- Gorgonia - voce, chitarra
- Acerus Malum - chitarra
- Evilizer - batteria
1. Blazing Crow of Avenger Lords
2. Fire and Iron, Death to Unmisbelievers
3. Wind of Forest
4. Trionfo della forza (caput mundi)
5. Winf of Forest pt. 2
6. Skyggedans
Rage of Tyrants
Un lavoro davvero anonimo questo omonimo demo di debutto degli italiani Rage of Tyrants. Si tratta infatti di uno spento condensato dei peggiori stereotipi del black metal, in cui sono pochi i momenti positivi (e principalmente le parentesi acustiche). Questo demo è molto conformato ai canoni del black old-school e derivativo nei confronti dei gruppi storici del genere, per non trovarlo noioso ed insipido bisognerebbe o aver ascoltato quasi null'altro di black metal (apprezzandolo, ovviamente) o essere dei blacksters fortemente chiusi e ancorati ad una ristretta linea di pensiero musicale. Probablimente neanche questi - o forse no, se c'è gente capace di "comporre" materiale del genere.
L'attitudine del gruppo è fortemente plagiata dall'estetica black metal e dalle sue caratteristiche da risultare anche ridicola, abbinando songwriting scadentemente banale a testi infantilmente cattivi, e neanche scritti in inglese corretto (tranne uno in italiano con alcune citazioni in latino, probabilmente messe tanto per metterle perché suona virile e virtuoso rimembrare i fasti di Roma antica). I riff sono dozzinali in una maniera disarmante, nient'altro che un pallido riciclaggio di stilemi altrui senza un briciolo di personalità o inventiva, ricalcati su quanto già detto da innumerevoli altre band - su tutte i Mayhem che in un paio di occasioni sembrano anche essere copiati, tranne per la cover finale (bella forza però, aggiungerete) ed eventualmente per i due brani acustici, i quali tuttavia in quanto ad originalità rimangono comunque piuttosto carenti. La batteria lavora solo di doppio-pedale, che non è neanche particolarmente pesante o veloce rispetto ad altre: è semplicemente inserita in una maniera palesemente fine a sè stessa per fare rumore martellante di sottofondo. Il vocalist, poi, cerca di imitare lo screaming tipico del genere, ma non riesce a tenere un ruggito prolungato neanche per pochi secondi, gracchiando sordamente senza sembrare per nulla inquietante o angosciante.
Il tentativo di imitare il primo black metal norvegese colpisce anche la registrazione, di scarsissima qualità al punto che si fa fatica anche solo a distinguere le due chitarre fra di loro, e il basso neanche si sente... anzi, il basso non c'è per davvero, probabilmente perché l'"essenza" gelida e maligna del possente black metal, malvagia musica di quei beniamini che tanto affascinano le suggestionabili menti dei Rage of Tyrants, non necessita certo di uno strumento tanto inutile e per nulla oscuro e violento, a differenza delle ronzanti chitarre e della frenetica batteria.
Blazing Crow of Avenger Lords mostra fin da subito tutte le caratteristiche fino ad ora elencate. Non c'è bisogno quindi di dilungarsi ulteriormente, visto che non c'è altro da dire, se non per una sequenza di riff fin troppo somigliante a Funeral Fog dei Mayhem. Vale lo stesso discorso per Fire and Iron, che però forse trova spunti melodici nel riff principale che la rendono un minimo ascoltabile. Wind of Forest è una strumentale acustica, magari anche, per carità, godibile e scorrevole, ma di brani così se ne sono sentiti a miliardi, una semplice parentesi come tante. Tornando su lidi metal, Trionfo della Forza (caput mundi) è un brano interamente cantato in italiano, che fra deliranti proclami di "furore" e potenza e citazioni latine messe un po' a caso (il classico, abusatissimo "Roma divina urbs", probabilmente per imitare gli Aborym) vi farà fremere dalla voglia di premere il tasto skip. Wind of Forest pt 2 è il seguito della strumentale precedente, non è molto diversa da essa, sviluppa un po' di più l'intreccio di arpeggi semplici e aggiunge un canto sussurrato che ripete qualcosa tipo "cold and blood to ourselfs", e nulla più. Chiusura affidata a Skygeddans, una cover dei Satyricon che, tralasciando la registrazione addirittura peggiorata e il minor impatto, risulta compositivamente ed esecutivamente perfettamente uguale all'originale in tutto e per tutto, tranne per la mancanza della tastiera di sottofondo e, per qualche motivo, anche della voce, presente solo sul finire. A cosa serve una cover del genere? A niente, senza giri di parole.
I Rage of Tyrants sembrano nient'altro che dei meri imitatori quindi, per nulla in grado di proporre qualcosa di ben più fresco e meno ritrito, ma neanche, come valore assoluto intrinseco, martoriante, tenebroso e violento come i veri esponenti del black metal. Bocciati completamente.