the Masses suoni come un fiacchissimo concentrato di pseudo-hit dancereccie suonate da un gruppo di ragazzini. Per carità - vista anche la mano che ci hanno messo i Noisia a livello 'estetico' - l'album può vantare una produzione e un sound di prim'ordine, ma di fronte ad una totale mancanza di ispirazione non c'è equalizzazione, mastering o mixing che tenga. Dal pacchianissimo grime del singolo/plagio semi-prodigiano Turn the Lights Out (probabilmente la più irritante composizione degli Hadouken!, peraltro remixata nelle due bonus track conclusive dell'album) fino ai synth luccicanti di Lost, For the Masses prende sempre più le sembianze di uno scatolone vuoto riempito solo per necessità e senza un minimo di inventiva, stracolmo di artifizi sintetici che avrebbero fatto più bella figura su un disco di Britney Spears piuttosto che sull'album di un gruppo più volte definitosi elettro-sovversivo. Di salvabile si può scorgere qualcosa solo nella godibile Bombshock (in ogni caso plagio spudorato al big beat infernale dei Prodigy) e nella melodia (comunque sputtanata) della conclusiva Retaliate.
Come ben suggerisce il titolo, di dischi più "per le masse" e privi di valore di questo, in ambito elettronico, ce ne sono pochi. Tiratene voi le conclusioni, riflettendo soprattutto sul passato della band e sulla sua improvvisa involuzione compositiva.
Uno di quei dischi da cestinare impulsivamente ancor prima che finisca. Music for an Accelerated Culture al confronto era un capolavoro di sagacia compositiva e scelte geniali.
Pessimo.