Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Indie Recordings/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Simon Larsen - Chitarra, Basso, Voce, Tastiere
- Aage André Krekling - Batteria, Voce

Tracklist: 

1. Ruin of Mankind (04:19)
2. A Breath of Apocalypse (05:59)
3. Warriors of the Northern Twilight, Part II (09:11)
4. Endtime (01:54)
5. The Orphanage (05:11)
6. Det Stilner Til Storm (07:22)
7. Tartarus (02:23) 
8. Journey to Hel (06:46) 
9. Dommedag (04:51)

Iskald

Revelations of Reckoning Day

Suonare un genere estremo al giorno d’oggi è un compito assai arduo. Da un lato si cerca di non deludere coloro i quali vogliono ritrovare gli elementi classici che resero “famoso” il genere agli albori e dall’altro si deve cercare qualcosa di nuovo per non risultare pateticamente stantii e fin troppo legati ad un panorama e ad un periodo che, per una miriade d’elementi, non potranno mai più esistere. Gli Iskald, provengono da una terra che ne ha viste e cresciute di band storiche nel black metal, la Norvegia e si può affermare che essi si posizionino perfettamente in questa difficile opera di mediazione musicale. 

Nati nel 2005, i nostri diedero alle stampe un EP già nello stesso anno, intitolato Northern Twilight e un album auto-prodotto nel 2006 dal nome Shades of Misery. La Indie Recordings non esitò a metterli sotto contratto, prima ristampando l’album d’esordio per poi produrgli anche questo secondo lavoro, Revelations of Reckoning Day. Gli Iskald sono una band estremamente valida in fase di composizione e riescono sempre ad essere in qualche modo legati al passato ma con un occhio e un passo in avanti. Lo stile di quest’album riprende il discorso del black metal melodico dei primi anni 90 (Sacramentum, Dissection) per filtrare il tutto attraverso sane influenze thrash metal e riffs a tratti avantgarde.  

I suoni su quest’album sono pulitissimi e taglienti. Sin dalle prime note di Ruin of Mankind, possiamo notare il gran lavoro svolto dal batterista per le lunghe cavalcate a base di doppia cassa e gli improvvisi blast beats a sostenere continui cambi di tempo. I riffs sono gelati, veramente oscuri e nelle sezioni rallentate essi si tramutano facilmente in arpeggi distorti al fine d’accrescere l’atmosfera invernale e surreale del disco. Sovente in queste tracce ci troviamo di fronte a sezioni che prendono a piene mani dal succitato avantgarde ma senza perdere l’impronta black. Inevitabilmente, questo stile mi fa ritornare in mente gli Enslaved post- Frost.  

La lunga Warriors of the Northern Twilight, Part II ci mostra un gruppo dalla dinamicità invidiabile. Le strutture mutano in continuazione, facendoci respirare decine d’influenze diverse senza calare d’intensità ed idee. Le improvvise sezioni a base d’arpeggi in tonalità pulita accrescono questa sensazione di gelo impenetrabile per poi ricadere nell’incedere Viking/progressive di una The Orphanage da applausi. I tempi calano notevolmente in velocità per puntare maggiormente sulle repentine partenze e i complicati intrecci delle chitarre. Det Stilner Til Storm è emozionante per il lavoro svolto dalle chitarre soliste, col suo incedere epico e malinconico allo stesso tempo.  

La breve, pesante e bellicosa Tartarus presto lascia spazio alla velocità riacquistata dalla successiva Journey To Hel. Le sezioni in tremolo picking da parte delle chitarre fanno sempre trasparire un tocco melodico, mentre il resto si distingue per la solita velocità dei cambi di tempo, sostenendo l’intreccio schizofrenico operato dalle stesse sei corde. Dommedag può facilmente annoverare la struttura più melodica del lotto, ritornando su sentieri che furono lontanamente battuti dai pionieri del genere. Le tetre melodie del piano e le nostalgiche armonie ci accompagnano fino alla fine di un lavoro su cui non si deve sorvolare per nessun motivo al mondo.
Che amiate il black, il thrash o l’avantgarde, dategli una possibilità e non ve ne pentirete. Ora speriamo che qualche etichetta più importante possa notare la loro presenza.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente