- Jens Kidman - Voce
- Fredrik Thordendal - Chitarra e voce
- Mårten Hagström - Chitarra
- Tomas Haake - Batteria
- Dick Lövgren - Basso
1. Stengah (05:38)
2. Rational Gaze (05:04)
3. Perpetual Black Second (04:39)
4. Closed Eye Visuals (07:26)
5. Glints Collide (04:56)
6. Organic Shadows (05:08)
7. Straws Pulled At Random (05:10)
8. Spasm (04:15)
9. Nebulous (06:33)
10. Obsidian (04:20)
Nothing
Sono passati undici anni dal primo full-lenght Contraddiction Collapse e i Meshuggah sono ancora qui a distruggere, annichilire, confondere, emblemizzare il futuro. Protagonisti di una delle più shockanti ed alienanti evoluzoni stilistiche nella storia della musica estrema, la band di Urea giunge nel 2002 ad una delle proprie opere più complesse ed elaborate: Nothing è l'esaltazione più brutale del sound tetro, soffocante e cupo degli ultimi Meshuggah, un colosso di monolitica pesantezza atmosferica, l'ennesimo idiogramma dell'incomprensibile alfabeto meshugghiano. Danza infernale in cui tutto arde in preda alla più allucinante follia, Nothing è la negazione totale del mondo musicale presistente, è la sua antimateria, il suo risvolto nichilista e vacuo. Eppure, in questo vuoto, pare che il mondo esploda sotto scariche di effetti fulminanti, di chitarre che sembrano cannoni e ritmiche provenienti da un mondo e da una concezione completamente aliena.
Nothing si pone quindi come un evoluzione stilistica ancora più intensa e radicata rispetto a quella di Chaosphere, disco ancora troppo simile alle geniali intuizioni del capolavoro Destroy, Erase, Improve. Gli schemi ritmici sono molto più confusionari, più lenti ma altrettanto rigidi e claustrofobici; le chitarre vengono abbassate di tono e distorte in maniera mostruosa, i suoni si trasformano in un continuo tuonare di angoscianti anatemi anti-melodici. L'opener Stengah fa capire immediatamente all'ascoltatore di che pasta è fatto Nothing: evoluzioni ritmiche continue (ciò che combina Haake rimane incredibile per una mente sana) eruttano al di sotto di un riffing mai così massiccio e pressante, un'orgia di distorsioni pesantissime e di atmosfere ancora più tetre. Sempre più lontano dall'ideale ancora definibile thrash dei precedenti lavori, l'epicentro compositivo di Nothing si discosta brutalmente da qualsiasi impostazione creativa, aprendo le strade ad una nuova, urticante Idea musicale.
Eppure questo angosciante colosso sonoro rischia spesso di cadere a causa della sua stessa - presunta - forza: come in parte accade in Rational Gaze (in ogni caso uno dei brani simbolo del disco), il songwriting thordandeliano si spegne spesso in un'asfissiante ricerca sonora eccessivamente confusionaria e cacofonica in cui si perde qualsiasi riferimento, ritmico o melodico esso sia. Ma Nothing è un disco troppo soffocante per permettere di accorgerci delle sue pecche; Perpetual Black Second, col suo gelido mood, spinge il disco verso inaspettati risvolti atmosferici (come anche la seconda parte della sensazionale Closed Eye Visual) in cui anche l'oppressione, la distorsione e l'insanità melodica diventano emozione purissima. E questo stato alterato di coscienza e di percezione va avanti per tutta la durata del disco, con le interminabili esplosioni di Glints Collide, Organic Shadows, Straws Pulled At Random e del conclusivo, massacrante capolavoro strumentale Obsidian, elevazione ultima della follia e del chaos emotivo racchiuso tra le impenetrabili sbarre di Nothing.
Tra i lavori meno compresi e apprezzati dei Meshuggah, Nothing resta in ogni caso un'ulteriore espressione dell'inconcepibile evoluzione stilistica della band svedese, in quanto sua interpretazione ancora più cacofonica, distorta e brutale. Non avrà la raffinatezza sperimentale di Destroy, Erase, Improve, la potenza più classica del thrash di None o le più stranianti armonie di Chaosphere; fatto sta che Nothing rimane una delle più violente eruzioni del metal estremo europeo, nonchè una delle sue più pesanti e plumbee opere mai concepite lungo il corso della sua storia.