- Max Cargo - voce
- El Doom - chitarra, voce
- Freddie Tennessee - chitarra
- Tommy Dean - basso
- Chris Bartender - batteria
1. Praying for Cancer
2. Like Pouring Salt on a Slug
3. I Drink Alone
4. Punchdrunk on Death
5. Bitter Erection
6. Last Laugh
7. Broken
8. Vomitory
9. Black Silence
10. Baptized in Broken Glass
Just Quit Trying
Tutto si può dire dei The Cumshots tranne che già dal loro nome non facciano capire che sono d’impatto e provocatori: la traduzione di cumshot è infatti eiaculazione, e la tranquillità con cui la band norvegese parla dell’argomento sesso come di altri argomenti è presente il tutto il loro ultimo lavoro Just Quit Trying.
La band, senza fronzoli nè ricercatezza, nei vari pezzi dell’album si lascia andare alla descrizione di vari argomenti (ad esempio il rapporto litigioso e vendicativo di due ex da un punto di vista maschile), e lo fa colpendo il pubblico proprio per il modo diretto, poco sensibile, crudo con cui tali argomenti vengono trattati. D’altra parte non è assolutamente una novità per i The Cumshots essere noti per questo loro approccio provocatorio: durante quasi tutti i loro concerti, infatti, i componenti del gruppo hanno lasciato che si svolgessero sul palco spettacoli che poco avevano a che fare con la musica quanto piuttosto con la voglia di non passare inosservati, di far parlare di loro (un esempio è dato da un amplesso on stage qualche anno fa).
Per fortuna però la band di Oslo non deve tutta la propria fama a questa mania della provocazione, perchè questo terzo lavoro del 2006, che lo scorso anno è stato rimasterizzato e messo nuovamente sul mercato con l’aggiunta di due video, è un lavoro di piacevole ascolto, un lavoro veloce, che non stanca, un album grezzo, crudo, sia per quanto riguarda il sound sia i testi.
Just Quit Trying è un esempio di mix fra vari generi (heavy metal, death’n’roll, punk) in cui non ci sono brani che spiccano particolarmente, che colpiscono in maniera evidente l’ascoltatore, ma nonostante tutto si tratta di brani che scivolano senza fatica, brani che possono essere assaporati dal pubblico senza appesantirlo. La pecca di Just Quit Trying è probabilmente l’eccessiva lunghezza dell’album rispetto alle idee musicali della band: a lungo andare è quasi inevitabile percepire durante l’ascolto una certa ripetitività del sound, dei riff; a tale pecca, comunque, riesce a rimediare quasi del tutto il vocalist Kristopher Schau (aka Max Cargo) col suo timbro raschiante, grezzo.
Just Quit Trying inizia con Praying for Cancer, un brano al centro del quale c’è il desiderio rabbioso di un uomo di vedere la sua ex donna ancora innamorata di lui, anche dopo la sua (di lui) morte. Nulla di strano e poco romantico se non fosse che il desiderio dell’uomo è appunto rabbioso, odioso; tutto si respira tranne che amore nelle parole di questo primo pezzo. La rabbia è ben trasmessa anche dalla voce di Max e dal sound, un rock d’impatto e orecchiabile. Like Pouring Salt on a Slug, secondo brano, è un metal incalzante, potente, che però perde la sua potenza durante il ritornello; fortunatamente ci pensa I Drink Alone ad allontanare l’ascoltatore dall’assopimento: veloce, con bei cori che si uniscono alla voce graffiante di Max durante il ritornello, con una breve rabbiosa parte prima dell’ultimo ritornello.
Punchdrunk on Death è uno dei brani più interessanti dell’intero lavoro: peccato solo che alla velocità, all’aggressività delle strofe caratterizzate dal bel riff stoppato della chitarra, segua un ritornello che attenua la miccia accesa un attimo prima. La miccia delle parole, invece, anche in questo brano è sempre più che mai accesa: il rapporto sessuale è visto come aggressione, come pericolo, morte; e tutto ciò senza allusioni, ma in maniera direttissima e spiazzante. L’album continua senza troppi cambiamenti significativi, ma riesce comunque a mantenere più o meno sempre viva l’attenzione del pubblico: Last Laugh è un brano carico di cattiveria, e ancora una volta la voce di Max è determinante nel riuscire a trasmettere questo sentimento; Black Silence, il penultimo pezzo, riesce a concludere al meglio Just quit trying: ricco di influenze, questo lavoro che potrebbe definirsi death’n’roll, risente di vari echi molto distanti fra loro, ad esempio Motorhead e System of a Down (l’associazione con questi ultimi potrebbe venire ad esempio proprio considerando il brano Black silence). Infine Baptized in Broken Glass, ultima cattiveria sparata dai The Cumshots: un malvagio e interessante hardcore che lascia nella mente del pubblico vari frammenti musicali che riassumono bene l’intero album.
Grezzo, diretto, forse un po’ripetitivo ma comunque energico, Just Quit Trying è un lavoro che non ha bisogno di troppi ascolti per essere capito: la rabbia di sound e parole colpisce immediatamente e accompagna il pubblico dal primo all’ultimo pezzo.