- Franco Bottoni - voce, basso, chitarra acustica
- Giuseppe Giulio Di Lorenzo - pianoforte
1. Precatio
2. As Judas Curses
3. Labyrinth Of Senses
4. Close Ocean
5. A Fragile Rebirth
6. Sworn Compassion
7. Feeding Of Fears For E. Dickinson
8. Presentation To The Heaven
9. A Swwt Eclipse
10. Abeyance
11. A Cliff Apart
Precatio
In equilibrio tra oscurità e folclore prende vita il primo album dei campani Dialis, che scava nella tradizione etnica dell’Italia meridionale per elevarla ad una dimensione meditativa e decadente, figlia dei tetri cantautori degli anni Ottanta e di storiche formazioni quali Dead Can Dance e Joy Division. Precatio è un lavoro ricco di sfaccettature, che spazia attraverso generi diversi per trovare un’armonia interna comune a pochi lavori del panorama Dark della Pensiola: gli undici pezzi tessuti dai Dialis sono strutturati a cavallo tra un arcano passato e una sensibilità più contemporanea, che consente di accostare la band agli esponenti della nuova realtà Neo Folk europea.
Numerosi sono i timbri (realizzati grazie alla collaborazione di un discreto numero di guest musicians) che arricchiscono le atmosfere meste del duo italiano, dagli avvolgenti archi che plasmano l’architettura di accompagnamento fino alla fisarmonica e alle sezioni di fiati (flauti e sassofono) che delineano melodie lontane e dimenticate. Le title-track che apre l’album è un’elegante danza dai toni cupi e tetri, che cullano l’ascoltatore grazie anche ad un apporto vocale profondo e desolato; l’intera opera è giocata sulla contrapposizione di pianoforte e chitarra acustica, capaci di creare contrasti cromatici di notevole effetto, come testimonia As Judas Curses.
Da rammentare è anche la sezione delle percussioni etniche, che rievocano le origini della formazione e che rappresentano un sottofondo abbastanza consono al genere proposto. Tra gli episodi più memorabili di Precatio si devono segnalare Close Ocean, una ballata che conserva innumerevoli elementi del sound di Nick Cave e Presentation To The Heaven, provvista di un sapore avanguardistico.
La conclusione del disco è poi affidata al binomio Abeyance-A Cliff Apart, in cui la prima raffigura un delicato e struggente dialogo tra voce e violino e l’ultima riassume tutte le caratteristiche del sound Dialis.
La sfera della produzione non è impeccabile ma è intrisa di quella patina antica che impreziosisce molti lavori del genere e che costituisce un filo conduttore con le prime registrazioni ottantiane: si deve anche sottolineare che i Dialis hanno dovuto affrontare personalmente la realizzazione di Precatio, data l’assenza di un’etichetta discografica in supporto al duo campano.
In definitiva si consiglia di prestare attenzione ad un progetto che gradualmente sta emergendo nella scena underground italiana e che, se continuerà a produrre musica di ottimo livello qualitativo, potrà rappresentare una realtà riconosciuta anche in campo internazionale. I Dialis ritraggono una delle tante formazioni della Penisola che escludono l’ambito live per concentrarsi maggiormente sulla stesura delle proprie opere e forse ciò ha permesso alla band di focalizzarsi maggiormente sul song-writing, portando alla pubblicazione un episodio d’esordio capace di conferire nuova linfa vitale all’odierna Dark Wave.