- Philly Byrne - voce
- Dominic "Domo" Dixon - chitarra
- Luke Graham - chitarra
- Joe McGuigan - basso, voce
- Paul Caffrey - batteria
1. Slam Anthem (02:34)
2. New Eliminators of Atlantis B.C. (03:05)
3. Three Witches (02:39)
4. Last Ninjas Unite (02:16)
5. Escape From Scarecrow Mountain (02:35)
6. Mussolini Mosh (01:12)
7. We Respect You (02:28)
8. Apocalypse 1997 (02:32)
9. Return to Blood Castle (02:43)
10. Polterghost (02:50)
11. Skeletron (03:08)
12. Mummy Invasion (02:48)
Tales From the Grave in Space
Al giorno d’oggi già è difficile ascoltare del buon vecchio thrash metal, poi se a tirare fuori un album come Tales From the Grave in Space è un gruppo di ragazzi irlandesi qui le cose si fanno ancora più emozionanti. I Gama Bomb non sono affatto dei novellini poiché, formatisi nel 2002, hanno già alle spalle ben due album di buon thrash metal (Survival of the Fastest e Citizen Brain) di cui l’ultimo prodotto dalla Earache, la quale decise non solo di pubblicare anche questa ultima fatica, ma di renderla disponibile anche da scaricare gratuitamente per un periodo limitato. Una manovra coraggiosa volta a fare conoscere il gruppo ad un pubblico sempre maggiore, senza per forza comprare il prodotto a scatola chiusa.
Come si diceva precedentemente, l’album in questione esplode in un velocissimo thrash metal di chiara matrice americana con influenze hardcore. Le influenze si sprecano perché qui vengono chiamati in causa gruppi storici e piccole realtà degli ani 80 come Atrophy, Acrophet, Anthax, D.R.I. e Nuclear Assault, solo per citarne alcuni. Quindi, da questo potete evincere lo stile: velocità perlopiù folle, riffing serrato come pochi, powerchords macellate e poca propensione ai fronzoli. Tutto è diretto e divertente. Sì, perché l’impronta e lo stile divertito erano elementi essenziali di questo stile tanto diffuso negli anni 80, con pochi seguiti al giorno d’oggi. Le chitarre e la sezione ritmica pestano senza pietà senza mostrare troppa “fantasia” per quanto riguarda melodie, strutture etc. Il ritornello è comprensibile in ogni canzone, mentre i versi sono pregni di un riffing devastante, a tratti fin troppo monocorde ma di sicuro impatto. Il batterista non si concentra molto coi passaggi sui tamburi per donare anima e corpo a creare un muro invalicabile di up tempo.
I testi anch’essi rimandano agli Eighties per la loro vena sarcastica, divertita ed adolescenziale. Mostri, zombi, videogames e critiche alla società sono gli argomenti trattati e per fare ciò anche la musica deve seguirne lo stile diretto ed impulsivo. Philly Byrne si conferma come uno dei singer più validi in questo campo nel presente poiché la sua tonalità acida, immatura ma anche così malleabile si adatta a tutti gli stili di thrash qui proposti. Per esempio, già dall’opener Slam Anthem possiamo notare come il timbro cambi in intensità dal verso al ritornello. Sovente il nostro singer si lancia anche in urla degne di una classica band speed metal. Difficile scegliere la traccia migliore del lotto ma sono sicuro che apprezzerete da morire The Witches per l’entrata improvvisa del riffing galoppante, per poi non notare molte somiglianze con i mitici Tankard di Zombie Attack, specialmente per il ritornello più orecchiabile. Il drumming devastante e i vari stop and go di Escape From Scarecrow Mountain sono da incorniciare, per poi non parlare del suo ritornello rabbioso. Altra traccia divertentissima è Mussolini Mosh, in puro stile S.O.D. o M.O.D. Pura violenza e velocità.
L’atteggiamento stradaiolo esplode con l’arrogante We Respect You ma come dicevo in precedenza, l’album deve essere preso ed ascoltato nella sua interezza e senza soffermarsi troppo sulle singole tracce poiché quello che conta di più è l’impatto che esso riesce a donare in questi trenta minuti di musica. Sipregano i cardiopatici di astenersi e per tutti gli altri, benvenuti sul rollercoster thrash anni Ottanta!