- Claudio Facheris - voce
- Andrea Bochi - basso
- Eros Mozzi - chitarra
- Daniele Gotti - batteria
- Pietro Baggi - chitarra
1. Circle of Fire
2. T.D.K.M.
3. Civil War
4. Flag of Lie
5. Slave Your Mind
6. On My Knees
7. Katarsis
8. Mass Control
9. Betrayed Again
10. Nightmares
Katarsis
Giunti alla terza fatica discografica, ecco che ritroviamo forse una delle realtà più promettenti e pronte a sfondare del panorama metal italiano, i Methedras. Il lavoro qui recensito si intitola Katarsis e per l’occasione i nostri si sono accasati con l’instancabile Punishment 18 Records, sempre più decisa a dare rilievo alle realtà nostrane più importanti. Per l’occasione, il sound dei nostri si è fatto decisamente pulito e potente, riuscendo a fare risaltare alla perfezione gli elementi death/thrash con le varie spruzzate di hardcore più moderno.
Questa miscela esplosiva trova presto sfogo nella seconda traccia dell’album, annunciata dall’intro Circle of Fire. In T.D.K.M. gli elementi leggermente più moderni si sciolgono bene all’interno di una struttura che guarda con insistenza all’irruenza di generi decisamente più parossistici come appunto il death e il thrash più pesante. La lunga introduzione è perfetta per poi esplodere in ripartenze che somigliano a quelle che i Testament ci avevano servito in un capolavoro come The Gathering. I rallentamenti e lo switch vocale dal growl allo scream fanno trasparire gli elementi più groove e hardcore. La batteria pesta a più non posso mentre il suono delle chitarre é leggermente impastato per dare il giusto impatto e la giusta profondità. Civil War e Flag of Life non si spostano molto dallo stile della traccia posta in apertura e seguono ancora coordinate violente ed oscure, anche se il cambiamento non tarda ad arrivare.
Infatti, Slave Your Mind ruba la scena per il suo mix di groove e elementi che esulano un pelino dal classico stile in-your-face. Le melodie sono leggermente più presenti anche se sempre oscure, ma ciò che stupisce maggiormente è il cambiamento di struttura della canzone, la quale mostra, tra l’altro, l’eccellente e variegato stile del batterista. I rimandi ai recenti Testament si fanno ancora più pesanti in On My Knees ma il vero punto di svolta lo si ha con Mass Control, proprio dopo la fucilata della title-track. Si parla di “punto di svolta” del disco poiché le chitarre acustiche qui fanno la loro comparsa tra intermezzi più improntati sulla brutalità, conseguendo un ottimo e particolare risultato. Ascoltare per credere. Betrayed Again non convince troppo con la sua canonica e leggermente insipida marcia di groove incarognito con qualche momento più tirato.
In conclusione invece, troviamo un altro piccolo esperimento dal nome di Nightmares: Lady Godyva è l’ospite speciale per una canzone decisamente orientata verso un gothic metal dalle tinte decadenti. Ancora una volta, quando i Methedras decidono di sperimentare, esce tutta la loro anima camaleontica e ciò è veramente da apprezzare. Katarsis forse non rappresenterà ancora i punto di massima maturazione del gruppo perché ancora alcune pecche permangono, tuttavia non si può rimanere indifferenti di fronte ad un tale prodotto. I tempi sono maturi per un prossimo album spettacolare.