- Stefano "Vlad" Ghersi - voce
- Andrea Bailo - chitarra
- Flavio Magnaldi - basso
- Stefano Ghigliano - batteria
1. Chop His Head Off!
2. Prove You Are A Man!
3. ...And They Died Happily Ever After!
4. A Monstrous Feeling
5. The Undertaker
6. What About A Terror Ride?
7. 3000 Years And Still Keeping It Real
8. A Grave Situation
9. Beat Me Maestro, Eight To The Dead!
10. Doctor Skeleton
Concerto for the Undead
Sebbene l’artwork del secondo capitolo discografico degli Stigma conservi il fascino dell’Old School Hardcore ottantiana, ciò che viene sviluppato nelle dieci tracce che compongono il platter rappresenta la naturale continuazione del sound lasciato dal quartetto italiano nell’esordio When Midnight Strikes.
Concerto For The Undead costituisce infatti un epigono della tradizione Death svedese figlia degli At The Gates, ma introduce le tinte tipiche dei nuovi esperimenti del Metalcore più caotico e impetuoso.
Già con When Midnight Strikes il paragone con i tedeschi Heaven Shall Burn era sembrato calzante e Concerto For The Undead sembra proseguire in questa tendenza, fondendo tecnica e carica ritmica in un unico sound travolgente. Il secondo full-length di studio conserva tratti controversi, perché gli Stigma sono divenuti più esperti e padroni del proprio sound, ma allo stesso tempo le canzoni appaiono meno sorprendenti di quelle che avevano permeato un esordio di notevole effetto e in grado di confrontarsi con le pubblicazioni del panorama internazionale.
Chop His Head Off! scaturisce indubbiamente dai gioielli degli At The Gates, disegnando patterns ruvidi ma permettendo alla melodia di fuoriuscire in distensioni capaci di rallentare temporaneamente il ritmo.
Le tracce sono strutturate con architetture complesse, poiché le chitarre si rincorrono in intrecci vorticosi, lasciando poco spazio a silenzi o pause; Prove You Are A Man! raffigura una cavalcata che si colloca in equilibrio tra i Dark Tranquillity di The Gallery e l’Hardcore d’oltreoceano, graffiando e aprendosi in cori maestosi di sottofondo ai lamenti growl principali.
Sono però brani come A Monstrous Feeling a non stupire positivamente l’ascoltatore, perché la destrutturazione del ritmo e delle timbriche è un elemento giunto alla saturazione con la scena Metalcore contemporanea. Allo stesso modo non convince l’andamento altalenante di The Undertaker, che spesso presenta uno scream non all’altezza dei pezzi precedenti e dei monologhi di chitarra non particolarmente coinvolgenti.
Solo l’epicità che scaturisce da episodi come 3000 Years And Still Keeping It Real e A Grave Situation riesce a sollevare le sorti di un album poco incisivo a livello di qualità: è infatti la sfaccettatura che accomuna gli Stigma a Heaven Shall Burn e As I Lay Dying a costituire il lato più interessante della formazione, mentre le deviazioni propriamente Death e Noise-Core o la massiccia presenza di scream poco consoni al registro stilistico della band.
Probabilmente l’esito meno competitivo di Concerto For The Undead è anche dovuto alla dipartita del chitarrista Morgan Ferrua durante il processo di song-writing, sebbene il disco sia stato prodotto da Jona Weinhofen (chitarrista dei Bring Me The Horizon) e mixato da Scott Atkins (già attivo con Cradle Of Filth e Behemoth).
In definitiva, un plauso va sicuramente all’impegno degli Stigma, che dall’esordio When Midnight Strikes hanno avuto modo di trovare importanti collaborazioni, aprendo anche a celebri acts come Napalm Death, Soulfly, Converge, Bring Me The Horizon, The Black Dahlia Murder e Bleeding Through e partecipando a prestigiosi festival come il Wacken e il Metal Camp.