Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
My Kingdom Music
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Diego Fogliacco - voce, chitarre e tastiere
- Andrea Di Martino - batteria
- Giorgio Barroccu - basso, voce e tastiere


Tracklist: 

1. Light (06:32)
2. Macha (05:27) 
3. VIsion of the Truth (04:37) 
4. Hope (06:02) 
5. I Need Light (05:43) 
6. Sad Moon (03:49)
7. Beauty (06:38)
8. Fearless Gladiator (07:01)
9. Step Into Nowhere (05:28)

Void, The

Vision of the Truth

Vision of the Truth rappresenta il secondo capitolo nella discografia degli italiani The Void. I nostri genovesi, su questo platter ci deliziano con un gothic/doom dalle tinte molto oscure e ispirate al primo filone del genere. Inevitabilmente, gruppi come i Moonspell, Paradise Lost e Tiamat servirono come esempio da seguire da parte di una band che stava forgiando il suo particolare sound. La copertina, rappresentante una specie di capanna diroccata nell’oscurità di una notte senza stelle, ci fa capire immediatamente come sarà il mood dell’intero album. Il gioco di colori tra il nero, il blu, il bianco e il viola serve a rappresentare in modo iconografico tutte le sfaccettature musicali di questo prodotto. Non ci troviamo a che fare con un album potenzialmente commerciale poiché esso non ricalca la moderna concezione del gothic metal, suonato da ragazzini con tanto di aggiunta di voci femminili e melodie orecchiabili. Tutto ciò che si trova in questo disco, rimanda inevitabilmente ai primi anni 90 e questa è una cosa d’apprezzare.  

I pezzi qui presenti non sono diretti, ma preferiscono puntare sull’articolata concezione del genere. I cambi di tempo e le atmosfere si susseguono con gran perizia e ci accompagnano attraverso questo viaggio costellato da chiari/scuri senza che la velocità sia troppo presente. Sin dalle prime note di Light possiamo notare la tenebrosa marcia degli strumenti e la buona produzione. Le chitarre non arrivano mai a puntare tutto su riffs veloci, privilegiando una tecnica che dà risalto all’atmosfera, presto ripresa dalle tastiere. La voce, abbastanza sorprendentemente, si assesta su tonalità pulite e abbastanza ricercate, come se volesse arrivare a toccare dei tocchi lirici ma senza far esplodere completamente la potenza vocale. Lo stile è abbastanza personale, anche se avrei preferito una maggiore rabbia o incisività per quando riguarda le sopraindicate parti vocali.  

Certi passaggi lasciano trasparire un’impronta leggermente più elettronica da parte delle tastiere, come si può evincere dalla successiva Macha. Qui il riffing è decisamente più dinamico e la batteria si lancia addirittura in rabbiosi up-tempo. Tuttavia, la prerogativa della band è di puntare sull’atmosfera e così è per la maggior parte della durata del disco. Vision of the Truth aggiunge al disco un tocco apocalittico tutto particolare, seguendo binari mai impulsivi. A volte le melodie sono notevolmente più accessibili, lasciando da parte l’impronta doom e per ciò a parer mio questa traccia può annoverare la struttura più coinvolgente tra tutte quelle presenti nell’album. Hope è un altro rimarcabile esempio di traccia coinvolgente e varia. Ancora una volta, alcune sezioni ricercano melodie barocche da alternare ad oscuri fraseggi che portano il singer a lanciarsi in uno scream che ricorda i primissimi Cradle of Filth.   

I Need Light (Geneva’s Monologue)
è un monologo della regina Ginevra, moglie del leggendario Re Artù. Essa si apre con una delicata partitura di piano al fin di far risaltare la voce narrante, col suo incedere così evocativo. Il tocco della band è fatato e veramente trascinante. Il buon lavoro svolto dalle chitarre nella sezione centrale è da notare, a volere donare un tocco più potente ed epico. Sad Moon mostra i muscoli e ci consegna una band che non si fa problemi a pigiare sull’acceleratore, quando ce n’è bisogno. Le influenze elettroniche rivivono in alcune brevi sezioni, mentre altre si distinguono ancora una volta per il tocco barocco ed epico. Beauty (Narcissus’ Monologue) preferisce tempi lenti per evocare la leggenda di Narciso. A metà strada tra le melodie tristi, “dannate” e le aperture leggermente più solari, questa traccia è un’altra ottima testimonianza del lavoro svolto in fase di songwiriting. 

Fearless Gladiator
è un pezzo dall’introduzione molto riflessiva, a base di note di piano. L’atmosfera malinconica ci accompagna per tutta la durata, attraverso cambi di tempo e ricadute nel sinfonico. Step into Nowhere chiude l’album senza distaccarsi dalle caratteristiche finora descritte. I rallentamenti sono sempre presenti, mentre alcune sezioni ci mostrano sempre una batteria leggermente più grintosa che non rinuncia a sezioni di doppia cassa per sostenere notevoli picchi epici. Sinceramente non mi aspettavo un lavoro di tale fattura da parte di questa band e anche se il genere qui proposto non è tra i miei preferiti, ammetto con tranquillità di essere stato “rapito” in più parti dalla loro musica. Vision of the Truth è un lavoro già maturo e competitivo e lo consiglio a tutti gli amanti del genere, a patto che non si aspettino commercializzazioni e melodie troppo orecchiabili. Complimenti ragazzi, spero di risentirvi presto.

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