- Stephen Pearcy - Voce
- Warren DeMartini - Chitarra
- Robbin Crosby - Chitarra
- Juan Croucier - Basso
- Bobby Blotzer - Batteria
1. Wanted Man (03:37)
2. You're in Trouble (03:16)
3. Round and Round (04:22)
4. In Your Direction (03:30)
5. She Wants Money (03:04)
6. Lack of Communication (03:52)
7. Back for More (03:42)
8. The Morning After (03:30)
9. I'm Insane (02:54)
10. Scene of the Crime (04:54)
Out Of The Cellar
Il binomio California-anni Ottanta è un must nel mondo del rock: quella terra forniva tutto ciò che un rockers può desiderare, ovvero divertimento al 100% in tutte le sue più svariate forme. Il centro di tutto era l’esagerata città degli angeli la quale, durante tutto il decennio, dette i natali ad un numero impressionante di band e gruppettini minori da far girare la testa anche agli appassionati sfegatati del genere.
Nei primissimi eighties, i padroni incontrastati dell’underground losangelino erano i Motley Crue che, con il loro shock rock degli esordi (To Fast For Love, 1981) grezzo, potente, figlio in qualche modo delle performance di zio Alice e dei Kiss, dettero il via alla stagione glam americana.
Nel resto della California però non volevano restare solo a guardare; ecco come, direttamente da San Diego, cinque “topastri” uscirono dalla tana dell’anonimato ed arrivarono a scrivere una buonissima pagina di hard n’heavy.
I Ratt nacquero dalle ceneri dell’ex gruppo del vocalist Stephen Pearcy, i Mickey Ratt, che si trasferì a L.A. in cerca di nuovi membri. Il primo colpo di fortuna fu quello di assoldare il bassista Juan Croucier che aveva lavorato insieme ai Dokken nel loro album di esordio. Una volta reclutati pure chitarre e batteria, la dea bendata diede a Pearcy un secondo aiuto. La vera rampa di lancio infatti fu l’apparizione di un brano dei Ratt su Metal Massacre, compilation per gruppi heavy emergenti: non male come inizio visto che da qui partiranno anche Metallica e Slayer. Finalmente, dopo vari avvicendamenti, a voce e basso si andarono ad affiancare stabilmente il batterista Bobby Boltzer, anche lui proveniente da un’esperienza con i Dokken, e due giovani talenti della sei corde come Robbin Crosby e Warren DeMartini. Nel 1983 vede la luce l’omonimo EP che con il suo successo contribuirà all’interessamento da parte dell’Atlantic Records che mise sotto contratto i cinque e coprì le spese per la pubblicazione di quello che sarà il loro masterpiece.
Uscito nello stesso anno di altri capisaldi come Stay Hungry dei Twisted Sister o 1984 dei Van Halen, questo Out Of The Cellar è un album irriverente, sfacciato nei testi quanto nelle sonorità. Dieci brani di hard rock melodico veloce e frizzante: nel debut dei Ratt non c’è spazio per le ballads.
Si comincia con Wanted Man che, con la sua intro heavy, ci fa subito capire di che pasta sono fatti i nostri. Chitarre distorte e batteria veloce accompagnano Pearcy per tutta la song; magari al primo ascolto del platter però si rimarrà un po’stupiti dalla voce rauca del cantante, unica nel suo genere, ma alla fine, data l’assenza cali nella sezione vocale, diventerà proprio un marchio di fabbrica del combo di Dallas. Il basso di Croucier ci introduce a You're in Trouble pezzo grintoso che fa da apripista al cavallo di battaglia dei nostri. Fu proprio con Round and Round che i Ratt riuscirono finalmente a scalare le classifiche d’oltreoceano. Il ritornello catchy, un riff ben congegnato (impossibile non notare gli ottimi richiami al Van Halen style) e il micidiale assolo di chitarre della premiata ditta Crosby/DeMartini hanno fatto di questa hit un brano memorabile.
In Your Direction, testo scritto interamente dal cantante, è la canzone dove più si mette in mostra Bobby Boltzer che dietro le pelli rulla come un matto. Si prosegue con un’altra traccia veloce, sfacciata e divertente come She Wants Money in cui finalmente nel refrain si sentono le voci degli altri componenti. Al termine però, rumoracci di sottofondo fanno dubitare sulla qualità della produzione: niente paura, è solo il geniale inizio di Lack Of Communication che andrà ad ampliare il repertorio dei classici dell’act californiano, ottimi sono infatti i back chorus.
La chitarra acustica apre il settimo brano, Back For More, creando subito un atmosfera sensazionale, intervallata da tutti gli altri strumenti ed esplodendo quindi in un riff fantastico: il Class Metal dei Dokken qui si fa sentire più che in ogni altra songs.The Morning After è una cavalcata dove nel mezzo non manca neanche stavolta il solo della coppia d’asce esattamente come per I’m Insane, risultando quindi un passaggio po’monotono ma pur sempre di buona fattura. Il chitarrista di origini italo-americane veramente sugli scudi nonostante i suoi vent’anni all’epoca delle registrazioni.Il platter termina con l’ennesimo pezzo da novanta, la sottovalutata Scene Of The Crime, che racchiude in se un po’della leggenda di Won't Get Fooled Again dei grandissimi maestri The Who. Questa è forse la traccia più hair di tutto l’album con un refrain da cantare a squarciagola e un finale da brividi.
Grazie ad Out of the Cellar i Ratt nello scantinato ci rimasero ben poco tempo e, mentre gli amici rivali Crüe rimanevano ancora su tonalità leggermente più dure, i nostri dettero vita a quello che sulla timeline del Rock è possibile posizionare come punto di partenza del movimento hair metal.Qualcuno potrà dire che la voce di Stephen Pearcy non sia perfetta (ammetto che gente del calibro di Dee Snider o Don Dokken siano un gradino sopra) ma il loro punto di forza era il gruppo preso per intero, fattore da non sottovalutare e che li portò a pubblicare altri quattro album incluso l’ultimo e trascurato Detonator che, forse, sta sotto solamente a questo magnifico debut.