- Benji Webbe – voce
- Mikey “Dee” Demus – chitarra
- Daniel Pugsley – basso
- Arya “Dirty” Goggin – batteria
:
1. Roots Rock Riot
2. Trouble
3. Ratrace
4. State of Emergency
5. Alright
6. Destroy the Dancefloor
7. Rude Boy for Life
8. Killing Me
9. Spit Out the Poison
10. Cause Ah Riot
11. Ease Up
12. Choices and Decisions
Roots Rock Riot
Appresa la dura lezione di Babylon, gli Skindred si ripresentano al grande pubblico con un album molto più compatto e decisamente meglio riuscito: Roots Rock Riot, pubblicato il 23 Ottobre 2007 per la Bieler Bros. Records, non soltanto ripropone il loro originale ragga metal in forma finalmente definitiva e completa, ma soprattutto presenta una band al massimo della forma e finalmente all’altezza delle precedenti aspettative. Forse, ciò che serviva maggiormente alla formazione capitanata dall’eccentrico Benji Webbe era soltanto il tempo: i 5 anni trascorsi tra i 2 album costituenti finora l’intera discografia firmata Skindred sembrano infatti aver chiarito completamente le idee alla band e, allo stesso tempo, non averne intaccato alcunché in fatto di originalità, brillantezza ed entusiasmo.
La prima, lapalissiana novità riguarda la tracklist: meno pezzi, maggiore durata, nessuno skit in stile rap/hip hop. Sembrerà un dettaglio di poco conto, ma in realtà nasconde un’evoluzione alquanto significativa: se Babylon era una raccolta di schegge a corrente alternata, senza apparente coralità e soprattutto senza continuità di fondo, l’allungamento delle tracce nonché la loro cospicua riduzione numerica lascia intendere una precisa volontà di sintetizzare il lavoro in una proposta più organica costituita da capitoli meglio strutturati ed integrati. La conseguenza di questa precisa scelta tecnica la si può facilmente constatare sin dal primo ascolto: tutte le tracce di Roots Rock Riot assumono ben altro spessore rispetto alle precedenti di Babylon, non risultando mai frettolose, approssimative, incompiute come spesso accadeva con quest’ultime. Tutte le restanti innovazioni traggono spunto a partire da questi dati: gli Skindred non hanno affatto cambiato stile, anzi, il loro ragga metal furoreggiante è sempre vivo, dinamico, caustico, e mette in evidenza tutte le proprie estrazioni musicali, dal punk al dub passando per il reggae e certo nu metal, senza inibizioni e con grande consapevolezza della propria assoluta unicità. Del resto, i punti di forza degli Skindred, messi ancor più in evidenza da questo Roots Rock Riot, sono e saranno sempre gli stessi: oltre all’evidente originalità della proposta, assolutamente sorprendente, in primo luogo la straordinaria immediatezza delle partiture, fra ritmiche saltellanti, riffing stoppato, distorsioni abrasive e refrains sempre catchy e coinvolgenti; in secondo luogo, l’incontenibile personalità del leader Benji Webbe, eccentrico, carismatico, straripante, che si esprime attraverso capacità vocali ed interpretative eclettiche ed incalzanti, in grado di destreggiarsi al meglio sia nei momenti di clean sia in quelli di scream & growl, offrendo una gamma di colori e timbri sempre nuova, sempre diversa, imprevedibile e puntualmente azzeccata.
E’ chiaro, dopo simili considerazioni, da Roots Rock Riot sappiamo esattamente cosa aspettarci e l’album in questione non tradisce affatto le nostre attese: dalla funambolica titletrack, che unisce il furore nu metal al senso ritmico del dub, alla catchy Trouble (prima singolo estratto), che affonda tipiche distorsioni alternative alla leggerezza ipnotica del reggae fino al chorus quasi hip hop, alla furibonda Ratrace (secondo singolo estratto, nonostante il chorus poco appetibile), dai caratteristici ondeggiamenti afro, per non parlare della successiva spensierata State Of Emergency, dai vocalizzi semplicemente entusiasmanti e con quella “fuga” finale tutta da capire; se Alright ricade un po’ nel senso di approssimazione (e, in parte, scontatezza) del precedente Babylon, la successiva Destroy The Dancefloor recupera la grinta imperante dei precedenti episodi e introduce interessanti inserti elettronici, ripresi, seppur in tono minore, nella calda Rude Boy For Life, dal piacevole supporto dei fiati (finora pressoché inutilizzati), cui segue l’accogliente Killing Me, una miscela esplosiva di riffing punk e clocking dub dall’imprevedibile intermezzo d’archi, l’irrequieta Spit Out The Poison, dal furioso refrain molto prossimo al punk, la più placida Cause Ah Riot, dal curioso pizzicato d’archi, quindi la malinconica Ease Up, uno dei momenti più lieti dell’intero lavoro, e in chiusura l’intrigante Choices And Decisions, dal crepuscolare intermezzo che tanto profuma di alternative rock.
Insomma, nei molteplici percorsi intrapresi dall’alternative metal, gli Skindred rappresentano una via a parte, unica, irripetibile, da percorrere con l’entusiasmo ed il calore che da sempre caratterizza chi ha origine nel continente nero. Se Babylon costituiva un inizio incoraggiante, presentando suoni e colori finora mai esplorati in ambito strettamente metal, Roots Rock Riot non ne è che la più giusta e piacevole prosecuzione: quest’ultimo riesce infatti a correggere il difetto essenziale del suo predecessore, eliminando quella spiacevole sensazione di collezione disordinata e frettolosa che offriva l’ascolto di Babylon, senza intaccarne la genuinità delle emozioni e la grinta del sound, ma componendole secondo strutture canore decisamente più articolate e studiate. Reggae, dub, punk e nu metal trovano, nella proposta musicale degli Skindred, un giusto equilibrio ed un’ottima compenetrazione, tale da rendere quella inimitabile band britannica un esemplare unico in tutto il panorama metal internazionale. In attesa che esca la loro prossima fatica discografica non ci resta che provare ad indovinare quale sarà la loro prossima svolta stilistica: affascinante l’ipotesi di un’ulteriore sviluppo degli inserti elettronici, che potrebbero fornire un contributo dissonante e stuzzichevole proprio per l’apparente inconciliabilità con la dimensione prettamente rurale e di strada della band in questione; al contrario, proprio per esaltarne le radici fondamentalmente afro e reggae, Benji Webbe e soci potrebbero optare per una svolta acustica, diminuendo le sezioni elettriche ed aumentando gli inserti puramente reggae, così da esplorare una vena folk estremamente accattivante e suggestiva. Entrambi questi approcci sono già stati tentati, chi più chi meno, in quest’ultimo meraviglioso Roots Rock Riot; per avere il responso definitivo su quale saranno le scelte degli Skindred e quindi il loro futuro discografico non ci resta che aspettare il prossimo 21 Settembre: il nuovo EP Shark Bites And Dog Fights è già in arrivo.
Giudizio finale, 7.5 : uno stile unico ed inconfondibile, un leader geniale ed incontenibile, un album ingiustamente trascurato che merita di entrare nella storia del proprio genere musicale. Semplicemente inimitabili.