Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Etichetta: 
Seahorse Recordings
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Paolo Messere - voce, chitarra, tastiere, loops, basso, batteria
- Francesco Candia - chitarra, tastiere, bow
- Davide Fusco - batteria, cori
- Michele Santoro - basso, tastiere, loops, shaker, cori

Tracklist: 

1. Soldiers and Faith
2. My Dream Doesn’t Lie to My Soul
3. Christ is on the Wall
4. Summer waits
5. Turn (Slowly to This Native Coast)
6. Do You Believe in Love?
7. It Looks Like She’s Failing
8. A Couple of Smiles
9. The Death of a Day
10. Pain in Southern Heart
11. That’s Life

Blessed Child Opera

Soldiers And Faith

I Blessed Child Opera arrivano così al quarto album ufficiale dando luce a Soldiers And Faith, successore del meritevole Happy Ark che ricevette consensi favorevoli unanimi dalla critica, sia nostrana che estera. I suoni che contraddistinguono questa preziosa realtà dell’underground italiano, la sua eleganza e le personali caratteristiche ricche di ricercate influenze anglosassoni e non, si ripresentano anche in questo episodio della discografia, episodio che fin dalla prima traccia esprime con intima poesia lo-fi le corde emozionali alle quali si trova appesa questa band, tra agrodolce malinconia acustica ed torbide ambizioni pop rock.

I segnali lanciati durante l’ascolto del disco sono molti e eterogenei, ogni brano nasconde una propria limpida anima, qualcosa che colora l’immaginazione dell’ascoltatore con tinte quasi sempre scure e fredde, ma che non fatica a rendere istintivamente distinguibili i brani.
Benché la melodia sia presente in misura decisamente abbondante non vengono mai traditi i granitici principi di una band di questo calibro, sposando una linea stilistica dalla grande raffinatezza che si palesa attraverso le robuste linee melodiche di voce e chitarre, il loro intrecciarsi in modo inconsueto ma allo stesso tempo immediatamente famigliare e mai ostile.
Grazie a questa naturalezza, il processo attraverso il quale ci si affeziona alla musica dei Blessed Child Opera diventa rapido e quasi impercettibile, dopo ogni ascolto si raccoglie infatti una manciata di particolari in più che erano sfuggiti la volta precedente, riuscendo a decifrare in modo sempre più preciso lo spesso tessuto armonico che compone il disco. Non bisogna poi dimenticare le ampie pennellate dark e wave che tinteggiano talvolta le scure parentesi folk, talvolta i vibranti passaggi più spiccatamente rock, non invadendo mai il personale stile costruito da questa band ma rivelandosi un’ influenza viscerale e necessaria per il riuscito effetto finale.
In particolare un basso lineare, denso e nero striscia perennemente nelle retrovie di ogni pezzo, accompagnato in più casi da strumenti ad arco e noise chitarristico tenuti a bada da una batteria essenziale ma proprio per questo efficace, manifestano più volte quanto gli anni ’80 abbiano lasciato il segno su queste canzoni.
Accenti folk e cantautorali sono sparsi con intelligenza lungo il percorso che porta ad esplorare le 11 tracce che riempiono Soldiers And Faith, ed ogni volta la matura, vellutata eleganza che distingue queste canzoni allontana completamente dalla mente il fatto che stiamo ascoltando una band italiana.
Una voce profonda ed evocativa si fonde con le corde arpeggiate della chitarra, rendendosi vettore perfetto per il tipo di sensazioni di cui sono carichi i pezzi, spargendo rassegnazione autunnale, solitudine urbana e solenne, romantica, amarezza. Perché in fondo c’è anche molto romanticismo nascosto tra le stratificazioni crepuscolari di questo lavoro, un’impronta sfuggente e difficile da distinguere, ma che riveste un ruolo essenziale affinché lo spirito di questi brani non sprofondi sotto una cortina di fumo nero che ribolle di depressione.
Un ennesimo arricchimento che si rivela gradito è l’intrusione di schegge di elettronica atte ad aggiungere dinamicità all’insieme sottoforma di tastiere e loops, strumenti sapientemente nascosti tra le trame di chitarra, basso e batteria, ma che in più di un occasione aggiungono tocchi di classe estremamente utili per la costruzione di un atmosfera adatta al brano in questione.

Questo quarto lavoro dei Blessed Child Opera è fondamentalmente un disco notturno, torbido e più complesso di quanto possa apparire, vivo ma poco incline a mostrarsi nella sua grandezza al primo approccio. Gradazioni di nero e blu coprono con spessi strati di colore ogni singola canzone qui contenuta, lasciando filtrare pochi sottili rami di luce, riversando molto dello spirito Dark-Wave che maturò più di un ventennio fa e celebrandolo nel migliore dei modi, rinnovandolo senza snaturarlo.
Risulta essere un disco consigliato soprattutto a chi considera l’underground italiano qualcosa di morto e sepolto, senza contare a tutti coloro che amano la musica rock matura, raffinata e “inglese” filtrata attraverso i suoni di un passato sempre più lontano, recuperandone l’intenzione ed il valore.

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