- Peter Leopold - batteria, percussioni, pianoforte
- Shrat - bongo, violino, voce
- Renate Knaup - voce, tamburello
- John Weinzierl - basso, chitarra
- Chris Karrer - violino, chitarra, sax, voce
- Falk Rogner - organo, synth
- Dave Anderson - basso
- Dieter Serfas - batteria
Guests:
- Holger Trützsch - percussioni turche
- Christian Burchard - vibrafono
1. Kanaan (03:56)
2. Den Guten, Schönen, Wahren (06:00)
3. Luzifers Ghilom (08:02)
4. Henriette Krötenschwanz (01:59)
5. Phallus Dei (20:45)
Phallus Dei
Nell’esplosione psichedelica di suoni e colori che investì l’Europa negli anni Sessanta, le comuni si posero come centri di promozione artistica e luoghi di incontro tra musicisti ed artisti che condividevano un preciso manifesto politico. Nel decennio successivo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, la Germania aveva visto l’affermazione di questa realtà inedita al suolo europeo, desiderosa di favorire la ripresa culturale del Paese, ma fino alla metà degli anni Sessanta il fenomeno di avanguardia artistica che aveva trovato terreno fertile nelle comuni non riuscì a riunirsi in un’unica scena. Cinema, arte e musica sperimentale costituirono la leva di protesta sociale che la Germania propose parallelamente al movimento hippy americano, come i primi cortometraggi di Wim Wenders, la nascita dell’arte concettuale e della Body Art, le tendenze vicine alla Pop Art e l’operato di gruppi come Can, Tangerine Dream e Ash-Ra Tempel.
In tale clima di fervore culturale, nella comune di Monaco chiamata Amon Düül si sosteneva la libera improvvisazione musicale, che comportò la scissione degli strumentisti attivi nel circolo in due “fazioni” separate, denominate Amon Düül I e Amon Düül II: questi ultimi si distinsero presto per le loro soluzioni innovative, che posero le basi per l’evoluzione del Rock tedesco e la nascita dello stile che successivamente venne battezzato Krautrock. Chris Karrer, Peter Leopold, Falk Rogner, John Weinzierl e Renate Knaup furono gli artefici del progetto Amon Düül II, conferendo un’attenzione particolare all’ambito tecnico esibito: profondamente influenzato dalla psichedelia d’oltreoceano, il quintetto concentrò nell’esordio Phallus Dei tutte le divagazioni sperimentali migliori, frutto di una ricerca folle e volutamente enigmatica.
Kanaan introduce in un’atmosfera cupa carica di sapore orientale, che trasmette sensazioni allucinogene, di chiara derivazione psichedelica; le sezioni ritmiche plasmano un’architettura di grande effetto, che permette di alternare momenti di tensione alle tipiche distensioni acide e visionarie. Le urla malate che sferzano il tessuto della seconda Dem Guten, Schönen, Wahren trattengono l’ascoltatore in quell’alone d’avanguardia che viene alimentato dal ritmo altalenante del brano e dai mesti dialoghi di chitarra. Gli Amon Düül II si proiettano in una dimensione in equilibrio tra la scuola americana ed un’affascinante matrice etnica, che si manifesta con chiarezza attraverso Luzifers Ghilom e che ricalca il pensiero di una comune con un nome ispirato al Dio egizio del sole (Amon-Ra) e ad un romanzo turco (Düül). L’intermezzo Henriette Krötenschwanz rappresenta un gioco di contrappesi tra il sound dei parenti Jefferson Airplane e Grateful Dead e l’anima della nascente Kosmische Musik; tuttavia, solo con la soffocante title-track Phallus Dei si giunge alla piena realizzazione di quell’intento sperimentale presentato in sordina dai quattro pezzi iniziali. Nei venti lunghi minuti che compongono Phallus Dei, viene dato libero sfogo ad un Free-Rock senza canoni, capace di conferire un aspetto mutevole al monologo strumentale degli Amon Düül II; le voci intervengono prima da lontano, come a voler dipingere un’aura rarefatta ed arcana, e solo successivamente acquistano un ruolo centrale, conducendo verso un ordinario sviluppo psichedelico prima di una chiusura all’insegna dell’oscurità e del gelo.
Phallus Dei è un’opera sublime che ritrae con realismo un periodo di notevole slancio artistico, un periodo che ha visto l’affermazione di avanguardie solitarie e singolari in grado di radunare una generazione che incanalò la propria disillusione nell’arte. L’esordio degli Amon Düül II racconta quindi la storia delle comuni europee che simboleggiavano il mercato indipendente dell’epoca e descrive uno dei capitoli meglio riusciti della corrente europea in risposta alla ben più salda coscienza americana.