- Fabio Arnosti
1. Fishing Bottles In The Middle Of Lake, Akko, Israel
2. Today, A Rainy Day
3. I’m Going Down, Down Brown
4. A Secret Dance By Isadora Duncan
5. Fucked Up, Got Ambushed, Zipped In
6. Mia & Me
7. Like Yesterday, like Tomorrow
8. Amy Reno
Cascades
Cascades di Arnoux (sigla dietro la quale si nasconde Fabio Arnosti, bassista dei Ten Thousand Bees) è arrivato all’improvviso, come una pioggia primaverile abbattutasi sul panorama discografico italiano: una piccola produzione costruita attorno a briciole di suoni elettronici, intime chitarre acustiche suonate in cameretta e sintetizzatori videogiocosi.
Il clima che circonda questo esordio è qualcosa di difficilmente descrivibile, sembra quasi di guardare una polaroid sbiadita che ritrae un pomeriggio estivo di molti anni fa, o fissare il riflesso tremolante degli ultimi giorni adolescenziali che si specchiano in una pozzanghera.
Queste sono le immagini che mi sono emerse in testa durante l’ascolto delle 8 canzoni componenti l’esordio di Arnoux.
Tutto il progetto è sorretto da pochi ed elementari strumenti utilizzati in modo sempre accorto e misurato, quasi come se nessun suono volesse rubare spazio agli altri, cercando di mantenere l’atmosfera generale rilassata e distesa, quieta e spensierata.
Chitarre acustiche e contrabbassi seminano poche arpeggiate note lungo il loro tragitto, tratteggiando melodie morbide, lente, ma allo stesso tempo dotate della frizzantezza e del brio delle più classiche canzoni pop.
Un cantato in inglese che talvolta rischia di tradire le sue reali origini ma che dona, forse inconsciamente, un dolce strato “amatoriale” ad ogni canzone, facendola sentire ancora più “propria”, ancora più vicina alla realtà da cui ha avuto origine e che cerca di richiamare.
Cascades è infatti un lavoro nato durante il periodo universitario di Fabio Arnosti, complici un computer portatile dove poter registrare ogni idea, una chitarra presa in prestito dal compagno di stanza e, ovviamente, una generosa sequenza di pomeriggi durante i quali “faresti qualunque altra cosa piuttosto che studiare” : ecco, è questo il sottobosco di quotidianità in cui ha preso forma ed è cresciuto questo lavoro, e di cui si rende ovviamente interprete e vettore con grande genuinità.
Punte di Indie Rock svettano talvolta tra un pezzo e l’altro, contraddistinguendo alcuni episodi come Fucked Up, Got Ambushed, Zipped In, esplicita fin dal titolo ( la frase è infatti la stessa da cui ha preso il nome la storica hardcore band Fugazi, dichiarata influenza) con la sua batteria questa volta più aggressiva del solito e la voce acida e lo-fi che rimbalza contro profondi accordi di pianoforte, benché tutto sia velato del cullante ondeggiare acquatico che lega ogni traccia del disco, unendo le loro diversità con il medesimo filo conduttore.Anche la romantica e vibrante Mia & Me, con i suoi disorientanti fraseggi mediorientali ad intervallare le sezioni dedicate alle strofe si rivela un diversivo più che piacevole, che può inizialmente suonare troppo “sopra le righe” , ma che presto si rivela un’ottima trovata.
Come dimenticare poi la curiosa Today, A Rainy Day, che si divide da tra un piano giocoso ed un synth dal suono particolarmente House ma fortunatamente addomesticato dalla gentilezza dello xilofono che passeggia nelle retrovie.
Insomma questo esordio rappresenta a mio parere una piccola gemma, qualcosa che è nato un po’ per caso, un po’ per passione, ma che riassume in otto canzoni un intero spettro di sensazioni post adolescenziali esplorate guardando solo il loro lato leggero, spensierato e gioioso.
Musicalmente sembra di sentire le chitarre dei King Of Convenience scheggiate dall’ elettronica dei Royksopp, anche se con ogni probabilità nessuna di queste band rappresenta un' influenza diretta all’esordio di Arnoux.
Un disco senza dubbio consigliato, composto da pochi ingredienti ma capace di rapire se gli si concede l’attenzione che merita, un piccolo quadretto di gocce digitali e semplicità Indie Pop.
(Un ultimo appunto va fatto riguardo all’artwork che confeziona al meglio il tutto: le foto “acquatiche” di Lara Trevisan si rivelano il supporto grafico ideale per musica come questa.)