- William Basinski - Musiche, arrangiamenti
1. 92982.1
2. 92982.2
3. 92982.4
4. 92982.3
92982
29 Settembre 1982.
Giorno di suoni perduti, di melodie infrante, di un triste lamento esistenziale. 92982 è quel giorno, ma al nostro tempo. E' il William Basinski di ventisette anni fa che diventa il William Basinski di oggi. E così come il suo autore, il loop ambientale si presenta nella sua essenza primordiale, nel suo originario significato musicale e metafisico, trasportandoci in un limbo vitreo dal quale osservare un tempo che non è tempo, uno spazio che non è spazio. La realtà che diventa sogno, il sogno che diventa realtà. In un effimero istante, il mondo concreto si fonde con la catarsi onirica, impedendo di cogliere la reale essenza dell'atmosfera in cui galleggiamo senza saperne il perchè.
Basinski, di tutto questo, è ovviamente il maestro assoluto. Sin dall'impressionismo dei primi lavori Shortwavemusic e Watermusic, il suo genio era percepibile in una maniera che definire lampante sarebbe riduttivo; da lì in poi, una continua evoluzione all'insegna della sperimentazione tanto musicale quanto concettuale. Nei Disintegration Loops aveva colto il mondo occidentale nel suo disfacimento (il periodo di pubblicazione è immediatamente successivo al crollo delle Twin Towers), espandendolo e lacerandolo tramite la silenziosa e disincantata potenza evocativa del suo minimalismo; in The Garden Of Brokeness aveva sottolineato l'imponenza della propria arte metafisica in uno shockante colosso di ambient post-industriale; con Melancholia si era invece abbandonato alla sofferenza e alla solitudine, portando a termine la sua opera (forse) più affascinante. 92982, come tutti i precedenti lavori, scava ancora una volta nell'insondabile inquietudine dell'artista texano, (ri)portando ai nostri sensi l'essenza stessa, incorruttibile e magnetica, di ciò che la sua musica è ed è stata alle origini.
Rielaborati digitalmente, i frammenti ambientali composti e 'catturati' dall'allora giovane Basinski, trovano - a ventisette anni di distanza - il momento per esprimersi e per ritrarre i primi passi di un'artista infinito. Eppure, di questo enorme salto cronologico non ci si rende per nulla conto, proprio perchè lo stile basinskiano supera qualsiasi concezione, qualsiasi limite spazio-temporale, rimanendo sospeso nell'etere come una creatura della quale è impossibile scorgere i particolari. Eppure quella creatura è lì, ferma. Eterna.
La musica di Basinski è un monolite e al contempo una piuma di atmosfere fragili e soundscapes alienanti: 92982.1, con i suoi tredici minuti di durata, apre il disco nella maniera basinskianamente più lecita, attraverso una spossante spirale atmosferica chiusa dal solito, commovente diminuendo finale. Per quasi un quarto d'ora il loop di Basinski si scioglie, si dimena, si placa, si distrugge; poesia pura, la stessa di cui Melancholia era pervaso, anche se in 92982 l'ambiente umano-metropolitano trova maggiori fonti espressive, estendendosi con il tenue concretismo e l'oscurità 92982.2 in una dimensione plumbea in cui la decadenza urbana e i richiami onirici si fondono splendidamente nello stesso linguaggio. Superando l'atmosfera più astratta e strumentalmente effimera dei due brani introduttivi, 92982.4 riporta invece in auge il suono del pianoforte con i suoi toni smorzati e malinconici, che ad ogni singolo rintocco rendono sempre più opaca l'atmosfera della canzone, ennesimo esempio di come e quanto la musica ambientale di Basinski - per quanto lenta e minimalista - sia in grado di ferire mortalmente l'animo di chi ascolta. Quando infine 92982.3, rielaborando e sintetizzando la melodie e il mood riflessivo dell'opener, si protrae lentamente fino a chiudere l'opera, il disincanto, il flusso emotivo e l'attrazione onirica si spengono in un silenzio graduale, per certi versi difficile da accettare, vista la sorta di dipendenza atmosferica alla quale ci si lega durante l'ascolto del disco.
92982 è la palingenesi dell'arte musicale di Basinski e allo stesso tempo la sua conclusione. Un'opera che non raggiunge la perfezione dei precedenti capolavori (migliori nella resa espressiva e negli arrangiamenti ma non molto per quanto concerne l'ispirazione melodica) ma che ci dona per l'ennesima volta un'immagine estremamente densa e toccante di un'artista al di fuori del tempo, dello spazio, delle parole, della vita. Un morto che dal suo inferno ci parla di un mondo scomparso e della sua poesia sbiadita.