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- Davide Aurelitano - voce, basso
- Federico Dragogna - chitarra, seconda voce
- Michele Esposito - batteria
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1. La Piazza
2. Diritto Al Tetto
3. Fari Spenti
4. Meglio Se Non Lo Sai
La Piazza
Dopo l’inatteso successo al debutto del profetico I soldi sono finiti, datato ormai 2006, ritornano in scena gli intrepidi Ministri: severi osservatori della moderna civiltà italiana, da sempre e per definizione polically uncorrect (perdonate l’abuso di una locuzione ormai obsoleta, ma non lo è in questa occasione), egregi interpreti di un alternative rock selvatico, graffiante e dalle prepotenti sfumature garage, in attesa del loro prossimo album Tempi bui il bassista e cantante Davide Aurelitano, il chitarrista Federico Dragogna ed il batterista Michele Esposito presentano La Piazza, EP raffinato e pungente nel quale sono ancora una volta i testi a farla da padrone, però decisamente meglio supportati dal punto di vista musicale rispetto all’acerbo predecessore.
La Piazza, primo brano dell’ovviamente breve tracklist, è un crescendo inquieto e suadente, che inizia nella sinistra tranquillità di una tenera linea di basso e chitarra appena sostenuta da una batteria ancora sottotono, salvo poi esplodere nel finale in distorsioni rabbiose ma mai eccessive, che supportano alla perfezione un cantato esasperato e supplicante. Diritto Al Tetto procede in un’irosa arringa sociale nei confronti del costo delle case, per la quale Davide Aurelitano si fa tribuno di una plebe dilaniata dai moderni paradossi economici; senza mai rinunciare ad un sensibile gusto per la melodia e l’immediatezza delle strutture canore, a supporto delle quali si mette in evidenza una chitarra sempre puntuale e ironicamente solare, anche questa seconda traccia si lascia ascoltare in tutta la sua ruvidità, lasciando in eredità un sentimento agrodolce al confine tra rassegnazione e rivendicazione. Non a caso, data la sua più diretta attualità nonché la sua più corposa completezza, si tratta dell’unico brano scelto per far parte dell’ultimo full length targato Ministri, ovvero Tempi Bui. Fari Spenti risulta decisamente più veloce e apparentemente scanzonata ma rinnova alla perfezione i tratti caratteristici delle tracce precedenti, con ritmiche quasi indie e le solite chitarre distorte a menare danze acid ma al contempo musicalmente aperte, delle quali stupisce senza dubbio la gradevole capienza sonora a dispetto del ridotto numero di strumentisti. Meglio Se Non Lo Sai conclude questo brillante lavoro con una lucida parodia della beata ignoranza, talvolta malcelata indifferenza, lasciandosi cullare fra coralità decisamente più edulcorate delle precedenti e giri di chitarra volutamente semplificati, così da evidenziare ulteriormente la caustica ironia delle liriche.
Che dire, infine, di questo giovane trio milanese? Genuini fino al midollo osseo, diretti quanto un colpo di pistola alla tempia, i Ministri si (ri)propongono come una delle più interessanti realtà rock sulla scena nostrana, facendo della semplicità strumentale e dell’immediatezza paroliera i tratti caratterizzanti di una proposta musicale che merita assolutamente attenzione, fiducia e, perché no, successo: mai come in questo caso, quest’ultimo non andrebbe davvero sprecato.