- Matt Menovick - Voce, Chitarra
- Bob Smolenski - Violoncello
- Lesli Wood - Pianoforte
1. Your Ghost, Cosenza
2. When Will You Find Love
3. You Will Rise
4. Promise Me Still
5. Sunbeam
6. Shine
7. Can't Imagine The World Without You
8. Is There Nothing Left
9. It's Not The Time
10. About You
Else Another Light Might Go Out
Fautori di un pop-rock intimista, soffuso e malinconico, i Saeta di Matt Menovcik sono uno dei tanti innumerevoli progetti alternativi statunitensi perennemente relegati all'underground e vincolati a quell'insuccesso di nicchia tipico dei gruppi con buone qualità ma poco affini alla commercialità e al pubblico medio.
Eppure, quando si parla di Saeta, non ci si ritrova di fronte nè a costruzioni barocche, nè a ricercate contaminazioni stilistiche, perchè se c'è un tratto saliente che caratterizza il sound della band di Detroit, allora non può essere altro che una semplicità facilmente riscontrabile tanto negli arrangiamenti quanto nelle linee melodiche; lo stile di Menovick&Co. è un concentrato di decadenti fantasie introspettive rese attraverso un andamento lento e inesorabile in cui si dipanano tristi affreschi emotivi, figli del sentimentalismo irrisolto dei Red House Painters di Mark Kozelek, oltre che fratellastri di tutta quella schiera di progetti a cavallo tra ambient, slo-core e cantautorato intimista che fa ultimamente capo ai Dakota Suite di Chris Hooson.
Else Another Light Might Go Out, uscito sotto l'etichetta Tarnished, si espande lungo lo stesso percorso inizialmente calpestato dai precedenti We Are Waiting All For Hope (2005) e Resing To Ideal (2002), andando quindi a rafforzare la già consolidata base stilistica del gruppo, sospesa tra decadenti arrangiamenti classical (su cui si impone il violoncello di Bob Smolenski) e cornici cantautorali contaminate tanto dall'alt-rock acustico (When Will You Find Love, Sunbeam e la conclusiva About You) quanto dallo slo-core intimista dei Dakota Suite (il mood e gli arrangiamenti di Can't Imagine The World Without You) e dallo straniante dramma post-rock dei Rachel's che si ripercuote nei toni malinconici di Your Ghost, Cosenza, Promise Me Still e Is There Nothing Left. Il risultato della palingenesi creativa di Else Another Light Might Go Out è quindi una successione, bilanciata e mai eccessiva, di abissi emotivi di disperazione e rassegnazione, dipinti mediante uno stile che sebbene risulti essere fin troppo derivativo, suggestiona ed emoziona in maniera piuttosto costante.
Di passi falsi, infatti, nemmeno l'ombra: l'album dei Saeta si protrae in una danza sommessa e dai toni sottili, impregnata di una malinconia ora più lacerante (Is There Nothing Left) ora più eterea (i cori di It's Not The Time) il cui unico problema è una derivatività, palese e di certo non encomiabile, da cui i Saeta difficilmente riescono a districarsi (nonostante il cantato straziato di Menovcik e quello più limpido della Woods rimangano tratti distintivi particolari e d'estremo fascino espressivo).
Se anche un geniale mostro perverso quale Steve Albini (qui in veste di producer) è riuscito a commuoversi di fronte questa musica, un motivo ci sarà, o forse anche più di uno. Diciamo che i motivi corrispondono per numero alle cause che impediscono ai Saeta e al disco in questione di affermarsi in maniera omogonea, lasciando quest'immaginario malinconico e struggente in una forma ormai standardizzata e incapace di completarsi autonomamente. Davvero un gran peccato.