- Greg Pappas - musiche, chitarra, programming, tastiere
1. I (16:25)
2. II (18:09)
3. III (14:04)
4. IV (21:47)
C.A.B.
Quando l'anno scorso il progetto zxyzxy rilasciò gratuitamente il proprio esordio Hansuru sul sito ufficiale e su last fm, non si mosse una foglia e furono in pochi, pochissimi, a non lasciarsi sfuggire quel timido ma sorprendente esordio.
Probabile che con il nuovo full-lenght C.A.B. (ufficialmente rilasciato il 16 Febbraio) il discorso continui a non cambiare, ma questa volta mi è sembrato decisamente il caso di dare visibilità ad un progetto come ormai non se ne trovano più sullo sconfinato mappamondo musicale del 2000. Greg Pappas è il giovane che si nasconde dietro il fantomatico nome zxyzxy, unica mente a manipolare i suoni, i fragili movimenti e le atmosfere di un vortice emozionale lacerante, profondissimo, in cui il post-rock viene smussato da tremanti onirismi ambientali ed elevato tramite il sopraggiungere di improvvise cavalcate IDM. Una musica ricercata e peculiare, oltre che resa con una sapienza che non ci si aspetterebbe mai da un giovane compositore alle prime esperienze musicali. Ciò che però in primis colpisce è il quanto Pappas - peraltro in brevissimo tempo - sia cresciuto e, ascoltando cronologicamente i lavori fin qui pubblicati da indipendente, rendersene conto diviene una pura ovvietà: una crescita profonda, rintracciabile in un'ispirazione melodica sempre più apprezzabile e in una maturità compositiva che in C.A.B. mostra i suoi frutti in maniera molto più decisa.
Se infatti Hansuru non era altro che un sorprendente ma ancora derivativo collage di sonorità post-rock e IDM, C.A.B. muta improvvisamente lo scenario espressivo del progetto zxyzxy, sostituendo alle più ariose aperture del precedente full-lenght un oscuro flusso di drammaticità (in cui si riflette anche la perdita di un suo amico, al quale l'album è dedicato) sicuramente più impegnativo e anche concettualmente più intenso. C.A.B. si slega attraverso quattro suite senza titolo, capitoli lunghissimi riconoscibili solo dai numeri romani che ne segnano l'ordine: dalla loro fusione l'enorme libro di Pappas si erge con un assoluta magniloquenza espressiva, dimostrandosi un lavoro colossale ma al contempo intimo e costituito da una serie interminabile di minuscole perle, affiancate l'un l'altra in un disegno musicale ordinato e integro nonostante la grandezza complessiva del lavoro (più di un'ora di musica). Rispetto ad Hansuru, in C.A.B. le tessiture chitarristiche sono molto più dense e fanno maggiormente uso di effetti e distorsioni, allargando di conseguenza lo spettro timbrico dello strumento-madre del disco; inoltre le sezioni stilistiche del progetto risultano molto più distaccate e meno integrate, al contrario di ciò che accadeva nel precedente full-lenght, in cui quasi tutti pezzi composti si fondavano sul simultaneo compenetrarsi di schitarrate post-rock e fugaci battiti IDM (ricreando in maniera più intima le invenzioni dei 65daysofstatic).
I, primo colosso del disco, è un capolavoro senza mezzi termini, sedici minuti di purissima tensione emotiva. Il post-rock è il principale filo conduttore del brano iniziale, come dimostrato infatti dalle struggenti trame strumentali proposte: dalle lente eco che ne introducono l'atmosfera malinconica fino ai più spossanti crescendo che lo squarciano letteralmente (la seconda accelerazione, dopo circa dieci minuti, è la vetta emotiva assoluta del disco), il brano si abbandona ad un commovente oscillare tra quiete e tempesta, tra distensioni soavi e splendide cavalcate di distorsioni e ritmi travolgenti, richiamando a tratti le tristezze autunnali degli Alcest e le riflessioni meditative degli Agalloch (la pausa chitarristica centrale che precede l'ultimo crescendo ricorda incredibilmente la splendida Sowilo Rune degli americani). Con II iniziano invece a riemergere le tendenze più sintetiche del progetto: di fatti il brano, per tutti i diciotto minuti che lo compongono, si scioglie in un'intensa e progressiva danza elettronica (simile, per rendere l'idea, alle creazioni sognanti dei nostrani port-royal), fino a spegnersi in un morbido silenzio ambientale i cui ultimi respiri danno il via al terzo episodio dell'album. In III è proprio l'ambient a prendere il sopravvento nel disegno stilistico di Pappas, occupando l'intero brano senza lasciare alcuno spazio alle accelerazioni IDM e ai momenti post-rock; pur basandosi su formule espressive non proprio innovative, il brano avvolge senza difficoltà, sciogliendosi nella prima parte sotto il fluire dei malinconici soundscapes sintetici ma contraendosi brutalmente negli ultimi splendidi minuti, in cui i synth perdono all'improvviso la precedente ariosità e si trasformano in un sottofondo fantasmagorico, perforato da un'inquietudine agghiacciante. IV, infine, interrompe il cammino oscuro dei synth di III e, per l'ennesima volta, cambia e modula l'atmosfera di C.A.B., stendendo un malinconico tappeto di violini su cui silenziosamente si dipanano e dischiudono frammenti rumoristici e morbidi rintocchi elettronici, creando un contrasto timbrico decisamente emozionante; anche qui i crescendo giocano un ruolo fondamentale ed elevano la tensione emotiva dell'album attraverso arrangiamenti spessi e in continua evoluzione, in cui anche le chitarre e i beat IDM riprendono finalmente il loro corso, congiungendosi in una danza simultanea prima dell'ultima, lentissima discesa ambientale che chiude il brano e l'intero, splendido disco.
C.A.B. è l'ennesima dimostrazione della cecità del mercato musicale ed è (questa la cose più importante) la controprova delle grandi qualità compositive del giovane statunitense Greg Pappas. Un lavoro colossale ma dannatamente affascinante e non solo perchè si è a conoscenza della sua provenienza 'sotterranea' e sconosciuta: a sentirlo così, C.A.B. sarebbe potuto essere il capolavoro di un qualsiasi gruppo post-rock/ambient/idm e la cura infinitesimale dei particolari, la profondità melodica e l'ottima (auto)produzione (ricordiamo che si tratta di un progetto indipendente e senza alcun contratto discografico), stanno qui a testimoniarlo senza difficoltà alcuna. Nell'attesa che venga fuori un'etichetta con le palle in grado di garantirgli la notorietà che giustamente meriterebbe, non possiamo fare altro che consigliare e sostenere il progetto zxyzxy, sperando che qualcuno - finalmente - sia in grado di svegliarsi e cogliere questo tesoro rarissimo.
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