- Fabrizio Claudietti - voce, timballo di riso, pan carrè
- Nunzio Francescata - chitarra, basso, batteria, percussioni, tromba, violino, flauto, ukulele, banjo, koto, sitar, idrochitarra a percussione quantica
- Stefano Franceschini - batteria a proiezione magnetica, tastiere
- Carlo Niccolì - birra, gayna, Panzer schiacciapirla, alterigia, supponenza, imprecazioni colorite, vigor domini
- Franco Tommasi - labbra che si slabbrano, invaginazioni che si svaginano, piani cartesiani, ascessi e tracomi
- Giulio Francescanelli - idrochitarre varie
- Mattia Valerioli - tastiere, sintetizzatore, deviatori di flusso
- Guglielmo Federichi - kers
- Angelo Riccardini - il prezzo da pagare per ottenere quest'informazione era troppo alto.
- Clemente d'Alessandro - sintetizzatori, DJ pad, sampling, programmazione, occhiali da sole, canne da pesca, trombe, trombettule e campanule
- Gelsomino Mauri - campanaccio, voce secondaria, diffusore ai limiti del regolamento
- Riccardo il Bestio™ - negozio di fotografie, webcam, modem alla velocità della luce, portentoso e prodigioso pittore provetto di pitto-pareti, mastro cuoco di tortellini alla bolognese (garantishe Shirio il dragòne che dove passha lui non creshe teròne sozza)
1. Prima verrà in anticipo (poi si scuserà millantando disfunzioni congenite)
2. Devonianous
3. I vibratori
4. Quando i piccioni fanno 'grù'
5. Le luci dell'Enel
6. Il teatro degli errori
7. Linea Bubu7
I. Il geco
II. Faggotmaker
III. Gradini di Bierhoff
IV. Il paese è sleale
London Falling
Nota: recensione pubblicata in data 01-04-2009, ora archiviata.
Scorrono brividi sulla pelle degli ascoltatori quando le prime note di London Falling dei nostrani The Crash timidamente affiorano dal silenzio dei secondi iniziali. Un’opera talmente complessa nella sua struttura che la comprensione di ogni singolo elemento risulta spesso difficile. Il nutrito gruppo italiano cerca di tracciare per ciascun ascoltatore tale via, che dev’essere scoperta in noi stessi con la riflessione su ciò che è stata e ciò che è la nostra esistenza. Il gruppo pensa inoltre che "Il motto di ogni scuola deve essere 'ascolto, osservo, imparo'. Magari scritto in latino, che fa più figo *errr* autorevole."
Ulteriore prova della genialità del disco è il fatto che questo disco addirittura viene dal futuro, ma è già lo stesso un classico da tramandare ai posteri.
Ispirati dal Blues e dalla musica classica, i musicisti intraprendono un percorso unico fra la proposta del progressive rock settantiano aggiornato all'epoca del brutal pop, collezioanndo degli inusuali e per questo ingegnosi frammenti di musica d’immaginazione: London Falling raffigura ciò di più spontaneo che proviene dalla mente e dall’anima del gruppo, indubbio capostipite di una nuova tendenza stilistica.
L'iniziale Prima verrà in anticipo è una tenera esplorazione della tradizione musicale pop italiana più recente mescolata alle velleità avanguardiste più estreme del minimalismo di La Monte Young.
La successiva Devounianous è la radice primitiva dell'uomo che lo richiama da ere geologiche ancestrali tramite la furia del jazzcore; seguono i droni e i lamenti della catarsi stratificata di I vibratori, immersa nei delay che la rendono ancora più mistica e ancestrale e aggiungendo alla propria formula sonora un pesante constributo di psicosi ed efferatezza.
Quando i piccioni fanno 'grù' è pura poesia violentata dai feedback in cui le atmosfere sono maggiormente dilatate, la voce riverberata si eleva in melodie allucinate, mentre il languido basso e la celesta conferiscono un tocco onirico.
In Le luci dell'Enel e Il teatro degli errori il drumming costituisce l'ossatura dei pezzi con la stessa centralità che riusciva ad imporre Damon Che Fitzgerald, ma qui questo elemento funge da piedistallo per le sperimentazioni con la tecnologia (spesso sono impercettibili, ma questa suite fiocca di filtri, distorsioni e digitalizzazioni) e con rapporti ritmico-armonico tipici della "warp generation".
Chiusura infine affidata alla poliedrica suite in quattro movimenti Linea Bubu7, progressione armonica che costruisce una lunga opera d'arte somigliante ai King Crimson più sperimentali e ai Finley più iperbrilli.
E' stato difficile recensire quest'album perché un'enormità di ragazzine ci ha sommersi di e-mail d'amore dirette al nostro redattore Matthias "StepTb" Stepancich credendo che il suo nomignolo, Step, derivasse dal protagonista del film Tre metri sopra il cielo. Per poter rispondere a tutte (spezzando loro il cuore con l'amara verità) noi della redazione di Rockline siamo stati così impegnati da rischiare di non fare in tempo a completare la recensione di quest'importante lavoro; ma dato che questo è un album storico eccezionale, di portata universale, non potevamo lasciarlo in sospeso.
Prendete, e ascoltatene tutti.