- Andrea Nencini - low tuned big muff & words
- Enrico - big muff & other weird contraptions
- Marco - drums
- Alessio Balsini - electronics
1. Etyope
2. ...And Red And Black Mud
3. Sha Naqba Imuru
4. Diane
5. Genista
6. Les rats d'Oran (l'été)
7. H
A Little Low Dry Garret
C'è voluto appena un anno di tempo ai Blue Deers per mettere insieme le idee e raccoglierle in un nuovo capitolo discografico. Dopo lo sperimentale (e decisamente ben riuscito) omonimo disco d'esordio, ecco ritornare il duo toscano. Anche se di duo non si parla più. Infatti a Andrea Nencini e Enrico Marrucci si sono aggiunti Matteo Mariottini e Alessio Balsini, rispettivamente dietro le pelli e alla parte elettronica. Quello che ne viene fuori è un disco più accessibile del precedente, più diretto, pur non deficitando neanche per un attimo in ricerca sonora e approccio sperimentalista alla musica.
Registrato nell'estate 2008, ma fatto uscire quasi un anno dopo, A Little Low Dry Garret contiene sette tracce spazianti dai cinque ai quattordici minuti, quindi con una durata media piuttosto alta, ma che tuttavia non risultano noiose neanche per un istante. Questo malgrado ci sia ancora molto da migliorare per il gruppo pisano, la cui evoluzione fa però presagire un qualcosa di decisamente interessante.
Si parte con Etyope, primo vero tassello dell'album, nella quale melodie più affini al post-rock si scontrano con riff molto più lenti e pesanti, arricchiti da una presenza elettronica piuttosto marcata e di buon gusto. La proposta musicale dei Blue Deers è notevolmente cambiata rispetto al disco precedente, evolvendo in un qualcosa dall'evidentissima matrice psichedelica ma senza tralasciare l'importanza di un suono pieno e ben strutturato. Si passa quindi alla successiva ...And Red And Black Mud, molto incisiva e cadenzata, capace di entrare in testa fin dai primissimi ascolti. Gran merito va dato alla sezione ritmica, precisa e dirompente.
Sha Naqba Imuru può invece essere associata ad un qualche particolare mantra, come se avesse il compito di portarci verso Diane, uno dei pezzi meglio riusciti di questo A Little Low Dry Garret. Le fitte trame di chitarra e basso infatti, la rendono davvero irresistibile, soprattutto se abbinate ai continui loop elettronici generati da Balsini. Genista invece si presenta come il pezzo più “soft” di tutto il platter, interamente incentrato su fraseggi di chitarra e su tappeti di tastiera, a rendere il tutto più rilassante e ispirato. Les Rats D'Oran (l'été) sbarca su lidi decisamente più sludge dei precedenti, perseverando sulla pesantezza dei suoni e sulla ritmica lenta e quasi stoner. Il capitolo conclusivo è H, lunga ben quattordici minuti, e tutto sommato ben costruita anche se forse un po' prolissa nell'incedere.
A somme tirate, questo A Little Low Dry Garret risulta essere un disco discretamente buono, molto più accessibile e ispirato del precedente. Gli innesti nella line-up non hanno fatto altro che allargare le possibilità artistiche dei Blue Deers, aggiungendo molte più influenze al sound finale. C'è solo da aspettarsi qualcosa di più da questa band, e queste premesse sembrano delle più rosee.