- Peter Braun - voce, chitarra
- Helmet Stegel - chitarra
- Darby Flowers - piano, tastiera
- Remedios Innocentes - basso
- Spirios Filios - batteria
1. Back From Mars
2. The Human Endeavor
3. Mimes Hill
4. Corporate Still
5. From Here Till Ever
6. Passions
7. In A World Of...
8. All Day And All Of The Night
9. Through The Speakers (Alien Synth Mix)
10. Lucidia
11. Brand New Day
12. Zurich Von Mars
Back From Mars
I Jupiter VI sono una band proveniente dagli Stati Uniti, esattamente dal Nevada, formatasi come side-project del frontman dei Deliverance Jimmy P. Brown, qui nelle vesti di vero deus ex-machina dell'intero progetto, essendone al contempo fondatore, compositore, chitarrista e cantante.
Il sound che ci propone il combo del Nevada è un theatrical/space rock dalla chiara impronta alternative rock e con delle altrettanto chiare sfumature glam rock e glam punk, tutti elementi peraltro riscontrabili anche nelle innumerevoli influenze, dichiarate e non, della stessa band, che comprendono The Strokes, The Killers, T-Rex, David Bowie, Lou Reed, Slade, Ramones, She Wants Revenge, Toadies, Iggy Pop, Cheap Trick.
Come l'altra e già citata band progressive metal di Brown, che qui anche in onore dei suoi numerosi fan tedeschi, come dimostra anche la closer Zurich Von Mars che altro non è se non la versione in lingua tedesca dell'opener e title-track Back From Mars, utilizza lo pseudonimo Peter Braun, anche i Jupiter VI fanno parte di quel movimento definito Contemporary Christian Music, che si caratterizza per l'uso di liriche incentrate sui valori cristiani e religiosi.
Registrato originariamente nel 2006 ed adesso rimesso sul mercato dalla tedesca Retroactive Records, Back From Mars, fin dall'ingenuità del titolo e della copertina, mostra la sua devozione per uno dei personaggi più carismatici della storia del rock come David Bowie e l'evidente tentativo di ricreare uno space rock dal taglio moderno, pur prendendo spunto proprio dalle radici di certo rock classico.
Nonostante in alcuni casi gli echi del duca bianco siano ben udibili (il bel lento Lucidia, In A World Of...), addirittura talvolta persino ingombranti, tanto che in alcuni frangenti di Passions si sfiora il plagio, come del resto le influenze glam e punk, rispettivamente evidenti nella cover degli Slade All Day And All Of The Night e in Through The Speakers, non si può tuttavia negare che l'act statunitense abbia saputo rimescolare le diverse influenze plasmando un sound efficace e piacevole, capace di suonare moderno e particolare pur conservando quel sano e piacevole retrogusto retrò, ma che di certo non si può definire particolarmente originale né tanto meno unico.
I vari brani sanno contenere quella carica frenetica tipica del punk, spesso unita con quel gusto un po' glamour ed un po' vintage, che cerca poi di trovare un proprio habitat, con esiti più o meno buoni, nelle più attuali tendenze alternative rock. Non sfigurano così brani come la punky The Human Endeavor o la più atmosferica e particolare Corporate Still, come apprezzabili sono i diversi mid-tempo e semi-ballad presenti, quali Brand New Day, forse uno dei brani più diretti e piacevoli, o Mimes Hill.
Back From Mars risulta così un lavoro che riesce ad incuriosire, facendosi anche ascoltare con una certa facilità, che talvolta rischia di cadere in citazioni fin troppo evidenti, ma che tuttavia, pur non potendosi definire originale, riesce a rielaborare, partendo da svariate influenze, un sound moderno e particolare. Interessante e piacevole, e questo il più delle volte può anche bastare.