Di recentissima formazione (2008), i canadesi Arkayic Revolt dopo un EP autoprodotto nell’anno successivo, si affacciano sul nuovo decennio con il loro primo album dal titolo Death's River. Ancora una volta la nostrana Punishment 18 fa un bel colpo a produrre questa nuova realtà che proviene da un Paese a dir poco fantastico per chi è appassionato di vecchio thrash o speed metal. Pensiamo per esempio ai Voivod, agli Exciter, agli Slaughter e agli Annihilator. Tutte band che in qualche modo hanno agito come influenza su questo nuovo gruppo che tuttavia non disdegna neppure molte influenze del thrash Bay-Area meno pesante o quello europeo stile Artillery.

Da subito le influenze degli Exodus di fine anni 80 sono ben presenti nel riffing roccioso e carico di groove di una velocissima Blood Will Follow Blood. La registrazione un po’ troppo impastata penalizza un po’ la resa sonora generale anche se tutti gli strumenti sono facilmente riconoscibili, chitarre in particolare. Le influenze più melodiche si riscontrano nella fase solista delle stesse per continuare in occasione del ritornello di una grooveggiante, massiccia ed un pelino meno impulsiva From Hell. Riffs galoppanti e batteria in un-tempo introducono una Cohesive Disembodiment che mostra cenni meno violenti ancora una volta in occasione del ritornello, risultando ancora molto convincente grazie anche all’utilizzo delle gang-vocals e ben strutturata poiché la varietà compositiva dei nostri musicisti è veramente notevole. Meno immediata, maggiormente più intricata ma non per questo meno ispirata Operation Overlord la quale ci impressiona ed entusiasma per i suoi multipli fraseggi di chitarra a velocità abbastanza elevata che a volte sfociano in duetti/soli melodici dalle tinte fosche. Fantasticamente coinvolgente lo stacco veloce di Feed Them Fire dopo una introduzione a base di un mid-tempo pesante come un macigno. La fase solista diventa anch’essa maggiormente impulsiva in una struttura semplice, diretta e violenta.

Ci pensa Deadline con i suoi tempi medi a portare alcune varietà compositive degne di nota, come le fasi soliste di sottofondo, qui molto più presenti, o alcune melodie più accessibili in occasione del ritornello e non solo. L’intensità rimane molto alta e sono anche ottimi gli stacchi con cambi di tempo al fine di farsi riconoscere come canzone. Il groove e la velocità sono sempre ben miscelate in Wrath of Poseidon e Dig Your Own Grave anche se la seconda in particolare mostra una sezione fantastica nel mezzo, composta da melodie soavi ma sempre tristi nell’approccio, per proseguire con la furia incontrollata di Beware The Nothing e finire con le melodie e le strutture più complesse della title-track.

Gli Arkayic Revolt hanno confezionato un debutto a dir poco incredibile, soprattutto appunto essendo così giovani. Si sente la pura passione per il genere e si sente che i membri hanno preso e convogliato nelle loro teste e nelle loro mani tutte le influenze del miglior thrash anni 80. Ogni canzone è perfettamente distinguibile, varia e ben suonata. I riffs sono letteralmente un fiume in piena e la batteria martella che è un piacere. Promossi a pieni voti e spero di risentirli presto perché il thrash revival ha bisogno anche di loro per continuare sulla strada che ha imboccato da qualche anno.