- Andrea Giommi - basso, voce, chitarra
- Federico Antonioni - synths, organi, pianoforte, chitarra
- Nicola Romani - batteria e percussioni
Guests:
- Luca Giommi - cori in Entomology e Hi, This Is Hardcore, voce in The Shadows Of Doubt
- Mattia Coletti - chitarra acustica
- Lorenzo Stecconi - chitarra elettrica
- Roberto Mazzoli - sassofono e fisarmonica
- Marco Emoli - sassofono in Goran Sarajlic
1. Slightly Shifted
2. A Small Space Odissey
3. Everywhere At Once
4. Goran Sarajlic
5. Entomology
6. To My Brother
7. -
8. The Shadows Of Doubt
9. Hi, This Is Hardcore
Everywhere at Once
Profondamente influenzati dalla tradizione americana in equilibrio tra vagiti psichedelici, l’irruenza del primordiale Hardcore e fraseggi cari sia alla No Wave newyorkese sia alla scuola di Chicago, gli Edible Woman sono un trio originario di Fano attivo dal 1999 nella scena alternativa nazionale.
Giunto al terzo episodio discografico di studio, tale Everywhere At Once, il progetto ha saputo conquistarsi un prezioso accordo di pubblicazione con la Sleeping Star (già etichetta di Port-Royal e Raveonettes), nonché la possibilità di presentare il full-length affiancando gli storici Jesus Lizard nella loro discesa sul suolo italiano nel settembre 2009.
Everywhere At Once scava quindi in una tradizione carica di fascino retro’, dove l’acidità tipica delle divagazioni prettamente Psych viene diluita da un approccio di stampo cantautorale, alquanto inedito per lo scenario italiano.
L’anima Post-Punk che aveva permeato l’esordio degli Edible Woman viene ripresa come substrato dal quale avviare lo sviluppo delle tracce, come testimonia la titletrack, densa nelle linee di basso e chiusa in un’atmosfera noir.
Sebbene i temi di organi proposti in brani come l’opener A Small Space Odissey (successiva ad una ordinaria introduzione) risultino abbastanza abusati e derivativi, la carica travolgente dello stile della band marchigiana riesce a trascinare l’ascoltatore in un vortice cacofonico e tagliente.
Goran Sarajlic condensa invece tutta la sensibilità Pop del platter, precedendo l’intermezzo Entomology, meditativo e ricco di memorie sessantiane (Jefferson Airplane in primis).
Il brano maggiormente degno di nota è raffigurato da To My Brother, corrosivo e soffocante nel suo andamento intricato e di matrice statunitense: conservando tratti non dissimili dai Melvins, gli Edible Woman cercano di privilegiare l’ambito della sperimentazione, senza sconvolgere la struttura della canzone ma arricchendola costantemente.
Altrettanto legati ad un passato ormai irraggiungibile sono The Shadows Of Doubt e Hi, This Is Hardcore, tracce giocate su pesi e contrappesi, tra il disagio Post Punk e le distorsioni della prima ondata Hardcore d’oltreoceano.
In definitiva, è necessario segnalare l’opera del trio marchigiano come una giovane promessa del panorama italiano, troppo spesso estraneo all’evoluzione delle correnti ottantiane degli Stati Uniti; allo stesso tempo però si deve sottolineare che la formazione marchigiana non è ancora giunta ad un livello di maturità tale da potersi imporre tra le realtà di spicco del sottobosco psichedelico europeo e pertanto il registro timbrico esibito dovrà gradualmente affinarsi negli anni, trovando soluzioni più personali e una maggiore coesione stilistica interna.