- Anthony Rezhawk - voce
- Pete Sandoval - batteria, pianoforte in Ghost Train
- Jesse Pintado - chitarra
- Tony Norman - basso, chitarra
1. Inevitable (intro) (01:03)
2. Darker Days Ahead (03:46)
3. Crematorium (03:54)
4. Fallout (03:48)
5. Doomed Forever (03:23)
6. Mayhem (03:57)
7. Blind Army (03:06)
8. Nightmare (03:42)
9. Legacy of Brutality (02:25)
10. Dead Shall Rise V.06 (03:32)
11. Victim of Greed (04:11)
12. Ghost Train (outro) (02:35)
Darker Days Ahead
Tornare dopo ben 17 anni e pubblicare un disco non è cosa semplice. I Terrorizer che tanto ci stupirono con il devastante capolavoro World Downfall, nel 2006 ci riprovano ed il risultato è decente ma di sicuro non sconcertante. Una cosa è certa: se pensate di trovare un altro capolavoro di death/grind furioso stile 1989, dimenticatevelo pure. Darker Days Ahead sembra piuttosto un mix di death/thrash metal velocizzato con le solite venature hardcore. Si tiene a specificare che come album a me piace abbastanza poiché risulta essere abbastanza catchy, tuttavia i fasti dei tempi migliori non vengono toccati, anche se mettere a confronto i due album in questione mi sembra una cosa azzardata, vista la loro differenza in stile.
Con una line-up modificata che vede in pianta stabile i vecchi membri fondatori, Jesse Pintado e Pete Sandoval tra i nuovi arrivati Anthony Rezhawk alla voce e Tony Norman al basso, i “nuovi” Terrorizer ci danno in pasto dodici canzoni che sconfinano spesso, come detto in precedenza, in una forma di death/thrash con meno venature grind. Le canzoni in quest’album sono lunghe e più complesse (basta dare un’occhiata anche veloce alle durate) e persino la produzione è diversa da quella che ci si aspetterebbe da un album death/grind. La batteria di Pete è triggerata mentre le chitarre sono impastate e il tutto suona decisamente freddo, più calcolato e meno spontaneo. Certo, la violenza c’è poiché si tratta comunque di un disco di metal estremo, tuttavia non è il tipo di violenza che ci si aspettava da loro. L’apertura del disco è affidata alla cavalcata della title-track che già mostra i primi segni evidenti del cambiamento di rotta avvenuto con questo album. I tempi della batteria sono i classici tempi thrash/death e i blast beats sono un tantino relegati in secondo piano.
La voce di Anthony è diversa da quella di Oscar Garcia e, pur essendo potente, anch’essa sembra più adatta al genere qui proposto poiché mai troppo gutturale. Anzi, sovente sembra quasi forzata e “bloccata” per non essere troppo estrema. Quel che è certo e che delle schegge impazzite come Crematorium e Blind Army non saranno dimenticate facilmente e posso anche dire che queste due tracce sono quelle che si possono accostare meglio al vecchio stile della band. Gli sconfinamenti doom del ritornello in Doomed Forever e il gran lavoro di doppia cassa di Pete su Nightmare sono gli elementi diciamo “nuovi” dei Terrorizer, come anche il ritornello catchy che ogni canzone ci riserva su questo Darker Days Ahead. Altre canzoni belle tirate sono Mayhem e Victim of Greed anche se in parecchie sezioni mostrano un groove non comune al gruppo in tempi passati. Da notare anche la ri-edizione di un vecchio cavallo di battaglia contenuto in World Downfall: quella Dead Shall Rise che qui perde abbastanza in termini di impatto e cattiveria, complice anche la registrazione che non rende giustizia alla furia del gruppo e ancora una volta rende il prodotto troppo “calcolato” e con poca passione.
I pezzi sono oggettivamente discreti anche se resi abbastanza accattivanti dalla struttura e dai ritornelli che si infilano in testa con molta facilità e ciò rende Darker Days Ahead un disco che si lascia ascoltare con facilità da tutti gli appassionati di metal estremo. Ad ogni modo, bisogna avvicinarsi a questo prodotto dimenticandosi del loro unico capolavoro e prenderlo per come è, nel bene e nel male: un album diverso.