- Mathias Lodmalm - Vocals & Lead Guitar
- Christian Saarinen - Rhythm Guitar
- Zrinko Culjak - Bass
- Juha Sievers – Drums
1. Dead Red 04:14
2. Where The Rivers Of Madness Stream 04:35
3. Dark Illusions 03:15
4. An Evil Shade Of Grey 05:19
5. Sidereal Passing 04:41
6. Scars 03:19
7. Nightmare Lake 05:44
8. Souldrain
An Evil Shade of Grey
Ditemi voi quante band in Svezia iniziarono la loro carriera alla fine degli anni 80 suonando death metal per poi trasformarsi in qualcosa di completamente diverso, abbracciando soprattutto influenze gothic-doom. Abbiamo i Sentenced, i Tiamat, i Therion e questi semisconosciuti Cemetary. In quegl’anni la tentazione di suonare veloce e brutale era troppo forte, per poi non parlare della pesante influenza che gruppi capiscuola come Carnage, Dismember, Entombed e Unleashed esercitava sui ragazzini che si trovavano nelle cantine a strimpellare. Ad ogni modo, ogni gruppo aveva un suo chiaro stile che si differenziava ed anche quello dei Cemetary era simile solo in parte a quello degli altri gruppi succitati. Sempre di death metal svedese si trattava ma l’impronta dark/doom era palese nel loro sound e questa particolare inflessione poteva già far prevedere futuri cambiamenti. Tre demo vennero pubblicati a cavallo degli anni 80 e 90, l’approccio lirico era morboso ed in classico stile death metal mentre il vero debutto avvenne con l’ album in questione, An Evil Shade Of Grey, pubblicato dalla Black Mark nel 1992.
Dead Red mette le cose in chiaro sin dall’inizio. Le tastiere contribuiscono a dare un’aura spettrale ad un death metal di base molto oscuro e violento ma non velocissimo. I cambi di tempo sono molti e con essi avvengono vari cambi di atmosfera. La classica distorsione a motosega della chitarre e il growl di Mathias ben si miscelano a breaks nei quali l’anima dark della band si fa notare anche se i vari tremolo riffs hanno sempre un qualcosa di inquietante, spettrale ed affascinante. Sovente ci troviamo al cospetto di arpeggi e partiture eteree da parte della tastiera, con ben solido sullo sfondo lo stile death metal con il quale la band è cresciuta. La lentezza e l’atmosfera occulta rivivono alla perfezione in un piccolo classico del calibro di Where The Rivers Of Madness Stream. L’intreccio delle chitarre è notevole e spesso accompagna quello delle voci, le quali, fondendosi insieme creano un continuo quasi rituale e di sicuro impatto. A dir poco stupendi gli arpeggi quasi folk che si possono trovare alla fine, mentre Dark Illusions pensa ad aumentare leggermente la velocità del disco attraverso improvvisi up tempo che, nonostante lo sforzo, ricadono nel doom più rituale, complice un suono delle tastiere macabro come non mai.
Il nostro viaggio verso queste lande a noi sconosciute e così strane continua con la title-track dell’album, simbolo del grottesco per il riffing dal timbro demoniaco accompagnato da atmosfere rituali e lugubri, solo parzialmente interrotte da sezioni più legate al classico veloce death metal svedese. Come avete potuto immaginare sin qui, questo disco non è di facile assimilazione e necessita di parecchi ascolti per essere compreso in ogni sua sfaccettatura poiché qui le strutture contengono una varietà incredibile di elementi. Anche se l’elemento di facile memorizzazione non gioca il ruolo principale, qui quello che conta è la sensazione di morbosità e di occultismo che An Evil Shade Of Grey riesce a trasmettere. È vero, i brani non sono sempre tirati ed impulsivi, come possiamo anche testarlo man mano che ci avviciniamo alla fine del disco con Sidereal Passing, tuttavia non è quello che conta maggiormente. Ogni piccolo intermezzo di arpeggio o tastiere è evocativo. Prendiamo come esempio Scars, una canzone che si destreggia molto meglio attraverso le linee soliste di chitarra che attraverso i classici riffs diretti a supportare sprazzi di blast beats. Certo, questi due opposti si completano ed hanno bisogno l’un dell’altro affinché l’affresco di terrore ed inquietudine sia completo.
Non era da tutti in piena esplosione di classico death metal nella lande del Nord Europa saper miscelare così bene svariate influenze e l’accoppiata finale Nightmare Lake – Souldrain potrebbe mettere il punto esclamativo. Impossibile non essere estasiati ed impressionati dalla valanga di occultismo sotto forma di musica che essa riversa in ogni singola nota. Come al solito, tra chitarre e tastiere c’è solo da fare scattare un fragoroso applauso per il l’aura ipnotica e dissacrante di un disco sconosciuto ai molti e che, per questo, deve essere opera di una riscoperta obbligatoria, il più presto possibile.