- Henry Rundell - voce
- Matt Pearce - chitarra
- Chris Jones - chitarra
- Tony Newton - basso
- Grav - batteria
1. Faith
2. No Friend Of Mine
3. Feed My Soul
4. Walking On Nails
5. Crawl
6. I Am The Sun
7. Saints & Sinners
8. One More Day
9. Mistaken
10. Shine On
11. Century
12. Slip Inside
First Hit For Free
Originariamente uscito nel 2006 con il titolo Feed My Soul, ma immesso sul mercato europeo solo nell'ottobre del 2008 dalla spagnola Locomotive Records sotto il nuovo titolo First Hit For Free, il qui presente rappresenta l'esordio discografico dei Voodoo Six, quintetto inglese formatosi nel 2003 e dedito ad un hard rock di stampo classico e settantiano, venato tuttavia da un taglio più moderno e votato a certo rock americano degli anni '90 (brani come Faith e I Am The Sun si potrebbero confondere con alcune cose degli Audioslave), favorito anche dalla produzione moderna, secca e spigolosa di Mike Fraser, uno che ha già lavorato con gruppi del calibro di AC/DC, Aerosmith e Metallica.
Nonostante la band britannica abbia avuto la ghiotta opportunità di aprire per grossi nomi come Iron Maiden, Metallica e Guns N' Roses, i feedback nei loro confronti sono stati un po' freddi, o comunque non certo tali da far presagire quel successo che ci si sarebbe aspettati.
Nonostante la buona prova di Rundell alla voce e della coppia Pearce/Jones alle chitarre, poche nuove e poche buone per questo debut, infatti l'opener Faith ricorda vagamente Cochise degli Audioslave mentre nelle parti iniziali delle strofe della più carina Walking On Nails si nota una certa assonanza con la bellissima Because The Night di Patti Smith, anche se in linea generale il tentativo chiaro di riprendere certe sonorità tipicamente "settantiane" che contraddistinsero gran parte dell'hard rock classico emergono chiaramente in tracce come Feed My Soul, Century o l'ottima Saints And Sinners, il momento migliore del platter.
Evidente poi l'intendo di rivedere sotto una veste più attuale e modernista l'hard rock di stampo classico, come si percepisce dall'ascolto della più bluesy One More Day o dalla più cupa e pesante Shine On, pezzi che cercano di conciliare il rock dei '70 e quello dei '90 con esiti modesti e che comunque non hanno proprio niente di sorprendente, un po' meglio invece nei pezzi orientati verso stilemi più "classici", come nella ballad Mistaken, riuscita solo a metà in quanto le buone melodie non reggono la sua prolissità.
First Hit For Free è quindi quel classico disco destinato ad essere ascoltato e presto dimenticato come uno dei tanti, incapace di incidere in un panorama musicale sempre più frazionato, eppure sempre più sovraccaricato da proposte di ogni genere e specie, ed in cui per emergere servono maggior classe, ispirazione e verve.