- Lee Small - voce, chitarra, basso
- Glenn Leon - tastiere, backing vocals
- Mikey C - batteria
1. Black Sky
2. Children Of A Lesser God
3. Secret Journey
4. Garden Of Eden
5. Complicated World
6. Angels Are Falling
7. Time For Awakening
8. Annie
9. The Ghost In The Machine
10. Waking The Dead
Through The Eyes Of Robert Lees
Hard rock dalla vocazione sperimentale e dalle tinte dark, progressive e funky, per l'esordio solista di Lee Small, in passato con Surveillance, Pride e soprattutto Phenomena ed attualmente voce degli inglesi Shy, cult band in ambito melodic hard/AOR che nel corso degli anni '80 rilasciò album di pregevolissima fattura come Excess All Areas del 1987.
Through The Eyes Of Robert Lees è un concept incentrato nella nebbiosa Londra di fine ‘800, e la storia non può quindi non essere quella che dominò ampiamente le cronache britanniche dell'epoca, ossia quella di Jack "Lo Squartatore", qui visto però, come recita lo stesso titolo, attraverso gli occhi dell'investigatore, giornalista e medium, Robert Lees.
L'artista inglese si mostra eclettico e versatile, tanto nell'approccio quanto nell'interpretazione, passando da uno stile all'altro e mantenendo sempre un preciso filo conduttore in tutta l'opera, mostrando così abilità nel sapersi districare nel funk devoto a Glenn Hughes dell'opener Black Sky, nel prog-dark di Garden Of Eden, nel soul melodico e suggestivo della bellissima Time For Awakening, nel pop d'autore della delicata ballata Annie, spingendosi fino a soluzioni sorprendenti, più nella forma che nell'esito, come avviene con le sfumature reggae di Complicated World, la più solare nel contesto soffuso e nebbioso che complessivamente avvolge l'intero lavoro. In simbiosi con l'argomento trattato invece, le atmosfere sono spesso soffuse, teatrali e darkeggianti, pur conservando sempre un'aria trasognata ed onirica.
Non mancano neanche puntatine verso un modern rock dal taglio dark e grintoso, come si può notare nelle poco avvincenti Children Of A Lesser God e Waking The Dead o nella meglio riuscita Secret Journey, pervasa da un sinistro riff sabbath-iano ed aperture ora più melodiche ora più orientaleggianti, anche se la vocazione principale di Small sembra essere quella per l'hard rock classico fortemente intriso di funk, tanto da farlo apparire come un possibile ed accreditato erede di Glenn Hughes, senza dubbio una delle maggiori influenze del singer britannico, qui anche al basso e alla chitarra, insieme a Phenomena e Uriah Heep.
Peccato per la produzione non proprio all'altezza e per qualche calo qualitativo che limita la fluidità dell'ascolto, trattandosi peraltro di un lavoro che per sua stessa natura necessita di ascolti più attenti ed approfonditi, ma di certo Through The Eyes Of Robert Lees è un album che riserverà piacevoli sorprese e che rappresenta qualcosa di unico e diverso nell'attuale panorama hard rock, da sempre poco incline a rivoluzioni e trasformismi.