- Mister Curse – Voce
- Katheryne, Queen of the Ghosts (Katie Stone) – Violino, Flauto, Voce
- The Gentleman – Synth, Pianoforte, Batteria
- Mr T.S. Kettleburner – Chitarra, Basso, Voce
1.God (16.27)
2.Female (13.57)
3.Male (13.05)
4.Earth and Matter (9.41)
5.Microcosm (10.27)
The Corpse of Rebirth
Debutto sensazionale per i quattro misteriosi inglesi che hanno dato vita nel 2007 al progetto A Forest of Stars, presentando non solo una visione musicale inedita ed interessante ma anche un concept piuttosto personale basato sull'Inghilterra vittoriana di fine ottocento che va quindi ad influenzare tutto ciò che riguarda la band, dall'elegante sito ufficiale fino all'altisonante e formale stile dei comunicati stampa e delle interviste.
“A Corpse of Rebirth”, registrato a fine 2007 e pubblicato quest'anno in tre diverse edizioni (CD limitato, cassetta, CD digipack), è un viaggio di un'ora nelle visioni musicali degli A Forest of Stars: visioni che risultano da una mescola intrigante, fatta di Black Metal al contempo veloce e melodico, alterato da toni psichedelici e sognanti, con chitarre liquide od ipnotiche a costruire sensazioni e panorami musicali che con il nichilismo del Black tradizionale hanno poco a che fare. L'atmosfera arcana, solenne ed occulta è resa con efficacia anche grazie agli accompagnamenti spettrali del pianoforte e soprattutto del violino (“God”) di Katheryne (all'anagrafe Katie Stone, da pochissimo entrata a far parte dei My Dying Bride, gruppo cui gli A Forest of Stars possono essere avvicinati per quanto riguarda i momenti più lenti, distinti, maestosi e disperati), mentre le tastiere e i synth trovano modo di giocare con emozioni più allucinate grazie ad apparizioni magnetiche ed inquietanti.
Più omologata ai canoni del genere la prestazione della batteria, che però trova modo di personalizzare il proprio apporto durante la splendida “Earth and Matter”, in cui un incessante ritmo tribale completa sontuosamente le confuse linee di chitarra e gli oscuri sfondi di tastiera, prima che una lamentosa melodia di violini chiuda il sipario dopo dieci minuti di delirio; d'altronde, i brani hanno tutti una durata considerevole (dodici minuti, in media) e c'è pertanto tempo e spazio necessario per pregevoli cambi di rotta e direzione sonora, fra veementi assalti di primitivo Metal estremo con tanto di voce sofferente e momenti più distesi e lisergici, con arpeggi sinuosi che stemperano i contorni (“Male”) o voci femminili (“Microcosm”) dotate di spoglie e conturbanti tonalità, più consone all'introspezione di certo sognante Rock alternativo piuttosto che alla sgolata magniloquenza cui ci hanno abituato le voci femminili tipicamente utilizzate in territori Metal.
“The Corpse of Rebirth” è un disco affascinante, che sperimenta con classe e cognizione di causa, unendo strumenti classici (violino, pianoforte, flauto) a sensazioni allucinogene (batteria nei suoi momenti tribali, chitarre elettriche narcotizzanti, synth ipnotici) e ad elegante violenza Black Metal (voce maschile in scream, batteria rapidissima, chitarre impetuose, atmosfera oscura ma distinta): un mix particolare, non facilissimo da penetrare con pochi ascolti, ma altamente suggestivo: “The Corpse of Rebirth” è uno dei migliori tentativi tra quelli di questi ultimi anni per modernizzare ed ibridare il Black Metal con influenze esterne – più maestosi e meno mentali dei Nachtmystium di “Instinct: Decay” e più rockeggianti e meno Folk rispetto ai Negură Bunget di “Om” (per citare due dischi recenti assimilabili a “The Corpse of Rebirth” per coraggio, successo realizzativo, stile e ampiezza della visione), gli A Forest of Stars confezionano un disco che soddisferà tutti gli amanti della sperimentazione fondata su base Black.