- Tom Araya - Vocals, Bass
- Jeff Hanneman - Guitar
- Kerry King - Guitar
- Dave Lombardo – Drums
1. World Painted Blood 05:53
2. Unit 731 02:39
3. Snuff 03:42
4. Beauty Through Order 04:36
5. Hate Worldwide 02:55
6. Public Display of Dismemberment 02:34
7. Human Strain 03:09
8. Americon 03:22
9. Psycopathy Red 02:26
10. Playing With Dolls 04:13
11. Not of This God 04:20
World Painted Blood
Venerati da sempre come l’identità immutabile, incorruttibile e perseverante del thrash metal mondiale, gli Slayer sono tornati tra di noi con un nuovo album, World Painted Blood. A tre anni di distanza dal più che buono Chris Illusion, il quale riportava la band sui binari giusti dopo le mezze sbandate di album come Diabolus in Musica e God Hates Us All, ecco che i paladini del thrash metal violento ritornano con un album che certo non delude i propri fans ma non li stupisce nemmeno. Diciamo che le differenze in termini di songwriting e registrazione si sentono se compariamo questa recentissima release e la sua precedente. Christ Illusion si distingueva per una produzione potente ma non plastificata o moderna come nelle precedenti releases, mentre Word Painted Blood mostra un sound più spoglio e primitivo. Tom e soci sono carichi su quest’album e lo si sente anche se l’età avanza e spesso alcune cadute sono inevitabili.
La title track posta in apertura mostra le prime note inquietanti di chitarra con tanto di voci sussurrate in un crescendo che sfocia in una poderosa cavalcata di chitarra con chiare influenze hardcore, come da copione. Le sei corde scarne, suonano secche mentre il basso finalmente si riesce a sentire bene sotto le martellate precise di un regolare Lombardo. Nulla di troppo inventivo, piuttosto un semplice supporto alla pesantezza. Le sezioni in mid-tempo a dirla tutta sono fiacche in molti momenti e ci riportano sovente alle sperimentazioni di fine anni 90. Tutt’altra storia quando ci si trova a che fare con una veloce Unit 731. I riffs tendono a ripetersi leggermente ma l’impatto è assicurato anche se avrei gradito più potenza per le chitarre poiché spesso non riescono a dare il giusto impatto. Tom si squarcia la gola e risulta essere sempre abbastanza convincente su quest’album, nonostante la miriade di concerti e album passati. Le partiture soliste ad opera dell’ormai storica coppia Hanneman-King è un marchio di garanzia, pur senza stupire. Ormai la formula la conosciamo. Snuff continua su binari incredibilmente veloci con assoli posti in apertura per perforarci le orecchie. Le tematiche possono essere chiare dal titolo della canzone e la musica ne segue l’impronta drammatica ed oscura. Questa volta le parti meno impulsive si fanno notare bene e stessa cosa si può dire per il ritornello che sovente mi fa tornare in mente alcune sfuriate sul sottovalutato Divine Intervention. A dire il vero, sovente ho avuto la sensazione di trovarmi al cospetto di un naturale successore dell’album datato 1994, vuoi per la struttura delle songs e per l’alternanza di momenti più ragionati con altri decisamente più impulsivi. Cosa iniziata come sappiamo con South of Heaven ma resa più distinguibile e pesante proprio con Divine Intervention e, in precedenza con Season in the Abyss.
A testimoniare ciò che ho detto, troviamo la lenta, oscura e drammatica Beauty Through Order, ennesimo tributo alla Contessa Bathory. Le esplosioni in velocità che ci si presentano alla metà e alla fine non vanno a compromettere un tessuto decisamente più lento, composto dall’ottimo intrecciarsi delle sei corde. Hate Worldwide mostra un ottimo ritornello posto in una marea di violenza, il tutto condito con valanghe di assoli in distorsione wha-wha. Anche se i due axe-men degli Slayer non sono mai stati dei virtuosi, è innegabile il fatto che il loro modo di suonare sia inconfondibile. Si prosegue con la ferale Public Display of Dismemberment, che alle solite infiltrazioni hardcore oppone anche riffs che abbisognano persino di semi-blast beats per essere supportati. Le spore moderne si fanno vive in due canzoni non proprio grandi, ovvero Human Strain e Americon, ovvero tutto ciò che un vero fan degli Slayer non vorrebbe mai ascoltare. Lenta, insipida la prima, vergognosamente al limite del nu-metal la seconda. Parole pesanti? Semplicemente parole da old school Slayer fan che certe soluzioni musicali non vorrebbe mai ascoltarle dalla sua band preferita. Fortunatamente, ecco che come pioggia nel deserto arriva una canzone che spiazza per il suo riffing indominabile e mai così selvaggio su quest’album: Psycopathy Red. La semplicità della struttura porta con sé l’immediatezza e l’impulsività che una canzone degli Slayer deve avere. L’inizio non certamente esaltante di Playing with Dolls (voci da psicopatico di Tom e un tapping a dir poco ridicolo da parte della chitarra)ce lo portiamo dietro per buona parte della canzone, anche se non mancano sporadici ritorni alla “lucidità mentale”. A terminare il disco troviamo una normale Not of This God che punta tanto sulla mera velocità, senza esaltare pur facendoci sorridere di piacere anche solo per essersi fatta notare in modo diverso e positivo da quella ciofeca della canzone precedente.
World Painted Blood è un album con tutte le caratteristiche peculiari degli Slayer. Tutte, dagli esordi fino ad arrivare ai tempi moderni con le varie sbrodolature. Continuo a ribadire che non stupisce, ma si sa che un fan desidera sempre di più dalla sua band del cuore. Tom, Kerry, Jeff e Dave invecchiano bene e dopo quasi trent’anni di più che onorata carriera dovremmo solo essere felici di averli ancora tra di noi.