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- C. - Voce
- Miserere - Chitarra, Basso, Voce
- Alboin - Synth, Batteria, Voce
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1. Intro (00:27)
2. Aus Staub und Trümmern (05:47)
3. Moorlichter (05:57)
4. The Brook Lies Silent (05:19)
5. Chöre in der Leere (06:11)
6. Schwingenbruch (07:43)
7. That Dwells Within (The Mountain) (06:53)
8. Wisdom Sans Words (10:30)
Inarborat
Gli Inarborat sono un gruppo black metal tedesco, formato da membri d’altre realtà estreme più o meno note nell’underground. La mente dietro a questo progetto é un tale Alboin, già presente in gruppi come Enid e Funeral Procession, tra gli altri. Dopo una demo pubblicata nel 2007 (Wisdom Sans Words), questo gruppo consegna alle stampe il loro primo, omonimo debutto, in formato full-length. Il loro stile è accostabile alle realtà storiche del panorama black metal nordico e più precisamente a gruppi come i primissimi Enslaved, Dark Throne ed Emperor.
La registrazione è volontariamente grezza e offuscata nei suoni. Sin dalle prime note, possiamo notare il gran lavoro svolto dalla chitarra per donare la giusta atmosfera di gelo e misantropia. I riffs sono oscuri, violenti ma anche con un occhio verso la melodia “gelata” di bands più recenti come i primissimi Taake o Judas Iscariot. I blast beats della batteria sono abbastanza presenti, mentre le sezioni rallentate fanno trasparire un’adorazione neanche troppo velata per Burzum. Le parti vocali sono un po’ troppo trascurate per quanto riguarda la registrazione e non riescono a farsi notare come dovrebbero. Esse sono troppo basse in volumi e anche la tonalità stessa mi pare non eccessivamente estrema. In ogni caso, la registrazione non mi fornisce un giusto parametro di valutazione.
Sovente, nelle parti lente, si sfiora il depressive black metal e le chitarre si assestano su oscuri arpeggi. Sicuramente, l’atmosfera ne giova, ma a tratti, le composizioni tendono ad assomigliarsi un po’ troppo oppure, molto più semplicemente, non riescono a farsi notare. I riffs non dicono nulla molte volte, per poi non parlare dell’originalità. Di sicuro, chi si vuole ascoltare tali sonorità lascia la suddetta originalità nel cassetto, ed è giusto che sia così. Il genere in questione non è propenso ad innovazioni, tuttavia ci si aspetterebbe di più da esso. Basti notare cosa hanno fatto gruppi recenti come Azaghal o gli stessi Taake al fin di risultare gradevoli, pur essendo sempre legati alla prima ondata di black metal nordico.
Ad esempio, alcune sezioni di chitarra leggermente più progressive in una canzone come Moorlichter sono da segnalare perchè si distaccano dalla maggior parte dei riffs monocorde ed essenziali su questo disco. Infine, potremmo segnalare la presenza della tastiera in dosi leggermente più massicce nell’ultima Wisdom sans Words, a sostenere ancora una volta, parti molto lente e riflessive. In fin dei conti, non ci troviamo di fronte ad un prodotto disastroso, ma semplicemente non competitivo. Di gruppi che suonano questo genere, ce ne sono a bizzeffe e per riuscire a ritagliarsi una fetta di notorietà, bisogna sforzarsi maggiormente creando un solido songwriting, anche se non ci si vuole distaccare dalle radici del genere.